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L'orto degli Ebrei - il cimitero ebraico
(Rav Luciano Meir Caro)
L'espressione "orto degli Ebrei", per indicare il cimitero ebraico, sta ad indicare la grande cura che gli Ebrei hanno per il luogo della sepoltura. Di solito, visitando un cimitero ebraico, non si percepisce un senso di tristezza, ma piuttosto di naturalezza, di pace e tranquillità dell'anima. Certo, la serietà del luogo rimane, ma quello che emerge di più è il senso della natura.
Che cosa fanno gli Ebrei, di caratteristico, nei confronti dei morti? Il testo biblico ci dice ben poco, salvo che occorre avere il massimo rispetto nei confronti del defunto.Indirettamente ricaviamo dal testo biblico un altro elemento e cioè che noi dobbiamo fare, nei confronti del corpo del defunto, quello che pensiamo sarebbe stato il desiderio del defunto. Poi cercherò di spiegare meglio. Molte delle cose che facciamo nei confronti dei defunti, non le facciamo per loro, ma come consolazione per quelli che sono rimasti. Cioè si parte dal presupposto che il morto non ha più bisogno di niente, salvo che di essere seppellito al più presto possibile.
Una cosa a cui prestiamo molta attenzione è che il corpo del defunto sia posto in un contatto il più stretto possibile con la terra, ricordando il testo che dice: "Sei polvere e tornerai alla polvere".
Noi pensiamo che più presto la parte fisica della persona rimane coinvolta materialmente nella terra, meglio è. C'è come una forma di riciclaggio: siamo venuti dalla terra e ad essa ritorniamo.
Non dev'esserci forma alcuna di culto nei confronti dei morti.
Il testo biblico non ci dice niente di ciò che si faceva per i morti allora, salvo che era necessario seppellire i corpi il più in fretta possibile, sia per ragioni igieniche, visto il clima particolarmente caldo, sia per sottrarre il corpo anche solo a sguardi indiscreti.
Io quotidianamente assisto a scene assurde davanti ai morti e soprattutto sento cose davvero sciocche: "Guarda com'è bello!" o "Sorride, non sorride".
Quindi in relazione a quello che dicevo prima, se il morto potesse esprimersi, noi pensiamo che preferirebbe non essere esposto alla considerazioni della gente.
Se il parente stretto vuole vedere per gli ultimi istanti il suo caro defunto, può farlo, ma gli altri no.
Dal testo biblico impariamo che era uso mettere un segnale là dove il corpo è stato sepolto. E il segnale era costituito da una pietra diritta. E questa è una cosa ancora oggi in uso. Noi pensiamo che il luogo dove un defunto viene seppellito diventi proprietà privata del defunto. E quando parlo di cadavere, mi riferisco a tutti gli esseri umani, non solo agli Ebrei. E quindi, se quello spazio appartiene al cadavere, io non posso usarlo a mio piacere. Per es., se su quel pezzo di terra cresce dell'erba, io posso toglierla, ma solo per curare il terreno e non per darla da mangiare ai conigli; o se c'è un albero, non posso mangiarne i frutti.
Un altro particolare. Io non posso passare attraverso dei sepolcri per abbreviare la strada, perché mi fa comodo, perché in tal caso sfrutterei un terreno che non è mio per una mia comodità. E chi fa cose di questo genere, viene considerato colpevole di furto aggravato; aggravato, perché il proprietario non è in grado di ribellarsi.
Per tutti questi motivi è importante mettere un segnale.
E qui torna anche il discorso dell'impurità - purità. Il cadavere era uno degli elementi che trasmetteva l'impurità rituale; quindi diventava necessario per i sacerdoti poter evitare di entrare in contatto con un sepolcro.
C'è anche tutta una tradizione ebraica post-biblica, che stabilisce delle regole riguardo i morti e la sepoltura. Provo a dirvi qualcosa.
Come ho già detto parlando del testo biblico, noi abbiamo l'obbligo, regolato dalla normativa, di seppellire i morti per terra il più presto possibile, per sottrarli agli sguardi degli estranei. E il più presto possibile significa possibilmente in giornata.
La tradizione vuole che il corpo venga lavato (dai parenti), avvolto in un lenzuolo e collocato direttamente in terra e ricoperto di terra.
Ci sono comunque delle eccezioni. L'inumazione si può rimandare se una persona muore di venerdì e non si riesce a seppellirla prima che entri lo Shabbàt. Oppure se un tale aveva dei parenti molto stretti, moglie, marito, figli, si può rimandare per brevissimo tempo la sepoltura, per aspettare l'arrivo dei parenti, perché possiamo supporre che il defunto avrebbe desiderato la presenza dei suoi cari al momento della sua morte e sepoltura.
In Israele quasi tutti i funerali avvengono in giornata, mentre nei nostri paesi è più difficile, per le norme vigenti. Lo stesso vale per il discorso della cassa, che qui è obbligatoria.
Adesso molto meno, ma un tempo avevamo grossi problemi quando una persona moriva fuori dal Comune, per cui, dovendola portare in un altro Comune, era obbligatorio per legge, mettere il cadavere in una cassa di zinco. A quel punto, essendo lo zinco molto più resistente del legno, il contatto del cadavere con la terra veniva molto ritardato; per cui noi provvedevamo a fare dei buchi nella cassa di zinco, prima di compiere l'inumazione.
Oggi si adoperano degli involucri di plastica, che si disfano molto più rapidamente dello zinco.
In origine la modalità di inumazione era diversa. Si adoperavano delle grotte, nelle quali si scavavano dei buchi e i cadaveri venivano infilati in questi buchi, che poi venivano chiusi ponendovi davanti delle grosse pietre, di solito a forma circolare, chiamate golél, perché ruotassero più facilmente. C'è un detto comune che suona così "spostare il golél", proprio per intendere l'inumazione di una persona.
Dunque, una volta messo il cadavere dentro il buco scavato nella grotta, lo si lasciava lì per un periodo di circa un anno; poi si toglieva ciò che era rimasto e veniva seppellito nel terreno.
Ormai da lunghissimo tempo questa modalità non è più in uso.
I cimiteri di oggi ci danno più difficoltà, perché una volta che un cadavere viene inumato, non può più essere toccato, né rimosso, se non per dei motivi straordinari. Per cui noi chiediamo ai Comuni dove abitiamo che ci mettano a disposizione un pezzo di terra, che non ci venga mai più tolto, proprio perché per noi non esiste la riesumazione.
Qualche volta per rimediare ai problemi di spazio per la sepoltura, si ricorre alla sepoltura sovrapposta. Perché quello che è importante è che ci sia uno spazio tra una salma e l'altra e questo spazio può essere laterale, ma anche in verticale. Quando abbiamo carenza di spazio, cerchiamo di seppellire più in profondità e così possiamo, poi, seppellire un altro cadavere al di sopra.
Per es. è stato fatto così a Praga e si è cominciato a farlo anche a Torino.
C'è addirittura la proposta fantascientifica di costruire dei grattacieli appositi, con dei loculi dentro, in cui si possono mettere i cadaveri, sempre ricoperti di terra.
Quindi i nostri cimiteri tendono sempre ad ampliarsi ed è ovvio che i Comuni fanno fatica a cedere dei terreni che non potranno più essere toccati.
Non so se avete mai sentito parlare di Monte Cardato, un luogo nelle Marche dove c'era un bel cimitero ebraico. A un certo punto la Marina Militare Italiana ha voluto quel terreno e noi siamo stati costretti a cederlo; è stato comprato quel terreno con un decreto ministeriale e ci è stato offerto un altro luogo.
Possiamo esumare un cadavere solo se riteniamo che la persona sarebbe d'accordo. Possiamo esumarlo, per es., quando pensiamo di andarlo a seppellire vicino ai sepolcri dei genitori. Oppure se vogliamo seppellirlo in Terra di Israele.
Pensate che nel passato ci son state delle persone che hanno vissuto in miseria per tutta la vita, per poter avere la possibilità di essere seppellite in Terra di Israele.
Nel cimitero ebraico di Ferrara c'è un campo vastissimo, dove non c'è assolutamente nulla e non sappiamo se ci siano dei cadaveri inumati o no. Cos'è successo? E' successo che l'Inquisizione, nel '700, volendo estirpare dalla Comunità ebraica, anche il ricordo del passato, ha portato via tutte le lapidi che c'erano e ha proibito di seppellire le persone con la loro lapide. Per cui, ad es., il grande maestro Lampronti è stato seppellito senza lapide e non sappiamo dove sia. Le pietre tombali sono state usate per costruire una qualche colonna lì a Ferrara. Ma queste sono cose proprio assurde e spiacevoli.
Anche nel caso di calamità naturali, come un'alluvione, noi possiamo cercare di salvare i cadaveri, portandoli via dal cimitero.
Quando capita che muore un ebreo, ma non sappiamo chi sia, noi dobbiamo seppellirlo, ma il rabbino, in presenza di due testimoni, lo seppellisce sub conditione. Cioè se si viene a sapere che questo tale aveva espresso il desiderio di essere seppellito in un luogo particolare, che sia New York o Caltanissetta o che so io, noi possiamo riesumarlo e portarlo via. Altrimenti deve rimanere lì.
Rimane comunque il divieto assoluto di strumentalizzare i sepolcri, per trarne vantaggio personale.
Non so se vi è mai capitato di leggere fatti di grande protesta riguardo a delle ossa che vengono rinvenute in modo fortuito.
A un certo punto, per es., si è scoperto che il sentiero di avvicinamento alla pista di atterraggio dell'aeroporto internazionale di Tel Aviv passava sopra un luogo dove c'era un cimitero. Insomma, anche questo passaggio degli aerei è stato considerato una violazione e perciò anche dovuto cambiare l'orientamento delle rotte di atterraggio. Vi immaginate i problemi?
Perché seppelliamo il cadavere a contatto col terreno? Perché pensiamo che il periodo che passa tra l'inumazione del cadavere e il disfacimento della sua carne sia un periodo di sofferenza per il defunto, per cui pensiamo che il defunto voglia che questo periodo passi il più in fretta possibile. Finché rimangono le parvenze umane, di individualità, è come se il defunto non riuscisse a staccarsi dal suo corpo.
Secondo la normativa ebraica, quando muore una persona, c'è l'assoluto obbligo di prendersi cura del cadavere; i parenti per primi, ma se non ci sono, chi è lì presente. Lo stesso vale per una persona in agonia: non siamo autorizzati a lasciarla da sola.
Nelle nostre Comunità ci sono delle confraternite che si prendono cura di queste cose. Per la morte della madre, del padre, del coniuge, del fratello, della sorella, del figlio o della figlia, abbiamo il dovere di fare delle manifestazioni di lutto scaglionate nel tempo. I primi sette giorni, a partire dal giorno dell'inumazione, è lutto molto serio, che prevede che non si esca di casa; sono i parenti e gli amici che devono andare a trovare la persona in lutto. Non si può andare a lavorare, non ci si può cambiare gli abiti, nemmeno quelli intimi e non si può partecipare ad alcun avvenimento dove ci sia la minima traccia di allegria. Poi c'è un periodo di 30 giorni, sempre a partire dal giorno dell'inumazione, quando si può cominciare a uscire di casa, ma non si può partecipare a riunioni. Se muore un genitore, invece, il lutto continua oltre i 30 giorni, almeno fino a quando gli amici non rimproverino la persona e la invitino a cessare il lutto.
Poi c'è un altro periodo di lutto che dura 11 mesi o 12 mesi sempre partendo dall'inumazione, nel quale c'è il divieto di partecipare a qualsiasi manifestazione di allegria. Oltre questo tempo diventa proibito fare lutto, salvo una preghiera rievocativa, in occasione della morte o dell'inumazione. Ogni manifestazione esteriore oltre i 12 mesi viene considerata una forma di culto dei morti, che quindi non è permessa.
Questo perché si pensa che durante i primi 7 giorni o i primi 30 giorni la persona morta non sia ancora veramente sottratta alla nostra presenza; è come se non fosse ancora del tutto morto. Questo è un pensiero mistico, possiamo dire, che razionalmente non possiamo spiegare.
Quando una persona muore noi sappiamo che viene sottoposta al giudizio di Dio, un giudizio che, nel caso più severo possibile, dura al massimo un anno. Ma qui si pensa a un anno dal punto di vista metafisico. Quindi continuare a far lutto oltre l'anno, sembra voler sottolineare il fatto che quella persona non sia ancora sotto il giudizio di Dio.
Nel seppellire le persone dobbiamo anche fare attenzione alla loro sensibilità da vive. Cioè se sappiamo che due persone si sono volute bene in vita, possiamo pensare che avrebbero piacere di essere sepolte una vicina all'altra. Altrimenti no. Mettere vicini due nemici, per es., può sembrare una costrizione.
Fino a 50-60 anni fa il fatto di essere sepolti vicino al muro di cinta del cimitero veniva considerato un atto disdicevole; si mettevano vicino al muro le persone che si erano comportate male. Oggi questa concezione è stata ribaltata e invece sembra che essere sepolti vicino al muro sia un privilegio.
Io non entro volentieri in discorsi di metafisica, anche perché nell'ebraismo non ci sono dei dogmi su queste cose. Un ebreo è libero anche di credere che dopo la morte tutto sia finito e non ci sia più lo spirito.
Il modo collettivo di pensare degli Ebrei è che l'essere umano è fatto di due parti intrecciate far di loro: una parte fisica, il corpo e una spirituale, quella scintilla divina che Dio ha infuso nell'essere umano dal primo giorno della creazione. Chiamatela come vi pare; potete chiamarla spirito, anima, vita, quella cosa che fa sì che una massa di cellule diventi una cosa consapevole.
Noi pensiamo che la parte fisica del corpo, alla morte, ritorni nell'alveo della natura. Pensiamo che la parte spirituale, qualunque cosa sia e comunque vogliamo chiamarla, in qualche modo sopravviva. Ma non c'è nessuna prova di questo, assolutamente e non sappiamo assolutamente cosa succederà a questa parte dell'uomo dopo la morte. Salvo la mistica, che ogni tanto si inventa delle cose. Ma son tutte cose che si è liberi di credere o no.
La generalità degli Ebrei, comunque, pensa alla sopravvivenza della parte spirituale.
Un altro elemento ancora più difficile è dato dal tema profetico della resurrezione, come ci viene trasmesso anche dai profeti. Cioè a un certo punto lo spirito verrà richiamato in una vita terrena. Bello, ma non ci viene spiegato se ricomincerà tutto il ciclo, in una forma di metempsicosi, oppure se si entra nella vita eterna.
Io personalmente non ho nessuna curiosità di sapere cosa ci sarà dopo.
I nostri testi fondamentali sono contraddittori. Per esempio l'Ecclesiaste dice delle frasi strane, che non riusciamo neanche a capire bene se siano domande o no. "I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno niente". L'unica cosa certa è che si muore; ma sembra che voglia dire che i morti, una volta morti, sono finiti per sempre, non c'è più nulla.
Un'altra affermazione. "Chi sa se lo spirito dell'uomo, alla morte del corpo, sale in cielo, mentre la cosa non succede per lo spirito dell'animale". Siamo tutti esseri viventi, ma ci sono gli uomini e gli animali. Allora sembra che l'Ecclesiaste voglia dire che Colui che sa, sa che lo spirito umano andrà da qualche parte, mentre gli animali, che non hanno spirito, non vanno da nessuna parte. Ma questa è un'affermazione o una domanda, come se dicesse: "Chissà se è vero che lo spirito umano va in cielo e lo spirito animale no?".
Comunque sia, posso dire che in generale il mondo ebraico non si è molto coinvolto in queste problematiche, perché noi siamo abituati al ragionamento su cose che possiamo studiare e provare. Poi, se il Signore Dio non ha provveduto a farci conoscere la verità su queste cose, vuol dire che ha ritenuto giusto così, oppure vuol dire che noi non siamo programmati per poterle comprendere.
Chi ha fede sa che, anche ammesso che non ci sia niente dopo la morte, comunque il fatto che siamo vivi e che abbiamo fatto o non fatto certe cose, ha un suo significato nell'economia generale dell'universo. Se poi c'è qualcosa, tanto meglio.
Per tornare al giudizio di Dio. Se leggete per es., alcuni passi del Deuteronomio dove si parla di queste cose, viene detto di considerare le cose di questa vita: se una persona si comporta bene, avrà vita felice in questo mondo; ma se una persona non si comporta bene, le capiteranno delle cose negative. Non si parla mai di quello che ci sarà dopo.
Attenzione: non ci si deve aspettare un ragionamento di carattere di negoziazione, cioè il premio o la punizione a seconda se mi comporto bene o male. No. Il premio o la punizione sono riferiti a questo mondo, ma in forma collettiva. Per es. il testo sacro mette in guardia il popolo, che se si comporterà male, avrà un raccolto scarso, la campagna andrà male: "i vostri campi".
Se c'è una persona perfetta e vive in un mondo malvagio, può influire in modo positivo sugli altri, ma fa comunque parte di un mondo malvagio; al contrario, una persona malvagia che vive in mezzo ai giusti, risentirà del bene degli altri.
Ma il giudizio appartiene al Padre Eterno.