adulterio - amicizia ec romagna

Vai ai contenuti

Menu principale:

Non commettere adulterio
(Rav Luciano Meir Caro)


Voi sapete che noi abbiamo, nei confronti dei cosiddetti dieci comandamenti, un atteggiamento duplice: da una parte sappiamo che si tratta di una parte importante del testo biblico, ma dall'altra parte non vogliamo dargli troppa importanza, affinché non si pensi che queste dieci parole sono importanti e il resto è meno importante.
Quando noi parliamo di Torah, intendiamo tutto il messaggio divino contenuto nella Bibbia ed è tutto sullo stesso piano, cioè non abbiamo il diritto di considerare una norma più importante di un'altra o meno importante. Invece c'è il rischio che attribuiamo ai dieci comandamenti una grande importante e agli altri un po' meno. Tant'è vero che nell'antichissimo culto sacrificale del tempio di Gerusalemme, si leggeva sempre, durante i sacrifici quotidiani, il testo dei dieci comandamenti, ma poi è stato sospeso. Proprio perché la gente non finisse per pensare che questi erano più importanti degli altri.
Ci tengo a specificare che noi li chiamiamo "le dieci parole". Secondo qualcuno esse condensano, in modo sintetizzato, tutti i precetti. Addirittura sono stati fatti dei conteggi sul numero delle parole e stranamente risulta che nel testo delle Dieci Parole ci siano 613 espressioni. E 613 è precisamente il numero di tutta la precettistica contenuta nell'intera Torah. Quindi si può dire che qui troviamo una specie di sintesi.
Ognuna di queste parole, presa di per se stessa, in realtà dice poco, perché sono dei principi generali, che poi vanno calati nella quotidianità. Se diciamo, per es. "rispetta i genitori", qualcuno può chiedere come si fa a rispettare i genitori, aprendo un discorso molto più ampio.
Oppure, se pensiamo al comandamento sul rispetto del Sabato, sappiamo che ne abbiamo due versioni: una che dice di ricordare il sabato e l'altra che dice di osservare il sabato. Ma cosa significa che dobbiamo ricordare il sabato? E così tutto il resto. Quando si dice di non uccidere, siamo tutti d'accordo; ma qualche volta ci viene dato l'impegno di uccidere qualcuno con la pena di morte, comminata per tante cose.
Ma non mi dilungo.
In realtà, comunque, forse non sono dieci i comandamenti e non sono nemmeno comandamenti. Infatti il primo, almeno secondo la lettura che diamo noi, suona così: "Io sono l'Eterno tuo Dio, che ti tratto fuori dalla terra d'Egitto". E' un comandamento, questo, o non piuttosto un impegno? Allora, se è così, risulta che i comandamenti sono 9 e non 10.
Analogamente si può fare per l'ultimo: "Non desiderare" e fa riferimento a tutto ciò che appartiene al compagno. Ma come fa una legge a proibire di desiderare? Se c'è una cosa che mi alletta, come posso non desiderarla? Il desiderio non è una norma, ma trae origine da una serie di pulsioni che non sono sotto il nostro dominio; se una cosa mi piace, non posso dire che non mi piace e se lo dico entro in contrasto con me stesso e con gli istinti che Dio ha inserito in me. Senza contare che se non ci fosse il desiderio di possedere quello che non possediamo, il mondo si sarebbe fermato forse alle palafitte.
Allora, anche l'ultimo comandamento non è più un comandamento, ma un consiglio. E arriviamo a 8!
Un'altra osservazione preliminare. La prima e l'ultima parola delle Dieci Parole sono significative: la prima è Anochì, Io. E questo Io è riferito a Dio. Mentre l'ultima parola è "il tuo prossimo", quasi a condensare che tutti i nostri doveri di esseri umani sono contenuti entro questi due confini; da una parte c'è Dio e dall'altra c'è il mio prossimo. E se io fuoriescono da questo territorio, non sono più in regola. Cioè, se dedico tutta la mia vita a Dio e mi disinteresso del mio prossimo, non sono in regola e ugualmente per il contrario. Quindi la mia vita deve essere in equilibrio tra questi due poli.
Ancora. Le Dieci Parole sono contenute in due tavole; di esse le prime cinque riguardano il rapporto con Dio: Io sono l'Eterno tuo Dio, non ti fare immagini, non pronunciare il nome di Dio invano, osserva il sabato e finalmente rispetta i genitori (solo questa non riguarda Dio) e le altre cinque i nostri rapporti col prossimo. Ma il rapporto con i genitori è particolare, perché con loro ho dei rapporti che fuoriescono dai rapporti normali coi miei simili, perché i genitori sono a metà strada tra il mio prossimo e la divinità, in senso che loro sono gli strumenti dei quali Dio si è servito per crearmi. Quindi devo avere con loro un rapporto speciale.
Voi sapete che ci sono anche una quantità di storielle e barzellette sulle due tavole. Come mai sono due tavole? Forse una sola sarebbe stata troppo pesante? I testi antichi si chiedono perché Dio abbia dato i comandamenti proprio agli ebrei? Una storiella dice che prima di proporlo agli ebrei, Dio l'avesse proposto ad altri popoli, ad es. ai tedeschi. Questi gli chiedono: "Ma cosa c'è scritto?", "Non uccidere!", al che: "No, lascia perdere". Poi ai francesi e alla stessa domanda, la risposta fu: "Non commettere adulterio" e loro: "No guarda, passiamo oltre". Poi dagli italiani e la stessa domanda: "Cosa c'è scritto?", "Non rubare!" e di nuovo il no. Quindi Dio si è rivolto agli Ebrei: "Volete i dieci comandamenti?" e loro: "Quanto costano?" e Dio: "Sono gratis", allora: "Me ne dia due!".
Vedete questa storia autoironica, senza offesa per nessuno. Ma questo per sottolineare che non c'è risposta alla domanda sul perché Dio li abbia dati proprio a noi. Cosa avevamo di speciale?

Un'altra storiella. Mosè scende dal monte Sinai con la Legge e il popolo gli va incontro chiedendo quali notizie portasse. E Mosé: "Ho due notizie: una buona e una cattiva". Loro: "Cominciamo dalla buona" e lui: "Sono riuscito a farli portare da 15 a 10"; e quella cattiva? "Non sono riuscito a togliere: Non desiderare la donna degli altri".
Voglio sottolineare un aspetto. Troviamo i comandamenti in due forme diverse nella Bibbia: una nel libro dell'Esodo e una ripetizione nel Deuteronomio. Le versioni sono quasi uguali, ma presentano dei piccoli cambiamenti. Come mai? Il testo ci racconta che l'edizione era stata duplice, perché la prima era quella che Mosè portò, scolpita da Dio, su delle pietre miracolose, che erano un miracolo permanente. I comandamenti sembra fossero stati non tanto incisi sulle pietre, ma traforati e quindi, attraverso la lettera, che era stata traforata, si vedeva l'altra parte. Però con questa accezione: voltando la tavola dall'altra parte, si leggeva il testo dei comandamenti sempre dalla parte dritta e non al contrario. E la stessa cosa succedeva se si leggeva da diverse angolazioni.
Quindi la prima versione dei comandamenti era stata scolpita direttamente dalle mani di Dio su tavole di pietra miracolose. Ma quando Mosè le portò giù dal Sinai e vide che gli ebrei si erano macchiati della colpa del vitello d'oro, le ha spezzate, buttandole per terra. La reazione di Dio è stata duplice. Da un parte il rimprovero perché Mosè aveva rotto qualcosa che non gli apparteneva. Con quale autorizzazione aveva fatto questo? Dall'altra parte si legge tra le righe del testo una specie di complimento di Dio a Mosè, che avrebbe fatto bene a spezzare quelle tavole, perché se il popolo stava adorando un vitello fatto dalle loro mani, tanto più avrebbero adorato qualcosa di miracoloso proveniente da Dio e questo li avrebbe portati a macchiarsi del peccato di idolatria, attribuendo a queste tavole una valenza che non hanno.
E così Mosè viene incaricato di rifare queste tavole, ma con una scrittura umana, non più col dito di Dio. Questo vuole significare che Dio ci ha dato una legge, che però non è assoluta, ma può essere modificata, in certe parti non così significative, a seconda delle circostanze.

Vi faccio un esempio. Quando si parla del sabato nella prima versione si dice di osservare il sabato, perché il sabato ti ricorda il fatto che Dio ha creato l'universo in sei giorni e il settimo ha smesso e anche tu devi fare lo stesso: lavora sei giorni e riposa il settimo giorno. Quindi è una connotazione di carattere cosmico, perché il sabato ci ricorda la creazione dell'universo e di carattere sociale, perché dal sabato si impara che non puoi lavorare tu, ma nemmeno puoi far lavorare nessuno.
Nella seconda versione si dice di osservare il sabato e di non lavorare, né tu né il tuo schiavo e questo perché sei stato schiavo in Egitto. Quindi qui abbiamo una connotazione tutta diversa: bisogna ricordare che si è subito del lavoro servile e di questo bisogna tener conto nel rapporto col prossimo. La legge è la stessa, ma cambia la motivazione. Sono piccole differenze, che non intaccano il valore della legge, ma ne danno spiegazioni diverse.
Da qui si può imparare che non dobbiamo avere una forma di idolatria per niente, nemmeno per la legge di Dio. Fermi restando i principi che non possono essere intaccati, il modo come noi la travasiamo alla gente deve tener conto di ogni singola realtà nella quale si vive. Di assoluto c'è solo Dio; anche le cose che Dio ha creato, sono relative.
La legge è stata fatta per noi e non noi per la legge; non è un totem davanti al quale dobbiamo prostrarci, ma è qualche cosa che serve a noi per la nostra vita. Noi uomini, invece, siamo portati a idolatrare tutto.
Allora, dopo queste brevi annotazioni di carattere generale, provo a soffermarmi un po' su questo comandamento: "Non commettere adulterio".
Attenzione bene alla successione! La lettura che noi diamo della seconda delle due tavole, poiché adesso siamo a questa tavola, è così: il sesto comandamento, che è il primo della seconda tavola, dice: "Non uccidere"; il settimo, quindi il secondo è: "Non commettere adulterio". Poi viene: "Non rubare", "Non fare falsa testimonianza" e finalmente "Non desiderare quello che appartiene agli altri".
Apro un'altra piccola parentesi. Cosa vuol dire "Non rubare"? La nostra chiave di interpretazione è questa. L'ultimo comandamento, cioè "Non desiderare…" non ci proibisce di desiderare, ma ci proibisce di prendere, cioè di compiere l'azione che deriva dal desiderio. Se le cose stanno così, cosa significa "Non rubare"? Dovete sapere che il verbo "rubare", in ebraico, ha due significati: vuol dire appropriarsi di ciò appartiene agli altri, ma significa anche sottrarre la libertà a qualcuno, rapire la gente. Noi lo interpretiamo così. "Non rubare" non mi proibisce di sottrarre qualcosa a qualcuno, ma mi proibisce di sottrarre la libertà a qualcuno, soprattutto sotto forma d rapimento, che nel mondo antico era comunissimo. Ma sta diventando molto diffuso ancora oggi. E poi ratto in tanti sensi. Posso rapire qualcuno per chiedere un riscatto, ma posso anche comprimere una persona, sottraendole la sua libertà da tanti altri punti di vista.
Se le cose stanno così, c'è una certa logica, perché nell'elencazione dei comandamenti che fanno parte della seconda tavola, ci sarebbe: "Non uccidere", cioè non sottrarre la tuo prossimo la vita, che è la cosa che sta maggiormente a cuore a ognuno di noi. Il secondo è "Non commettere adulterio", cioè non attentare alla famiglia del tuo prossimo. Dopo la vita, una delle cose che ci sta più a cuore è la famiglia. Terzo elemento: "Non attentare alla libertà dell'uomo". Dopo la libertà qual è il valore che ci sta più a cuore? La nostra onorabilità, quindi: "Non fare falsa testimonianza". Testimoniare il falso con gli altri significa attentare alla loro personalità. Finalmente "Non rubare", non sottrarre agli altri le cose che appartengono loro.
Ma vediamo questo "Non commettere adulterio".

Non c'è dubbio che questa espressione sta a indicare soprattutto, ma non esclusivamente, l'avere dei rapporti sessuali con una donna già sposata. La società nella quale furono dati i comandamenti era così congegnata: era proibito a una donna sposata avere rapporti con un tale che non sia suo marito, ma non è proibito a un uomo di avere più mogli. Questa è una situazione di fatto che rappresenta, nella Bibbia, un degrado della società umana.
Cerchiamo di leggere la Bibbia con occhi più oggettivi possibile, senza tener conto delle tradizioni ebraiche o cristiane, ma come se fosse un libro che leggiamo per la prima volta. Ne risulta che Dio ha creato l'uomo affinché desse vita a una vita di coppia con una donna dalla quale avere figli. L'ideale della creazione era un uomo e una donna che procreano. Poi c'è stato un decadimento dei costumi, che la Torah non approva, ma testimonia. C'è questa forma di mascolinità che prevede che un uomo possa sposarsi quante volte gli pare, ma le donne no.
Analogamente è successa la stessa cosa in un altro settore. Le esigenze più forti dell'uomo sono il mantenimento di noi stessi e la procreazione. Anche a questo proposito, all'atto della creazione era stato previsto che l'uomo fosse vegetariano, ma dopo la storia di Noè è stato concesso all'uomo di soddisfare certe sue pulsioni col mangiare la carne di animali, con certe limitazioni. Quindi una concessione dovuta forse a delle necessità contingenti.
L'ideale verso il quale si tende è che l'uomo torni a cibarsi di vegetali, ma Dio ha fatto delle concessioni. I nostri maestri dicono che il motivo per cui è avvenuto il diluvio, come strumento di distruzione dell'umanità, colpevole di tante violenze, era in primo luogo la violenza fatta nei confronti della donna. Il testo biblico parla di violenza e certamente la più comune è quella contro le donne, non solo quella fisica. Gli errori principali che fa l'essere umano sono tre, dicono i nostri maestri. Ve li cito e metteteli voi in ordine di classifica: il furto, tutti i tipi di violenza fatta nei confronti delle donne e la maldicenza.
Non c'è dubbio che il testo biblico, quando dice: "Non commettere adulterio", dal punto di vista tecnico vuole indicare il rapporto sessuale con una donna sposata. Dal punto di vista normativo, noi facciamo rientrare in questo comandamento tutta una serie di errori nel campo della sessuale che poi vengono descritti in altri capitoli della Bibbia, in particolare nel libro del Levitico.
Per es. levitico 18 entra in questo argomento e parla di deviazioni di carattere sessuale, che rientrano nell'adulterio e sono: il divieto di avere rapporti sessuali con consanguinei in generali, in particolare col proprio padre o la propria madre, la moglie del proprio padre, la propria sorella sia figlia del padre che della madre, con la nipote, figlia dei figli, con le zie e gli zii, con la nuora, con la cognata, con una donna e sua figlia. Ancora è proibito avere rapporti con due sorelle, quando tutte e due sono in vita contemporaneamente, perché saresti causa indiretta di determinare una situazione anomala, perché diventerebbero rivali. E rientra in questa problematica il rapporto con una donna, anche fosse la propria moglie, quando ha le mestruazioni. Infine si parla del rapporto con la moglie del compagno. Vedete che l'adulterio viene citato per ultimo. Continua poi con la proibizione di rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, o anche con animali. E pare che anche questo nel mondo antico fosse abbastanza frequente. Quindi vedete quanti dettagli riguardanti gli errori nel campo della vita sessuale.
Per completare vorrei aggiungere alcuni elementi. In particolare vorrei tornare sulla proibizione di rapporti sessuali quando la donna è in mestruazione. E la proibizione riguarda un periodo di tempo che va da quando comincia il flusso sanguigno per tutto il periodo che questo dura e come media attorno ai 4, 5 giorni, ma ancora nei sette giorni successivi. Questi giorni si chiamano nella nostra tradizione "giorni bianchi". Pensate che nel mondo antico la pulizia lasciava un po' a desiderare; la donna doveva controllarsi scrupolosamente e indossare indumenti bianchi in modo che qualora ci fosse la minima perdita di sangue, questa risultasse visibile. E poi la donna, alla fine dei sette giorni, doveva provvedere a un bagno di purificazione rituale, dopo il quale sono di nuovo ammessi i rapporti sessuali.
Dovete sapere che questa cosa, che può sembrare un po' strana, ha salvato la famiglia ebraica. Fino a circa 50 anni le famiglie ebraiche osservavano questa legge; oggi non possiamo dirlo. Ma c'è una connessione stretta tra questa norma e il divorzio. Finché questa norma era osservata, i divorzi erano molto rari. Fra l'altro per noi il divorzio è possibile, se ci sono ragioni molto valide. Secondo qualche studioso, e io son d'accordo, questo era dovuto anche al fatto che i rapporti sessuali tra marito e moglie non erano sempre disponibili; fate i conti che circa 14 giorni al mese i rapporti erano  proibiti e questo fa sì che i rapporti sessuali siano desiderati e attesi dalla coppia. E' previsto, poi, che durante i sette giorni bianchi, quando la donna deve controllarsi, si inseriva, tra moglie e marito, un linguaggio in codice, diciamo, cioè mediante accorgimenti che solo loro capivano. Per es. la moglie metteva una certa tovaglia, per indicare al marito a che punto era il ciclo. Questo rendeva il rapporto tra marito e moglie più stretto, con una specie di complicità.
Adesso invece anche nella nostra società i divorzi stanno crescendo.
Altra cosa importante. Di fatto avviene che i rapporti tra moglie e marito avvengono nel momento della massima fertilità della donna.
Una cosa che non riusciamo a capire bene è il capitolo della cosiddetta "sotà", cioè la donna sospettata. Quando avviene che un uomo abbia dei sospetti sulla moglie; sospetti non comprovati, ma fondati. Se uno si accorge che la moglie si è appartata con un tale, può sospettare che sia successo qualcosa.
Quando l'adultera viene trovata, è messa a morte lei col suo compagno. Ma se c'è il sospetto, ma non si ha nessuna prova concreta, c'è una procedura, contenuta nel libro dei Numeri, cap. 5. Se la moglie confessa di aver tradito il marito, si procede al divorzio; non la si può uccidere, perché non si hanno le prove. Ma se la moglie contesta tutto, allora si procede a un rito.
Il sacerdote trascrive questo capitolo dei Numeri su una pergamena e la immerge nell'acqua, fino a quando le lettere si siano sciolte. Poi la donna deve bere quest'acqua. Se la donna è innocente, non le succede niente, se invece non lo è, quest'acqua sarà per lei qualcosa di velenoso e potrebbe farla morire con sofferenze. Sembra una stregoneria! Se le cose vanno bene, tutto rientra, salvo che il marito deve portare un sacrificio di espiazione, perché ha dubitato di sua moglie.
Questa cosa ci lascia molto molto perplessi. Storicamente non ci risulta che sia stato mai usato.
Vedete come sono complessi i rapporti tra marito e moglie.
Notate ancora una cosa. I nostri grandi patriarchi, alla luce di questa normativa, ne hanno fatte di tutti i colori. Pensate a Giacobbe, che ha sposato due sorelle. O Abramo che prende una concubina come strumento, per avere figli e questa concubina le era stata data dalla moglie legittima.
Vedete quante cose difficili da capire per noi!


Torna ai contenuti | Torna al menu