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" L'animale come testimone nella Bibbia " ( Prima parte )
(Rabbino Luciano Meir Caro)
Buonasera a tutti. Mi scuso anticipatamente, sono sempre di fretta. O voi decidete di creare una comunità ebraica a Ravenna e allora io mi metto qua e non mi muovo più. Oppure dovete tollerare questa mia fuga continua, perché sono sempre indietro di un giro e in modo particolare in queste circostanze perché siamo alla vigilia della nostra festa di Pesach che comporta tante attenzioni, per esempio la ricerca delle cose lievitate, l'arrivo di... .
Siamo una piccola comunità a Ferrara e in questa occasione tornano a Ferrara tanti ebrei ex oriundi di Ferrara, tornano alle loro radici, poi amici, ecc. Siamo invasi da tribù di ebrei che vengono da tutte le parti. Ma noi siamo in una situazione molto delicata perché dal terremoto che abbiamo avuto cinque anni fa non hanno ancora provveduto a fare i lavori: hanno cominciato, poi hanno smesso. Per cui abbiamo i locali malmessi. La festa comporta molte attenzioni ... e così. Mi scuserete ma io a una cert'ora prendo e me ne vado, con grande soddisfazione dei presenti, così potrete ascoltare la Mariangela che vi dirà tante belle cose.
Dunque, allora l'argomento di questa sera se non sbaglio è il rapporto che c'è tra il mondo ebraico e gli animali, soprattutto per quanto attiene al testo biblico. Io dovrei trattare quest'argomento in due parti, questa sera la prima parte e una seconda parte successivamente a Forlì in aprile, io ho pensato di non ripetere poi a Forlì le stesse cose che diciamo oggi ma di dedicare l'intervento odierno a una specie di prefazione e poi completare il discorso la volta prossima. Questo significa che siete obbligati, se volete capire qualcosa, a venire anche a Forlì. Se viceversa volete vivere tranquilli, con oggi esauriamo il discorso e vissero felici e contenti.
Il rapporto del mondo ebraico e soprattutto quello biblico con il mondo animale è un rapporto molto stretto e qualche volta anche paradossale. Perché c'è un grandissimo rispetto nei confronti degli animali ma poi c'è tutto un settore di difficile comprensione che è quello del mondo dei sacrifici. Noi trattiamo bene gli animali, gli vogliamo bene, viviamo insieme, sono i nostri fratelli minori e così via, poi li ammazziamo. Oppure li ammazziamo per mangiarli. E' un rapporto un po' ambivalente. Cercheremo di chiarire un po' queste cose.
L'animale come testimone nella Bibbia. Ecco è l'argomento dal quale volevo partire, ma sarà invece la conclusione, è proprio questo. Leggendo il testo biblico, limitandoci anche solo a quello, vediamo che, vorrei approfondirlo poi nel secondo incontro questo discorso, in certi momenti culminanti degli episodi biblici del racconto biblico è sempre presente un animale come testimone.
Tra i protagonisti di certi episodi c'è sempre un animale che sta lì con determinate funzioni.
Vi dò soltanto qualche esempio: pensate al sacrificio di Isacco. Il Signore si rivolge ad Abramo, vai ad ammazzare tuo figlio, sacrifica tuo figlio ecc. e i protagonisti sono: Abramo, Isacco, ovviamente il Padre Eterno che gli dice di fare certe cose, poi ci sono altre persone: i garzoni. Abramo era anziano ed è accompagnato in questo viaggio verso l'ignoto da due aiutanti, due servitori, i quali l'accompagnano per un certo tratto di strada, e non hanno nessuna funzione questi. Cosa ci interessa sapere che aveva due servitori. A un certo momento dice loro: "fermatevi qua a metà della salita verso la montagna con l'asino e io e il ragazzo andremo a prostrarci, a pregare e poi torneremo", esprimeva un augurio. Speriamo di tornare. Che senso ha citare questi due accompagnatori i quali sono tenuti a fermarsi con l'asino. Che ci importa sapere se c'era un asino o un cammello. Che senso ha che ci fosse quest'asino?
Se la Bibbia lo dice vuol dire che è un protagonista o una comparsa del racconto. Poi sapete come si sviluppa il racconto. Andrà a finire che Abramo, sottoposto alla prova dimostra di essere disponibile persino a sacrificare suo figlio oppure era invasato da una fede tale che era sicuro che la cosa non sarebbe finita così grazie alla fede in Dio - ma non sappiamo cosa pensava Abramo - alla fine il sacrificio non avviene ma al posto di Isacco un sacrificio andava fatto e Abramo sacrifica un "ail " un montone che era rimasto impigliato in un roveto. Tutto questo che importanza ha? Che cosa vuole insegnarci? A cosa servono i coprotagonisti? Se ci pensate un momento vedete tante belle cose: intanto questo montone sarà sacrificato perché era rimasto lì impigliato in un roveto, che ricorda il roveto di Mosè. Ci siamo? In tutto questo episodio drammatico ci sono dei testimoni: un asino in attesa da qualche parte, e un montone che viene ucciso al posto di Isacco.
Pensate che i nostri maestri dicono a un certo punto delle frasi paradossali che sembrano inventate ma che vogliono insegnarci qualcosa. Un passo talmudico dice che - in realtà è nella Mishnà poi commentata nel Talmud - ci sono dieci cose che l'Eterno ha creato. C'è la descrizione della creazione nella Genesi, il sole, la luna, le stelle, i mari, gli animali ecc. ma si dice quasi ironicamente o beffardamente forse, ci sono delle cose che Dio ha creato qualche istante prima del sabato. Dio ha fatto la creazione nei sei giorni, il settimo giorno ha smesso di creare perché l'operazione era completa e va tutto bene. Ma i nostri maestri soggiungono all'ultimo momento - guardate che è blasfemo quello che sto dicendo - l'Eterno si accorge o pensa "mi manca ancora qualche cosa", di sabato non si può più procedere alla creazione quindi ha approfittato degli ultimi secondi che dividevano il giorno feriale venerdì dal giorno festivo il sabato per creare alcune cose, nientemeno che dieci cose.
E alcune di queste cose sono poi animali. Tra le dieci cose che Dio avrebbe creato - ripeto non c'è nessuna spiegazione razionale, il testo non dice assolutamente niente, la cosa va meditata non va accettata - ha creato il montone che sarebbe stato sacrificato al posto di Isacco, quasi che fa parte del completamento della creazione questo animale che ha una funzione specifica. E le cose che Dio avrebbe creato le crea pensando che siano utili per l'uomo. Uno strumento utile per facilitargli la vita. Questa è l'idea dei nostri maestri. Quasi che fin dal momento della creazione ci fosse stato in parcheggio questo montone che aspettava, una funzione quasi cosmica. Ci siamo.
Tra le altre cose che Dio avrebbe creato ci sarebbe il famoso "shamir" , non sappiamo cos'è ma viene inteso che lo shamir sia un piccolo vermiciattolo, un piccolo animaletto il quale - è una ipotesi eh - ha la funzione di emettere una secrezione camminando come una lumaca e questa secrezione ha la capacità di tagliare la pietra. Dio avrebbe inventato questo animaletto, non c'era prima, come strumento utile per l'uomo perché il poter tagliare le pietre significa aiutare l'uomo nella tecnologia. Per costruire, per fare dei monumenti, delle case ci vogliono delle pietre che è l'unico materiale da costruzione stabile che è incorruttibile in qualche modo. Per tagliarlo come si fa? Vi invento lo strumento che vi aiuta sul piano tecnologico.
Tra le altre cose che avrebbe inventato, anche la bocca dell'asina. Vi ricordate il famoso Bil’am ? Gli ebrei escono dall'Egitto, sono nel deserto, hanno delle conflittualità con dei popoli locali. Alcuni di questi popoli sono ostili agli ebrei, c'è chi li ha combattuti sul piano militare, altri sottraendo loro cibo, c'è stato chi li ha combattuti con la parola. A un certo momento un famoso Balam re moabita decide ... voglio assoldare un indovino, uno stregone che emetta delle maledizioni nei confronti di questo popolo e che sia talmente bravo che se maledice qualcuno questa maledizione si verifica. Detto ironicamente, il valore magico delle parola. Viene chiamato questo tale il quale va a pagamento con l'incarico di maledire il popolo ebraico pensando ... E' nel libro dei Numeri. Sapete come va a finire. Il Padre Eterno lo prende in giro. Questo Bil’am , era il nome di questo famoso indovino che andava per la maggiore, tutte le volte che apriva la bocca per maledire il popolo ebraico dalla bocca gli uscivano delle parole di benedizione.
Per cui viene licenziato, perché è venuto meno al contratto che aveva stipulato. Ma il testo è molto ironico. Mentre ha bisogno di strutture magiche affinché la maledizione abbia effetto, per esempio bisogna che io veda il popolo da certe angolazioni - sono le armi del mestiere degli stregoni e tenta tre volte mettendosi da angolazioni diverse ma non ci riesce. Ma nel viaggio di avvicinamento dove c'era il popolo succede questa cosa che ci lascia perplessi perché dalla Bibbia ci aspettiamo sempre elementi di grande serietà. Lui cavalca su un'asina , la Mercedes del tempo, e questa asina a un certo momento si ferma perché vede una presenza divina che impedisce di camminare, di proseguire. E si ferma, e lui la bastona. E quest'asina a un certo momento apre la bocca, e parla "Ma perché mi picchi?" non sono la tua asina preferita che ti ha servito ecc. ecc. Lui invece di stupirsi entra in dialogo con questa asina ... se avessi una spada ti farei fuori, sono talmente rabbioso nei tuoi confronti. E c'è un'asina che parla.
E' visto anche da altre angolazioni. Questo tale che voleva con le parole distruggere un intero popolo, soggiunge lui stesso come ammissione di incapacità, per fare fuori un'asina ho bisogno di una spada. Di uno strumento, ma come, se sei così bravo con le parole bastava una imprecazione contro l'asina e quella moriva sul colpo. No, ha bisogno di uno strumento. Se avessi una spada, ti ammazzerei ma non ce l'ho quindi non ho modo di far del male nemmeno a un'asina. Ma detto tutto questo, i maestri dicono: la bocca dell'asina parlante era predisposta fin dal momento della creazione. Ha una funzione universale anche questa, c'è un animale che ha una funzione.
Vi ho fatto solo questi due esempi ma il testo biblico è saturo di queste cose. C'è sempre un animale in mezzo. E se ci fate attenzione nei salmi c'è un versetto che dice "uomini e animali tu salvi o Signore". Dio provvede a tutto ma che cosa ci insegna nel testo biblico la presenza di un animale? Pensate a Noè. Porta tutti gli animali nell'arca. Sette coppie di animali cosiddetti puri e impuri, ... deve riempire l'arca di derrate alimentari, i veterinari non c'erano, c'era un po' di tutto, poi finalmente quando cessa il diluvio cosa fa? Manda fuori un corvo. Orev (corvo) per vedere se le acque erano diminuite, un corvo sorvegliante e il corvo va e torna. Cosa significa questo corvo? Ma se non c'era nel racconto, non era la stessa cosa? A un certo punto quando l'acqua è diminuita, l'arca, la teva' , s'è arenata sul monte Ararat, ma poi manda la colomba. Ma perché? Cosa pensava? Qui interviene la mitologia, pensate che nella mitologia mesopotamica dove c'è lo stesso racconto dell'arca di Noè con altre parole si racconta che anche l'eroe della mitologia che racconta queste stesse cose mandava degli uccelli. Così' guardando in che direzione andavano sapevano dove c'era terra emersa.
E Noè manda la colomba, la quale va e torna più volte e infine torna con un ramoscello d'ulivo in bocca e poi non torna più. Cosa aggiunge al racconto questo fatto di mandare prima un corvo poi una colomba? Sono due volatili, uno nero e uno bianco, uno è legato alla sera erev in ebraico ma perché la sera si chiama così in ebraico? Viene da arav, che vuol dire mescolanza: la sera si chiama così perché è una mescolanza tra luce e buio. Già nel termine orev (corvo) c'è qualcosa di mescolanza, di chiaro e di scuro. Anche il termine arabi deriva da mescolanza, sono una mescolanza di popolazioni ma oltre a questo la stessa radice nell'ebraico biblico sta a indicare il garante. Qualcuno che garantisce per un altro. Cos'è un garante? E' un tale che garantisce che nel contratto tra due persone la cosa andrà in porto, è una specie di assicurazione.
Elementi di carattere linguistico, elementi di carattere fisico e inoltre l'orev il corvo è un animale selvatico che di solito vive nel deserto, la colomba invece è più domestica. Tutte queste cose ci fanno pensare, ma cosa ci importa? Cosa aggiunge al racconto? Poteva solo dire "l'arca si arenò sul monte Ararat" e basta.
Perdere del tempo, fra virgolette, per tutti questi particolari che vedono gli animali protagonisti in qualche modo o testimoni di quello che avviene. Ancora, pensiamo, tutta la storia del nostro universo può essere condensata nei primissimi versetti della Torà: dove si parla della creazione, è già tutto dentro. Se uno ha la capacità di capire o di intuire, praticamente con i primi tre o quattro capitoli della Torà c'è già tutto dentro. A un certo punto, Dio si rivolge ad Adamo e gli dice "ecco io vi ho dato/consegnato ogni essere vivente"; sembrerebbe che Dio si rivolge all'uomo e gli dice guarda tutti gli esseri viventi - l'uomo è la creazione più sofisticata - ma tutti gli esseri viventi sono stati dati all'uomo ve l'ho data ma all'inizio della creazione lo dice il testo non io, l'uomo è destinato ad alimentarsi di vegetali, l'uomo è un vegetariano, però io posseggo gli animali, che vuol dire?
Sono miei? Vuol dire che posso utilizzarli per questioni lavorative? O vuol dire che me li ha dati perché io ne abbia la responsabilità, quindi stabilisce già questo rapporto di interdipendenza tra l'essere umano e gli animali e ancora - primissimi versetti della Torà - là dove dice che dopo aver creato l'uomo, Dio cosa ha fatto? Ha preso tutti gli animali e li ha portati ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. A Dio interessa il nome degli animali e vuole che l'uomo metta il nome e tutte le volte che l'uomo dà un nome a un animale, quello è il suo nome. Ma cosa mi importa, cosa vuol dire sta roba? Gli porta un leone, ma non si chiamava ancora così, come lo chiamiamo e Adamo dice leone, d'ora innanzi si chiamerà leone, lo dico in italiano ma il testo è in ebraico. Cosa significa questo? Che Dio chiede ad Adamo di completare in qualche modo la creazione degli animali, cosa che non fa con le stelle.
Gli deve dare un nome e il nome che gli dà diventa il suo nome ufficiale. Entriamo in un altro argomento che è la valenza del nome. Il nome di un qualcosa è un qualcosa che indica in qualche modo l'essenza di quella cosa.
Adam deriva da adamah che vuol dire terra ma la terra si chiama così perché viene da Adam o viceversa? Ma la stessa parola, la stessa radice alef dalet mem , dalla quale viene adamah=terra e adam=uomo, può essere vocalizzata adom rosso, se abbreviamo e lasciamo solo dam abbiamo sangue. Quindi c'è un intreccio tra sangue, terra, uomo e rosso. Tutte queste cose hanno un significato e poi ancora quando dice crea la donna e la donna dice Dio si chiama issha' femminile di ish, una terminazione di a in ebraico trasforma il maschile in femminile. La chiamiamo issha' perché è stata prelevata da un ish uomo, secondo una delle versioni del testo biblico la donna è stata creata da una costola. Lasciate stare la costola, perché credo è una interpretazione abbastanza fasulla perché tzela' che traduciamo costola vuol dire costola ma vuol dire anche lato. Quindi la donna è stata creata da una costola dell'uomo addormentato con la prima anestesista oppure l'uomo è stato creato come un qualcosa di unitario poi a un certo momento l'ha diviso in due parti, una parte dell'uomo non nel senso di un pezzo d'osso, per sottolineare che la donna non è un sottoprodotto dell'uomo ma è la metà di un uomo. E ancora, è stato notato dal nostro "rabbino" Cristina, che la parola tzela' che noi traduciamo costola che in realtà vuol dire lato, fianco contiene in sé la parola tzel che vuol dire ombra, quasi come se le due parti una fosse l'ombra dell'altra, lo specchio dell'altra.
Noi leggiamo il testo biblico con molta leggerezza. E quindi ne ricaviamo delle idee che non sempre sono giuste. Viceversa siamo, non so qual è la spiegazione, ma siamo costantemente provocati. Torniamo ai nostri animali per i quali Dio chiede l'intervento dell'uomo per definire la loro natura. Dare il nome a qualcosa significa riconoscere qual è la vera natura di quell'essere. Noi occidentali la capiamo meno. Ma nel testo biblico è frequentissimo.
A un certo momento Dio cambia il nome alla gente. Abramo si chiamava Avram, a un certo momento gli viene cambiato nome in Avraham . Cambiare il nome significa cambiarne in qualche modo la natura. Sarai era la moglie di Abramo, no quella i è di troppo, diventa Sara'. Quasi come a dire: c'era un personaggio con certe caratteristiche poi si cambia. Yaakov si chiamava Yaakov poi lo chiamano Israele.
Giosuè si chiamava Oshea e gli è stato cambiato nome in Yeoshua la stessa radice, ma mentre Oshea vuol dire salvezza, Yeoshua vuol dire salverà. Un futuro, ma cosa ci importa che abbia cambiato nome? Tutto questo ci fa pensare che l'uomo debba certificare a volte modificare la natura dell'animale.
E ancora, non dimenticate che a tutto gli animali sono destinati nel testo biblico originariamente, salvo che a essere mangiati. Solo successivamente nella generazione di Noè che Dio consente all'umanità di cibarsi di animali a certe condizioni. Che sono i famosi sette precetti di Noè, perlomeno di ucciderli prima di mangiarli, ucciderli in modo umano. Non è la parola giusta però. Nel modo meno doloroso possibile.
Ti è concesso di mangiare gli animali ma tutto fa pensare, se leggete con attenzione questi passi, che non è una concessione definitiva. Vi è concesso di ... ma vi verrà chiesto conto del sangue versato degli animali come verrà chiesto conto agli animali del sangue versato nei confronti dell'uomo. C'è questa concessione provvisoria di ammazzare animali ma di non mangiarne il sangue e prima di mangiarli di provvedere all'uccisione. Gli antichissimi ammazzavano gli animali per necessità non per crudeltà, a rate. Uno catturava un bisonte o si mangia tutto o va a male Allora cosa facevano, l'ho catturato, ne taglio un pezzo, il resto sopravvive e poi lo mangio in seguito, l'altra settimana. La Torà dice questo no assolutamente!
E' già una concessione mangiare.
Una proibizione che per il popolo ebraico avverrà un un'altra modalità. Quando gli ebrei escono dall'Egitto e vengono date loro delle norme, c'è un'ulteriore limitazione nel mangiare la carne. Anche agli ebrei del deserto è concesso di mangiare della carne Ma di mangiarla soltanto nell'ambito rituale. La macellazione di un animale per poterlo mangiare è concessa soltanto quando l'uccisione avviene in una forma di religiosità. Si deve fare un sacrificio con delle modalità stranissime in cui c'è un intervento come atto religioso e poi una parte della carne dell'animale sacrificato può essere consumata da chi possiede l'animale.
E' soltanto dopo l'entrata degli ebrei in terra d'Israele, finito il periodo nel deserto, che è concesso agli ebrei di procedere alla macellazione solo a scopo alimentare. Prima no. Quando gli ebrei erano nei quarant'anni del deserto se qualcuno voleva mangiare della carne doveva provvedere a fare un sacrificio. Non mi chiedete il motivo perché il discorso è molto complesso. Presumibilmente per il fatto che forse agli ebrei che erano nel deserto era più facile fare un sacrificio. Sacrificare religiosamente voleva dire far compiere questa operazione di macellazione ai sacerdoti che la dovevano fare attorno al tabernacolo che era lì centrale . Quando saranno nella loro terra non c'è un elemento centrale, l'elemento centrale sarà poi solo a Gerusalemme. Un tale che sta a settanta chilometri di distanza non si può pensare che prenda un animale e faccia 70 chilometri. Comunque c'è questo, poi c'è il culto sacrificale, ne parleremo un'altra volta perché è molto complicato.
Quando viene macellato un animale nel modo non rituale, come punizione la carne di questo animale non può essere consumata e si dice nei Vangeli buttala ai cani nel senso di sprecarlo. Tra l'altro, piccola parentesi, nell'ambiente semitico non so perché, lo immagino, c'è una attenzione negativa nei confronti del cane.
Il cane è considerato negativamente.
L'ultimo assertore di questa faccenda è stato il nostro amico Abu Mazen, il cosiddetto presidente dell'Autorità Palestinese perché era stato nominato per quattro anni ma è al dodicesimo senza che gli sia stato rinnovato il mandato, il quale parlando con grande finezza diplomatica dell'ambasciatore statunitense l'ha chiamato figlio di cane. Non è chiaro dalla traduzione se l'ha chiamato figlio di cane o figlio di cagna, che è ancora peggio perché la parola cagna sottintende anche un elemento di prostituzione. E questa sarebbe una persona con la quale noi dovremmo trattare.
Lasciamo stare. Nell'Esodo si dice che quando uscirete dall'Egitto non ci sarà nemmeno un cane che vi fa un atto minaccioso. Uscirete in piena liberà. Il cane era considerato animale immondo, ma non si sa il perché, probabilmente era collegato con la cultura del tempo e dei luoghi.
Ma andiamo avanti. Il testo biblico, parlo sempre della Torà, torno indietro ho dimenticato. Mi voglio sempre soffermare sulle espressioni idiomatiche e ritorno a Noè il quale dice, dopo aver mandato via la colomba, che andava e tornava e "Noè stese la mano e la prese". Questa sottolineatura, che non ci dice proprio niente, cosa ci interessa? Quella torna, svolazzava lì e Noè tira fuori la mano e la recupera. Non bastava dire che era tornata e basta? Lo stendere la mano e recuperare qualche cosa è una espressione idiomatica che indica il fare un qualcosa con affetto. Quasi un invito, torna a casa cara.
Nel testo biblico ci sono una quantità di disposizioni che riguardano il trattamento degli animali. Cito così molto rapidamente ... ci sono dei passi biblici cui noi con mancanza di cautela diamo subito una interpretazione che non so se sia quella vera. Intanto il fatto che è proibito macellare secondo la Torà un animale femmina nello stesso giorno in cui si macella il figlio. L'animale - la madre - e il figlio non lo possiamo macellare nello stesso giorno. Come è pietosa la Torà che non vuole che ammazzi nello stesso giorno madre e figlio, è questo che vuol dire oppure un'altra cosa? Ancora il fatto che quando si vuole ammazzare un quadrupede giovanissimo non lo possiamo fare prima che abbia compiuto gli otto giorni. Per otto giorni deve godersi la madre, e la madre deve godersi il figlio. Son tutte cose che sembrano atti di amore, però non so se sia così ancora.
Ancora, il famoso passo del nido degli uccelli che si trova nel libro del Deuteronomio, un passo stranissimo, dove dice "quando ti capita di essere per la strada e trovi un nido di uccelli a tua disposizione e in questo nido trovi un'uccella madre che sta prendendosi cura degli uccellini, dei pulcini oppure sta covando le uova non puoi prendere madre e figli ma manda via la madre e prendi i figli". E lo dice in una espressione che è crudele, sembra. Se fosse una questione di amore nel confronto degli animali dovrebbe dire se trovi un nido di uccelli fatti i fatti tuoi e lascia perdere. Lo dice quasi che fosse obbligatorio, e prenditi i figli, non so se è da intendere così o no. Manda via la madre e prenditi i figli. Sono delle disposizioni inconcepibili.
Ancora il fatto che è proibito mettere la museruola a un animale che sta arando che sta lavorando il terreno, fa un lavoro (con la museruola non mangia) e ancora il divieto del sangue ... tutti questi divieti noi li concentriamo in una regola generale : è proibito causare una sofferenza inutile alla società umana a qualunque essere vivente, anche alla pianta, anche agli uomini.
E' proibito causare a qualunque cosa viva una sofferenza che sia inutile. Se è utile, esempio di un tale ammalato e devo fare un intervento chirurgico lo faccio per guarirlo, ma se è inutile ... .
Tutte cose poi codificate dalla normativa postbiblica che dicono che si impara da questo che è proibito costringere una uccella a covare delle uova non sue.
E' una cosa che sembra contro natura, il testo biblico dimenticavo di dirvi una cosa è proibito collegare due animali di specie diversa affinché facciano insieme un lavoro. Cioè prendere che so io un bue e un asino e aggiogarli insieme in modo che tirino un aratro. Non si può fare perché creo un conflitto tra i due, hanno forze diverse, istinti diversi, non posso costringerli a fare un qualcosa che va al di là della loro natura. Interviene poi il testo talmudico che poi elabora una quantità di normative che riguardano ad esempio il legare le zampe agli animali. E' una forma di sofferenza che non può essere inflitta loro. E ancora un'altra cosa che il Maimonide sostiene, che è proibita la caccia - non c'era bisogno che lo dicesse lui era abbastanza trasparente - e che è proibito servirsi degli animali perché partecipino in qualche modo a dei giochi che sono divertenti per noi, IL CIRCO.
Noi ci divertiamo, che bravo il cavallino che salta così ecc. ecc. pensate alla sofferenza di questo animale, non credo che si diverta. Non credo che gli animali si divertano a fare gli spettacolini. Possiamo utilizzare gli animali per il lavoro ma non per divertimento. E ancora: si arriva al punto che parlando di questioni di carattere normativo giuridico c'è tutto un capitolo dove si parla di una figura che è portante nella normativa ebraica che è il testimone. Nel diritto ebraico, sia quello civile e maggiormente in quello penale, quello che è importante per poter applicare una sentenza di condanna è la presenza di testimoni. Soprattutto nel dirittto penale, testimoni che hanno una funzione. Un tale che ha assistito a un certo episodio deve riferirlo ma lo deve riferire con grande attenzione perché se non attesta il giusto può passare facilmente dal banco dei testimoni al banco degli imputati. E nel caso che attraverso la testimonianza di un tale sia comminata una pena corporale a un imputato fino ad arrivare alla morte, il testimone è quello che lo deve poi eseguire, deve andare fino in fondo.
Io ho visto una cosa che non andava bene: debbo testimoniarla ma devo testimoniarla con grandissima onestà se non sono sicuro devo tacere perché potrei essere chiamato ad andare fino in fondo o a passare dalla parte dell'imputato o dover realizzare la sentenza emessa dai giudici. Ma tralasciando il diritto penale e soffermandoci solo su quello civile tra le caratteristiche richieste al testimone c'è quella che il testimone deve essere: 1) assolutamente estraneo ai fatti che lui attesta, 2) non deve essere né amico né nemico delle persone nei confronti delle quali lui fa una testimonianza e inoltre 3) tra le cose che impediscono di esercitare una testimonianza è il mafrike' yonim cioè tradotto per il popolo - che siamo noi - quello che gioca ai dadi. Un giocatore di carte, ora non quello che gioca per fare il solitario o la briscoletta a casa con gli amici e finisce tutto così, ma quelli che giocano a carte allo scopo di trarne un guadagno, come mestiere. Mafrike' yonim sono quelli che addestrano i colombi a volare, quello che arriva più lontano, cioè a gare fra gli animali. Praticamente addestrare gli animali per trarne un guadagno. Anticamente lo facevano, oggi si fa con i cani, si addestrano i cani a fare delle gare.
Ecco chi fa una cosa di questo genere non è considerato, la sua testimonianza non è considerata valida perché è una persona disonesta dentro. Un tale che fa queste cose è un imbroglione in qualche modo e se non lo è, presumibilmente lo è. E quindi non possiamo accettare la sua testimonianza.
Ancora un'altra cosa importante che dice il Talmud. Non è possibile mettersi a mangiare o a bere in presenza di un animale se presupponiamo che l'animale abbia fame e sete anche lui. Prima si dà da mangiare e da bere all'animale e poi mangiamo noi. Perché se io presuppongo che il mio cane abbia fame o abbia sete e mi metto a mangiare io causo al cane una sofferenza inutile. Lui mi vede mangiare, non è così addestrato da capire che poi ne dò anche a lui, in quel momento soffre. Quindi il rispetto per il mondo animale.
Tutte queste cose ci sono. Questo ci aiuterà forse a capire quando ad aprile ci vedremo a Forlì - venite guai a voi se non ci siete - a cercare di penetrare dentro a quell'altro discorso che ho solo accennato, che significato può avere questa presenza dell'animale in momenti cruciali della storia biblica. Nel testo ci sono questi animali in mezzo. Testimoni di quello che sta succedendo, ovviamente queste cose hanno un significato.
Bene ragazzi ora devo salutarvi. La Mariangela chiede una cosa sulla radice ebraica testimone.
La radice testimone ain - daleth è molto profonda, ha dei significati a volte incomprensibili. Una cosa proiettata nel futuro, poi comunità, prospettiva, una forma di unione, convocazione, lo stare insieme.