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II Giubileo
(Rav Luciano Meir Caro)
Abbiamo visto precedentemente che un Ebreo attraverso la legge può essere messo in condizione di non diventare né troppo ricco né troppo povero e che il tempo è diviso in periodi tali nei quali ognuno può ricominciare da capo. Quindi abbiamo a disposizione determinati beni strumentali: sia che le cose ci vadano bene, per fortuna o per nostra abilità, sia che ci vadano male, per sfortuna o per nostra inettitudine, dopo un periodo si ricomincia tutto da capo, da zero. E' molto bello dire così, meno bello quando si tratta di tradurlo in pratica, soprattutto per quelli che posseggono qualche cosa, perché si vedono ad un certo punto espropriati di determinati beni. Comunque, per quanto ne sappiamo (abbiamo le idee molto vaghe, non abbiamo notizie precise), queste leggi che riguardano l'anno sabbatico e il Giubileo non sono state messe in pratica; in più, dai testi biblici, risulta che su questo argomento si voglia in qualche modo "glissare" .
Nel libro del Levitico si parla del settimo anno: il terreno viene lavorato per 6 anni dal proprietario, poi il settimo anno cessa ogni tipo di attività agricola e rimane la proprietà soprattutto nel senso della "responsabilità" di quel terreno. La produzione spontanea che possa derivare da questo terreno non è più proprietà del proprietario. Tutto questo è molto bello, molto utopistico e dovrebbe anche fare penetrare nella mente del proprietario terriero il fatto che lui non è "proprietario assoluto" del bene che possiede ma, in qualche modo, un affittuario. Per sottolineare che Dio ci ha messo a disposizione certe ricchezze perché noi ne usufruiamo con delle limitazioni.
Così come noi siamo tenuti a lavorare 6 giorni la settimana e a cessare la nostra attività il settimo giorno, la stessa cosa deve avvenire per la terra.
Ho sottolineato che nella visione generale del testo biblico ogni ebreo ha una sua proprietà in terra di Israele, cioè ha un pezzo di terreno. Ho anche parlato della grossa problematica della spartizione della terra fra tutte le tribù, dopo la conquista di Giosuè. Ogni tribù di Israele ebbe una parte di territorio, tranne la tribù di Levi, che era una famiglia sacerdotale ed aveva altri compiti. Orbene ogni tribù aveva il suo pezzo di terreno che provvedeva a suddividere tra i capi famiglia e si pensava che questa proprietà dovesse divenire inalienabile. Il problema che non viene nemmeno affrontato nel testo biblico è che cosa succede nel caso che la popolazione cresca a dismisura. Quindi se quel territorio poteva andar bene per una popolazione di 500.000 persone se quelle 500.000 persone diventassero poi 2-3 milioni le risorse agricole sono sufficienti per questa popolazione sì o no?
Apro una piccolissima parentesi per soggiungere che periodicamente viene posto il problema di quale sia la componente numerica che la terra di Israele deve sopportare. Non entro in problemi né di politica né di confine. I confini biblici vanno dal Mediterraneo all'Eufrate. Poi ci sono tutte le altre possibilità.
Cosa intendiamo noi Ebrei per terra di Israele? E' un problema molto controverso. Senza entrare in considerazioni politiche, la terra di Israele si estende geograficamente dal Giordano al Mediterraneo. Ci si è domandato quali sono le risorse del paese e a quante persone possano essere sufficienti. Uno studio interessantissimo, molto serio e puntuale ad opera della società geografica inglese di circa 100 anni fa, stabiliva che quel territorio non poteva assolutamente contenere più di 1.000.000 di persone, questo era il limite massimo. Queste cose ci fanno sorridere, perché in quel territorio ci stanno oggi 4 milioni di persone. Non credo ci siano grossi problemi di affollamento e queste persone sono concentrate in un'area che non copre più del 30% del territorio. Ci sono enormi spazi nella parte meridionale del territorio che sono completamente disabitati, quindi in quel territorio ci starebbero comodamente 10 - 15 milioni di persone. Ovviamente non credo che potrebbero ricavare le loro risorse solo dalla agricoltura. Ma questa era solo una piccola parentesi.
Andando avanti nella lettura del testo biblico, al cap. 15 del Levitico, ci viene detto: "Tu conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; il periodo di 7 settimane di anni è 49 anni". Notiamo questo strano modo di parlare del testo Biblico. Di solito siamo abituati a dei testi molto concisi e telegrafici, invece, in questo caso, abbiamo una descrizione molto pleonastica. Per tre volte ci viene ripetuto lo stesso concetto: "conterai sette ...." forse ci eravamo arrivati anche da soli al calcolo dei 49 anni. Lo dico per sollecitare la vostra attenzione. Non c'è niente di inutile nel testo sacro, perciò se vengono sottolineate queste cose significa che si vuole insegnare qualche cosa.
Andiamo avanti: "Farai risuonare il corno dell'acclamazione nel 7° mese, nel giorno dell'espiazione farai risuonare il corno in tutta la vostra terra. Dichiarerete Sacro il 50° anno, proclamerete nel paese la libertà per ogni suo abitante, sarà per voi un Giubileo. Ognuno tornerà nei suoi possessi, ognuno tornerà alla sua famiglia, sarà un Giubileo il 50° anno per voi".(Notate la ripetizione). "Non seminerete e non raccoglierete i prodotti della terra non seminata e non vendemmierete la vite non potata. Il Giubileo sarà infatti Sacro per voi, potrete mangiare quanto il campo produce spontaneamente".
C'è un intermezzo che riguarda alcuni passi circa le norme di compra-vendita e poi si danno delle altre norme che riguardano il riscatto della terra. Ma non entrerei in quei dettagli.Sembra che il tempo sia diviso in periodi di 7 anni dei quali 6 si lavora e 1 non si lavora la terra.
Sette periodi di sette anni corrisponde a 49. Il 50° anno è un anno speciale e da quello che abbiamo letto impariamo che ha delle connotazioni di Sacralità "Sarà sacro": ciò vuol dire diverso; una cosa sacra è una cosa che sta su un piano superiore.
E viene riferito che "ognuno tornerà ai propri possessi e ognuno tornerà alla propria famiglia e i campi non verranno lavorati". Tutto bello, tutto carino e adesso se dovessimo applicare queste cose ci troveremmo in una certa difficoltà, perche vi sottopongo un primo problema che è stato trattato dai nostri maestri su un piano giuridico. Il 50° anno è un anno che si discosta dai 7 periodi di 7 anni oppure no? Cioè io conto 7 anni, poi 7 volte 7 anni; il numero 50 è un anno che sta a parte? Quand'è che ricomincio a contare il periodo del 7° anno? Al 51° anno? Oppure il primo anno dei 7 successivi è l'anno del Giubileo? Quindi il 50° anno è al di fuori del computo oppure no? In ogni caso qualunque sia la risposta che noi diamo a questo tipo di domanda. Se il 7° anno non si può lavorare la terra e nemmeno al 50°, ne risultano circa 2-3 anni di completo abbandono della terra perché io lavoro tutto il 6° anno, il 7° no, il Giubileo no, poi, prima che io possa godere i frutti della terra nell'anno successivo bisogna che semini e aspetti il frutto. Questo è un problema, come lo risolviamo? o non lo risolviamo?
Una precisazione dei termini: la parola yubel sta ad indicare, a volte, determinati tipi di animali che fanno parte degli ovini, come agnello o montone.
Secondo qualcuno il termine non indica solo l'animale ma anche il corno di questo animale e, come voi sapete, dal corno del montone si ricava uno strumento musicale che va sotto il nome di shofar che è lo strumento nazionale del popolo ebraico. E' qualcosa di simile alla cornamusa per gli Scozzesi o le campane per i nostri paesi.
Dunque, esisteva uno strumento che si chiamava shofar o anche yubel che era un corno di montone, lavorato opportunamente perché potesse produrre suoni. Dal testo biblico ricaviamo che questo strumento veniva suonato per ricordare tutti i momenti caratteristici della vita associata, come un matrimonio, un lutto, o anche un pericolo; insomma, tutte le volte che si voleva sollecitare l'attenzione delle persone, suonava lo shofar e la gente capiva che era successo qualcosa e presumibilmente dal tipo di suono che si sentiva, si intuiva cosa fosse successo: suoni allegri - qualcosa di bello, suoni tristi - qualcosa di spiacevole.
L'anno viene chiamato così perche, come dice il testo, la proclamazione ufficiale dell'anno del Giubileo era fatta mediante il suono dello shofar in occasione della ricorrenza di kippur, una giornata di digiuno, dove noi ci raccogliamo in preghiera per chiedere il perdono dei peccati che abbiamo commesso nell'anno che è passato. E questa giornata è preparazione immediata al capodanno ebraico. Qua ci sarebbe da discutere molto animatamente. Come, un Capodanno che viene nel 7° mese? Noi ci aspetteremmo che il Capodanno venisse nel 1° mese! No, perché di Capodanni ce ne sono tanti. C'è un Capodanno cosiddetto Religioso che è nel 1° giorno del mese 7° dell'anno. Il 10 di questo mese è il giorno di kippur. Orbene la proclamazione dell'anno giubilare veniva fatta proprio in occasione del 10° giorno del 7° mese del 50°anno. Dal testo biblico non riusciamo a capire bene se la proclamazione di determinate feste o ricorrenze è collegata oggettivamente con il tempo o soggettivamente con la proclamazione ufficiale fatta dagli uomini. Sembra, ad una prima lettura, che il tempo sia diviso in periodi di 7 anni, 7 x 7 = 49, il 50° anno è l'anno del Giubileo. Invece l'anno del Giubileo scatta, entra in funzione quando viene proclamato con questo suono dello Shofar.
Secondo me è molto logico questo discorso nel senso che il testo biblico ci dà delle disposizioni di carattere generale, lascia però un certo margine di libertà alla società umana. Non è che noi abbiamo una tassatività; ci possono essere delle circostanze speciali tipo carestie, epidemie, cose di questo genere, dove può essere considerato non opportuno celebrare il Giubileo in quell'anno, perche ciò potrebbe condurre a gravi disagi. Quindi è concesso un certo margine. L'anno giubilare entra in funzione quando voi lo proclamate.
Lo stesso discorso è valido per la proclamazione delle altre feste. Il testo biblico dice:..." queste sono le feste in onore dell'eterno che Voi dovete proclamare". Ci viene data la stagione, ci viene dato il mese ci viene dato il giorno del mese, ma le feste dobbiamo proclamarle noi, come a dire che se noi non le proclamiamo ufficialmente, le feste non ci sono.
Così per il Giubileo, se voi non lo proclamate ufficialmente il Giubileo non entra in vigore. E' una forma di collaborazione tra volontà di Dio e condizione umana. Come dicono i nostri maestri le feste e il tempo non debbono essere qualcosa che ci mette al loro servizio, ma debbono essere un qualcosa che si metta a nostro servizio. Noi dobbiamo congegnare il tempo, secondo le indicazioni che Dio ci ha dato, in modo da consentirci una vita normale.
I maestri hanno poi interpretato questo fatto con molta logica, perché hanno congegnato il calendario molto elaborato che prevede che determinate feste non cadano in giorni della settimana, per non turbare la vita normale della gente. Voi sapete che le nostre feste prevedono ad es. la proibizione di lavorare e di fare qualsiasi azione importante per es. cucinare, seppellire i morti. Voi immaginate una festa con inizio il venerdì? Il giovedì sera inizia la festa perché per noi le feste iniziano la sera prima, poi ci sarebbe il venerdì festa, poi c'è il sabato e quindi se un tizio morisse il giovedì mattina nelle migliori delle ipotesi poteva essere seppellito la domenica successiva. In un ambiente dove non esistevano i frigoriferi, era un atto disdicevole tenere il cadavere troppo esposto ed era considerato un atto lodevole seppellire in giornata il defunto. Tenere 3/4 giorni il defunto era qualche cosa che poteva mettere a disagio la vita normale della società. Ho parlato del cadavere, ma la stessa cosa potrebbe riguardare il commercio o tutto quello che riguarda la vita ordinata di un gruppo sociale.
Torniamo al Giubileo: esso viene proclamato in tutto il paese con il suono dello shofar. Che cosa si deve fare secondo il testo Biblico e secondo la interpretazione dei nostri maestri per realizzare i dettami sull'anno del Giubileo? Dobbiamo fare 3 cose: 1 - Cessare di lavorare il terreno così come abbiamo fatto il 7° anno dopo il periodo dei 6.
2- restituire i terreni agli antichi proprietari, senza esigere alcun tipo di pagamento. 3 - Quando scatta il Giubileo le vendite precedenti sono da considerarsi nulle.
Si ricomincia tutto da capo. Qualunque cosa io abbia fatto per mia fortuna o per mia abilità, quando arriva il 50° anno devo restituire tutto, per cui chi vende il terreno sa che non lo vende per sempre ma che vende l'utilizzazione di quel terreno fino a quando scatterà il Giubileo.
Poi c'è questa sottolineatura: "Tornerete ognuno alla propria famiglia". Cosa vuol dire questo? Che se uno lavora a Milano deve tornare a Ravenna? In realtà si tratta di una legge sul lavoro o meglio sulla schiavitù. Quando arriva il 50°anno non esiste più schiavitù.
Consentitemi anche di dire che non si tratta di schiavitù, ma di qualcosa che nell'ottica Biblica è molto disdicevole. Il testo Biblico prevede che una persona possa essere venduta ad un altro, ma per un tempo non superiore ai 6 anni.
Tutte queste norme le troviamo nel libro dell'Esodo e nel libro del Deuteronomio.
Ci poniamo il problema: "Come si fa a comprare uno schiavo?" e "Come si fa a diventare schiavo di un altro?".
I casi previsti sono 2. Si diventa schiavo per due circostanze: o per volontà propria, oppure per decisione di un tribunale. Per volontà propria le cose vanno in questi termini. Un tale decide di offrire le proprie capacità professionali ad un altro. Un rapporto di lavoro dipendente. Bene, dice il testo Biblico, se un tale decide questo, questo contratto non può mai essere superiore ai 6 anni; il 7° anno questo tale se ne torna a casa sua.
Inoltre è previsto che quello che ha messo le sue capacità professionali a disposizione di un altro, ovviamente facendosi pagare anticipatamente (si vede che aveva bisogno di quattrini), non possa essere addetto a lavori che siano al di sopra delle sue capacità fisiche e inoltre viene previsto che nel momento della recessione da questo contratto, il datore di lavoro è tenuto a fare una erogazione a favore del suo dipendente, quello che oggi noi chiamiamo "indennità di liquidazione". Pensando se questo ha venduto il proprio lavoro, avendo la necessità di pagamenti da fare, se non lo mettiamo nelle condizioni di ricominciare da capo, questo dopo 6 anni si rivende ad un'altro e non dobbiamo dimenticare che il lavoro alle dipendenze di un altro è considerato nell'ambiente ebraico qualcosa di sconveniente, perché nessuno lavora per un altro, ma ognuno lavora per sé. Quindi se io debbo mettere a disposizione le mie capacità ed andare a lavorare per un altro vuol dire che non ho altre risorse. Lavorare sotto padrone è una cosa molto sconveniente da tutti i punti di vista. Vedete, il cambiamento della società oggi ci porta a trovare un buon impiego, che so io, in Comune, nello Stato, in un'Azienda e questo è considerato una gran fortuna. Invece nell'ambiente biblico ciò era considerato come qualche cosa di disdicevole. Quindi non si tratta propriamente di "schiavo", ma di un tale che vende il proprio lavoro.
Il testo biblico sottolinea: "Se vendi il tuo lavoro, questo contratto non può essere, in ogni caso, superiore ai 6 anni. Il 7° anno il lavoratore deve essere mandato a casa con una erogazione rispetto a quello che era stato pattuito".
Il testo Biblico prevede anche il caso che la persona liberata dai suoi impegni lavorativi decida di continuare a lavorare presso il suo datore di lavoro, perché si trova bene. In questo caso il testo Biblico preveda un cerimoniale molto brutto e cioè che questa persona debba fare questa dichiarazione di fronte ad un tribunale (non basta che lo dica al suo datore di lavoro), che poi farà perforare l'orecchio di questo signore con un chiodo o uno strumento simile, che viene fatto passare attraverso il suo lobo e piantato nello stipite della porta della casa del datore di lavoro. Quasi a sottolineare la sua scelta, questa persona viene marchiata per il resto della sua vita. Però, quando subentra l'anno del Giubileo, non c'è più volontà che tenga e questo tale deve tornare libero a qualunque costo, anche se l'anno del Giubileo subentrasse l'anno dopo dell'acquisto.
Ho affrontato la prima forma di schiavitù secondo la Bibbia; adesso passo alla seconda, cioè alla possibilità che una persona venga venduta per ordine di un tribunale. Tenete conto che, sia che un tale lavori per volontà propria o per volontà di un Tribunale, le regole sono assolutamente le stesse. Si viene venduti da un Tribunale allorché si sia contravvenuto al divieto di furto. Attenzione, il testo Biblico prevede che colui che ha rubato qualcosa e si pente, deve dichiarare il suo misfatto e affermare che vuole risarcire; così avviene una specie di patteggiamento, dove si tratta di risarcire quanto è stato rubato o il corrispettivo in termini economici più ? del valore della cosa. Questo nel caso di riconoscimento spontaneo. Il testo Biblico prevede anche un cerimoniale di espiazione nei confronti di Dio, una richiesta di perdono.
Nel caso in cui un tale ha rubato e viene scoperto dalle autorità di polizia giudiziaria e viene dichiarato ladro, deve restituire quanto ha sottratto più un corrispettivo che va da un minimo del 100% della cosa rubata ad un massimo del 500%; a seconda delle circostanze il Tribunale ha una certa possibilità di muoversi, una certa elasticità.
Però il ladro potrebbe non avere di che risarcire e quindi il Tribunale mette in vendita il lavoro di questa persona. Cioè coattivamente lo costringe ad andare a lavorare per un altro. A questo punto chi compra, o meglio chi compra il lavoro di questo signore ha le stesse regole di un rapporto privato di un tale che si impieghi spontaneamente. Anche in questo caso, qualunque sia la cifra rubata e non risarcita, il limite mas-simo sono 6 anni di lavoro.
Ecco cosa vuol dire "tornerete tutti alla vostra famiglia".
Queste sono le connotazioni generalissime per quanto riguarda la normativa ebraica sul Giubileo. Vedete, credo che tutto questo abbia poco a che fare con la concezione che si ha oggi dell'anno del Giubileo, che ha più delle connotazioni di carattere religioso, se non vado errato.
Debbo anche soggiungere un'altra cosa: si ha l'impressione che queste bellissime regole sulla schiavitù o meglio sul lavoro dipendente anche nel periodo biblico venissero allegramente disattese.
C'è un passo caratteristico di Geremia in cui si parla di questo argomento. Sottolineo che il profeta viveva durante gli ultimi anni dell'esistenza del primo Santuario di Gerusalemme, quindi quando ancora c'era un culto, i Sacerdoti, i sacrifici, insomma una vita teoricamente normale del popolo Ebraico nella sua terra. Succede che un funzionario, andando a fare dei lavori di restauro nel Santuario di Gerusalemme, trova un rotolo, lo legge e si accorge che si tratta niente meno che del testo Biblico. Possibile? Sono passati 300 anni da quando il Santuario funziona e non possedevano un Pentateuco? Comunque il rotolo viene portato dal re, che, a sua volta, lo legge e lo rilegge insieme a tutti i funzionari. Tutti sono stupiti e meravigliato per la bellezza di questo testo; sembra che nessuno sapesse che quella era la loro Tradizione più santa. Viene stabilito che questa normativa recuperata, completamente dimenticata chissà da quanti decenni sia proclamata legge nazionale dello stato. Ma a noi viene da chiederci quale Legge avessero fino a quel momento. E il Santuario come funzionava? Chi lo faceva funzionare e secondo quali direttive? I Sacerdoti che ci facevano? E la gente, quale legge giuridica, quale legge civile aveva a disposizione? Non sappiamo se il testo deve essere inteso così come ve l'ho raccontato, oppure se è stata un po' di messa in scena, una finta per suscitare più interesse. Non lo sappiamo, sta di fatto che viene organizzata una manifestazione pubblica generale con il Re in testa, la casta Sacerdotale, i Leviti e il popolo di Gerusalemme e si legge questo rotolo che diventa normativo.
Capiamo bene che facevano comodo delle leggi come quelle riguardanti gli schiavi; in tal modo tutti quelli che avevano un ebreo al proprio servizio, dovevano rimandarlo libero in applicazione della nuova legge. Di fatto si capisce che non è avvenuto proprio così; perché, dopo la celebrazione della festa per la nuova Legge, i padroni hanno voluto di nuovo i loro lavoratori.
Questo passo del profeta Geremia ci pone una quantità di problemi, senza dimenticare che il contesto storico in cui questa cosa avviene è quello di una guerra in atto. Una guerra spaventosa contro i Babilonesi che si sarebbe conclusa con la distruzione dello stato Ebraico, la deportazione del Re e la distruzione del Santuario di Gerusalemme e della città di Gerusalemme. Siamo in questo contesto storico. La scoperta di questo rotolo avviene una manciata di anni prima della fine dello Stato e ci pone molte problematiche. Qualcuno dice fra i vari critici, forse è stata tutta una messa in scena voluta dal Re. Si trattava non tanto di politica religiosa ma di politica interna: il Re o la classe politica di allora ha voluto inventare tutta questa faccenda per dare maggiore valore ad una norma che era caduta in disuso e lo scopo della classe politica vigente non era quello di fare recuperare la libertà ai vecchi dipendenti, ma era piuttosto una forma di lotta intestina tra l'autorità politica del Re e del suo clan e i capi famiglia. Lo scopo della liberazione degli schiavi era quello di liberare della gente che andasse a fare il servizio militare. Quindi è stato tentato il colpo. Sono cose che succedono in tutti gli stati di questo mondo. Si è cercato di sottrarre questa forza di lavoro che è in mano privata per recuperarla per lo stato.
Tutto questo ci fa pensare ad un periodo di grande disagio culturale e religioso. Tutto quello che era la normativa ebraica era allegramente in disuso o quanto meno in dimenticanza. Questo per dirvi che, per quanto ne sappiamo noi, tutte queste belle norme di carattere economico sono state continuamente disattese per molte centinaia di anni. I nostri maestri hanno cercato una giustificazione che forse riguarda anche noi: "Sono state disattese perché si trattava di leggi troppo avanzate rispetto alla società del tempo", cioè riflettevano una visione utopistica dell'uomo, che non corrisponde alla situazione attuale. Questa, grosso modo, è la questione del Giubileo così come la vediamo.
Fino al 586 prima dell'era volgare, cioè l'anno in cui è stato soppresso lo Stato Ebraico ad opera dei Babilonesi, distrutta Gerusalemme, distrutto il Santuario e la gran parte della popolazione ebraica deportata in esilio in Babilonia, sono stati celebrati circa 7 Giubilei. Il computo degli anni venne ripreso solo al ritorno degli Israeliti dall'esilio, ma in realtà se ne sono perse ben presto le tracce e noi non ne sappiamo più niente.
Tutte le norme riguardanti l'anno Sabbatico, il Giubileo, ecc. prevedono come conditio sine qua non che gli Ebrei abbiano una vita libera nella loro terra, sia dal punto di vista economico che politico. E in particolare la vita politica deve essere in accordo con le direttive della Bibbia.
Oggi, benché il popolo Ebraico sia tornato ad una vita indipendente nella propria terra, nessuno parla più di Giubileo, anche perché la vita della nazione non segue la normativa biblica. Quindi c'è lo Stato di Israele, che può essere considerato molto bello o molto brutto secondo i punti di vista, ma non è uno stato Ebraico, nel senso che non è retto da principi ebraici ma da principi costituzionali di democrazia applicata. In definitiva anche Israele è diventato come la gran parte degli stati cosiddetti civili del nostro pianeta.
Concludo questa mia esposizione con una osservazione che traggo da un codice di normativa ebraica molto famoso, composto dal grande Maimonide nel 1100 - 1200 e che prevede tutti gli aspetti della vita ebraica organizzata, privata, etica, sociale, religiosa.
Riguardo alle regole dell'anno Sabbatico e del Giubileo, il testo ribadisce che tutte le norme riguardano quegli ebrei che, nella loro terra, hanno un possesso di terreno, non quindi i Leviti e Sacerdoti che come vi dicevo non hanno avuto parte nella divisione materiale del paese. Maimonide osserva giustamente che il popolo Ebraico è composto da Ebrei normali che sono sottoposti a questa legislazione e leviti e sacerdoti che fuoriescono da questa legislazione perché hanno tutto un altro filone. Tra l'altro veniva previsto che i Leviti avessero la proprietà e la giurisdizione su alcune città che erano considerate "città rifugio". Si tratta di quelle città che venivano scelte perché chi avesse compiuto un omicidio preterintenzionale poteva rifugiarsi in esse e non venire ucciso per vendetta. Il colpevole doveva rimanere come esiliato in una di queste città, probabilmente appartenenti ai leviti, fino alla morte del sonno sacerdote in carica; questa era una specie di punizione "casuale", cioè sottoposta alla volontà di Dio, che ha in mano la vita egli uomini. Di solito, poi, i sommi sacerdoti, venivano scelti fra gli anziani e quindi c'erano buone possibilità che l'esilio in una città forzata durasse non troppo a lungo. Inoltre c'è da tener conto del fatto che il territorio ebraico era diviso in 3 grandi regioni, ciascuna delle quali aveva una sua città rifugio; in tal modo la persona colpevole non doveva neanche allontanarsi troppo dalla sua realtà geografica.
Ma torno al pensiero del Maimonide e alla conclusione che volevo pro-porvi. Egli dice che i leviti, o chiunque altro che decida di mettere la propria vita al servizio di Dio e degli altri, non deve sottostare alle norme comuni, perché la sua vita è regolata da Dio stesso, dalla sua provvidenza. E' come se queste persone fossero un gradino più su degli altri, sottoposte direttamente alla cura di Dio e perciò non hanno bisogno della legislazione comune.
Persone siffatte sono considerate "consacrate", così come è consacrato il 7° anno nel periodo dei 6+1 e il 50° anno; "consacrato" perché "Dio stesso è la sua parte e il suo retaggio per sempre". Come già i sacerdoti e i leviti al tempo del Santuario, così anche le persone consacrate a Dio quando il santuario non c'era più, ottengono quanto è loro necessario per vivere.
E' molto bello questo e si trova addirittura codificato in un codice di leggi.
Ma la cosa che rimane sempre la più importante e la fondamentale di questi nostri confronti è che voi non prendiate tutto così com'è, ma che andiate ad approfondire, specialmente nel testo sacro.