Giuseppe statista - amicizia ec romagna

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Giuseppe lo statista
Rav Luciano Meir Caro
Giuseppe, Yosséph in ebraico era uno dei figli di Giacobbe del quale ci vengono raccontati vita, morte e miracoli. Sapete tutta la vicenda - l'abbiamo anche affrontata qualche volta tra noi - è citata dalla nostra tradizione con denominazioni piuttosto variopinte. Yossef era il padrone dei sogni, faceva i sogni, poi spiegava i sogni degli altri, interpretava, insomma era uno specialista in sogni.
O un sognatore, o un qualcosa del genere, ma non che tenesse la testa in un mondo di sogni, aveva il capo in un mondo molto reale, ma collegato strettamente coi sogni.
Qualche volta è chiamato Yosséph hatzaddiq, Yossef il giusto.
Orbene dalla lettura del testo biblico, se uno dà una scorsa al testo molto molto sommaria - ci sono tanti capitoli - si presenta come un personaggio piuttosto antipatico. Non so se voi avete notato, ha dei sentimenti di superiorità nei confronti dei fratelli, fa la spia a suo padre di quello che i fratelli dicono di non molto prestigioso, prende in giro tutti quanti. Notate i dialoghi di Yosséph: con chiunque lui stia parlando, chiunque sia, lui parla in modo tale che il suo interlocutore dopo un istante che Yossef ha parlato e l'interlocutore ha dato una risposta, l'interlocutore si accorge di essere stato preso in giro. Se ne accorge dopo, quindi è un tale a cui piace mettere in luce la propria superiorità nei confronti degli altri. Diventa antipatico! Detto questo, oltre che essere antipatico, è un tale che tutti gli errori piccoli o grandi che ha fatto nella vita li ha pagati tutti ampiamente.
In che senso, allora, viene definito come Giuseppe il giusto? Cosa ha fatto per meritarsi questo epiteto?
Io comincerei dall'inizio.
Tutta la vicenda comincia con questa frase: Giacobbe, che era suo padre, abitava nella terra di Canaan che era la terra dove aveva soggiornato suo padre.
E anche questo ci lascia piuttosto perplessi, è una cosa che sappiamo già, chi ha letto i capitoli precedenti lo sapeva, perché lo ripete?  
“Questa è la storia di Giacobbe…” dice il testo. Io ho tradotto storia ma in realtà vuol dire: “queste sono le genealogie, le generazioni di Giacobbe”.
Yosséph ha 17 anni e faceva il pastore con i suoi fratelli nel gregge ed era un giovane insieme ai figli di Bilà e insieme ai figli di Zilpà che erano mogli di suo padre e lui, Yosséph,  riportava il loro parlare cattivo al loro padre.
Quindi c'è già una carta d'identità qua: l'età 17 anni, professione pastore, qui il testo sottolinea che era pastore dei suoi fratelli nel gregge. C'era bisogno di dirlo?
Un tale che fa il pastore, non so, non lavora mica alla Fiat, ha a che fare con il gregge ed era un giovane. Il testo biblico che è così parco qui si dilunga a parlarci di cose che non ci dicono proprio niente. Ed era un giovane insieme ai figli di Bilà e insieme ai figli di Zilpà che erano le mogli di suo padre. Anche qui una stranezza: se ricordate, il padre aveva sposato quattro donne, di cui una era la famosa Rachele, l'altra la famosa Lea, che erano le donne di serie A, le mogli ufficiali, poi insieme a queste, aveva sposato anche le ancelle, le schiave di ognuna delle sue mogli.
Quindi Giacobbe aveva due mogli ufficiali, delle quali una molto amata, l'altra meno amata, poi aveva anche sposato altre due mogli, che erano le mogli di serie B, che erano queste Bilà e Zilpà, rispettivamente la schiava dell'una e la schiava dell'altra. E qui ci dice che Giuseppe era un giovane e stava /era con i figli delle mogli di serie B. E cosa ci interessa con chi stava?
Notate che Yosséph era figlio della donna amata, di Rachele, non stava con i fratelli, quelli normali, delle mogli di serie A, ma stava con gli altri. E riportava le loro parole cattive al padre.
Antipaticuccio, eh!? Ed era un giovane e naturalmente i nostri maestri si scatenano a cercare di spiegare ... Ma la cosa strana è, la domanda primordiale che nasce leggendo questo passo è che all'inizio dice: queste sono le generazioni di Giacobbe. E poi parla di Yosséph.  
Noi lettori ci aspetteremmo che dicesse: “Queste sono le generazioni di Giacobbe” e poi ci dicesse i nomi dei figli. Giacobbe ebbe questi figli: Ruben, Simone, Levì, Yehudà ecc. invece non parla degli altri ma parla solo di Yosséph. Poi parla dei rapporti di Yosséph con i fratelli, ma il lettore si aspetta che ci sia dato immediatamente l'elenco degli altri figli, no.  
E alcuni nostri maestri interpretano che va letto non: “Queste sono le generazioni di Giacobbe”, ma “le storie di Giacobbe” e poi due punti: “Yosséph ...”. A sottolineare che la storia di Yosséph compendia la storia di Giacobbe. Yosséph era un qualcuno che incarnava  nelle sue vicende, nel suo modo di comportarsi la storia di Giacobbe. Anche Giacobbe, se ricordate, all'inizio della sua carriera biblica, quando è entrato nel testo biblico, si è presentato non molto simpatico.
Vi ricordate? Era quello che cuoceva le minestre di lenticchie, che vendeva la primogenitura, che inganna suo padre per sottrarre la primogenitura. E poi col tempo si emenda e capisce che il vivere nell'inganno non sta bene e quindi che bisogna affrontare la vita direttamente, senza cercare inganni; bisogna affrontare le cose direttamente.
E Yosséph fa la stessa cosa. Ha cominciato la sua carriera in forma antipatica e poi ha saputo redimersi. E inoltre, questo fatto che Yosséph ha fatto tanti errori ma li ha pagati tutti.
Ricorderete che lui si presenta nella storia come un tale che si dà le arie. Racconta così ai fratelli il primo sogno: “Ho sognato che eravamo in un campo e raccoglievamo del grano in dei covoni e a un certo momento i vostri covoni si inchinavano al mio covone”.
Sta dicendo che i fratelli devono inchinarsi davanti a lui.
Poi fa un altro sogno: “Ho sognato e il sole e la luna e le stelle  si inchinavano a me”. Sta dicendo che i fratelli e il padre e la madre dovevano in qualche modo riconoscere la sua superiorità. Non solo i fratelli!, ma lui è superiore a
tutti. E viene punito! Come viene punito? Qual è la punizione che ha avuto?  
Il testo biblico non ci fa guardare i singoli episodi, ma la storia va vista globalmente.
Siete d'accordo che una delle caratteristiche di Yosséph che viene presentato all'inizio è un tale che ha un alto concetto di sé? Che si dà delle arie e vuole dimostrare la sua superiorità.
E' stato punito proprio in questo elemento.
Leggere questa storia per leggere una bella storiella può essere esaltante ma noi dobbiamo domandarci: non mi interessa se Yosséph è vissuto davvero, se il personaggio è storico, mi interessa cosa ne ricavo io da questo racconto. Io cosa avrei fatto? Orbene l'Eterno, che vede lontano, punisce Yosséph proprio sull'elemento che gli stava molto a cuore.
Tutti gli altri fratelli sono stati capostipiti di una tribù, di una tribù non nel senso degli indiani. Cioè la tribù di Giuda, la tribù di Ruben, cioè il complesso di famiglie che si rifacevano a Giuda, a Ruben, a Dan, a Gad, ad Asher, mentre ... non esiste una tribù di Yosséph !
E' stato premiato e punito. Premiato perché lui ha dato origine non a una tribù ma a due: aveva due figli, Efraim e Menashè, ed esiste la tribù di Efraim e la tribù di Menashè.
E' stato premiato, gli altri hanno dato origine a una unica grande famiglia, lui a due grandi famiglie, però non c'è il suo nome. Quindi è stato punito proprio sulla cosa che gli stava più a cuore, e così via.
Ha fatto tanti errori ma li ha pagati tutti. Li ha pagati tutti ampiamente. Non dobbiamo fermarci su questo passo.
Ma perché è chiamato giusto? Che cosa ha fatto di giusto? Intanto tutta quella vicenda che viene raccontata di Yosséph, che viene venduto dai fratelli, venduto in Egitto, comperato da un funzionario egiziano, diventa prima padrone in quella casa di un ministro egiziano, poi la moglie del funzionario si innamora di lui, lo accusa di tentato stupro, e va a finire in prigione; sta due anni in prigione, poi spiega il sogno di Faraone, esce dalla prigione e diventa vice re d'Egitto. Tutta la storia è un susseguirsi di alti e di bassi, prima era praticamente il cocco di mamma e di papà quando era in famiglia, viene venduto come schiavo, va in Egitto, viene comperato come schiavo poi diventa padrone in casa del padrone, poi va a finire in prigione e anche in prigione farà carriera fino a che diventerà poi
vice re d'Egitto.
E qualcuno dice, ecco vedete: questa è la storia di Giacobbe.
Cioè di Yosséph; qualcuno dice che qui viene adombrato che la storia di Giacobbe è la storia del popolo ebraico. Alti e bassi, qualche volta si è giunti alle stelle, qualche volta si va nella polvere. Qualche volta molto molto prestigio, Legge del Sinai ecc, qualche volta persecuzioni di ogni genere.
Quindi quando diciamo che Giacobbe va insieme ad Israele vuol dire che sono due elementi: è la stessa cosa che vi dicevo prima.
Il monte Morià è il precedente del monte Sinai. Giacobbe, che rappresenta il popolo ebraico, ha avuto attraverso il figlio una storia di alti e bassi che si è ripetuta costantemente nella storia.
Orbene, il testo adopera molti capitoli per dirci cosa ha fatto con i fratelli: li ha presi in giro, li ha fatti soffrire, li ha tormentati; ma li ha tormentati non per fare un dispetto ai fratelli,  perché lui si riprometteva di portare i fratelli sulla
retta via dopo che avevano fatto una cosa orribile, oscena: dei fratelli che vendono un fratello perché antipatico.
Ricordate?, i fratelli lo odiavano, per i suoi sentimenti di superiorità.
Lo odiavano, ma il fatto che in una famiglia ci sian dei fratelli di cui uno si dà le arie e quindi è piuttosto antipaticuccio non giustifica il fatto che originalmente volevano farlo fuori, ammazzarlo. A un certo punto decidono: Noi siamo buoni; vendiamolo! L'importante è liberarci di questa presenza.
Prima volevano ammazzare un fratello perché antipatico e poi l'hanno venduto. E' il modo di comportarsi?
Chi vende un fratello? Pensate che alcuni maestri dicono che molti dei tormenti che il popolo ebraico ha subito durante i secoli sono la conseguenza di questo fatto. Noi continuiamo a pagare questo fatto orribile di fratelli che hanno venduto un fratello. E' forte questa cosa, eh!
Comunque Yosséph prende in giro i fratelli, li fa soffrire ecc. ma non allo scopo di farli soffrire, ma perché ha voluto portarli nella situazione in cui loro riconoscessero: Abbiamo sbagliato, e un fratello non si vende a nessun costo anche a costo di sacrificare la nostra vita.
Leggete il racconto; a un certo momento mette i fratelli nel dilemma: io vi lascio liberi ma vi punisco per il fatto che  presumibilmente il vostro fratellino più piccolo ha rubato qualche cosa.
Ha sbagliato e allora lo punisco e lo metto in prigione. E i fratelli: “NO!, questa volta
o tutti o nessuno!”. Quindi hanno imparato la lezione.
Giuseppe è giusto in questo senso, cioè che s'è comportato, ha orientato tutto il suo comportamento; per  una ventina d'anni è durato questo giocare con i fratelli, giocare nel senso di stimolarli, di farli pensare e poi si riconcilia con i fratelli, quando loro hanno capito la lezione. Un fratello non si vende a nessuna circostanza, tanto più se le circostanze, le motivazioni sono futili.
E’ giusto in questo senso, cioè che va alla ricerca della giustizia di portare verso la giustizia chi ha sbagliato.
Anche sé stesso. Ma tutto questo è soltanto uno degli aspetti.
L'altro aspetto importante che ci fa pensare molto è quello che è successo dopo.
Sapete ormai come sono andate le cose: in Egitto sette anni di abbondanza, seguiti da sette anni di grande carestia e tutto questo era stato già adombrato da Yosséph quando gli è stato proposto di spiegare i sogni di Faraone. Le cose sono andate così: a un certo momento Faraone ha fatto due sogni, ha incaricato tutti i suoi stregoni e gli interpreti
di sogni ufficiali e nessuno gli ha spiegato questi sogni fino a che a qualcuno è venuto in mente: ma quando eravamo in prigione c'era un giovane ebreo che sapeva interpretare i sogni.
Viene ... è mandato a chiamare e si fa raccontare i sogni da Faraone. Anche lì sempre con il suo solito sistema di parlare anche con Faraone prendendolo un po' in giro, perché era il suo modo di parlare.
Vi ricordate?, Yossef viene portato via dalla prigione, presentato a Faraone per spiegargli i sogni. Lo portano via dalla prigione, lo radono, gli mettono i vestiti; era un prigioniero, quindi non era vestito troppo elegantemente, lo portano davanti a Faraone e Faraone dice a Yosséph: Ho fatto un sogno e non c'è nessuno che sa interpretarlo. Ho sentito dire di te che tu ascolti i sogni per interpretarli, e li interpreti. Yosséph risponde: Non tanto io, ma Dio interpreta i sogni!
Notate questa espressione, molto bella ma è a doppio senso la cosa. Quasi a dire: è Dio che spiega i sogni, raccontalo a me!, poiché io e Dio siamo un po' la stessa cosa! Si mette sullo stesso piano. Sempre elegantemente, gli sta parlando, ma ha sempre questo modo ...
Faraone racconta i suoi sogni, siamo al capitolo 41 dal verso 17 in poi, e Yosséph glieli spiega. Aveva sognato, ricordate, sette vacche grasse che uscivano dal Nilo e poi dal Nilo escono sette vacche magre che sono magrissime che più magre di così è impossibile. Queste sette vacche magre si mangiavano le sette vacche grasse ma non sono ingrassate, pur avendo mangiato le vacche grasse sono rimaste magre come prima.
Poi si sveglia e fa un altro sogno, quello delle spighe: la stessa cosa. Nascono sette spighe meravigliose, sature di chicchi di grano poi sono sostituite da sette altre spighe che nascono al loro posto, striminzite quasi senza niente dentro. E Yosséph spiega: le sette vacche grasse rappresentano sette anni di grande abbondanza che saranno sostituiti da sette anni di grande carestia e le vacche che rimangono magre pur avendo mangiato quelle grasse significano che sarà talmente pesante la carestia dei sette anni successivi ai sette anni di abbondanza che  ci si dimenticherà dell'abbondanza.
E’ la stessa cosa le spighe. Perché due sogni che hanno lo stesso significato?
Perché Dio ti vuole indicare che la cosa è imminente. E a questo punto Faraone dice: Finalmente ho trovato uno che sa spiegare i sogni ecc. ecc.
Ma alla fine dell'aver spiegato i sogni, Yosséph che gli ha spiegato i sogni poteva dire: Ho finito il mio compito! E invece continua il discorso e dopo avergli spiegato i sogni dice:  Faraone provveda a trovare un uomo intelligente e saggio e lo ponga a capo di tutta la terra d'Egitto. Faraone faccia in modo di istituire delle istituzioni che raccolgano il grano nei sette anni di abbondanza che servano come scorta per i sette anni di carestia che stanno per venire. Cioè cosa sta facendo? Si è trasformato da interprete dei sogni in consigliere.  
Avrebbe anche potuto dirgli: senti hai finito il tuo compito! Ciao, tanti auguri! Prendi la tua mercede e vai. Invece Faraone capisce e dice: Ah finalmente c'è un uomo! ...
Faraone risponde a tono perché non è uno stolto anche lui, finalmente ho trovato un uomo che ha spirito divino in sé. Ripete la frase, Yosséph aveva detto: “Io sono come Dio”.
Ho trovato un uomo che è un po' in relazione con Dio.
E cosa fa? Lo nomina seduta stante vice re d'Egitto e gli dà quegli incarichi che Yossef aveva suggerito. Tu ti occuperai della gestione dell'economia egiziana nei sette anni di abbondanza. E questo succede. Faraone si toglie il suo anello, glielo consegna in segno di potere ecc. Gli mette a disposizione il cocchio reale, gli cambia anche il nome, e gli dà moglie e tante cose. E cosa fa Yosséph ?  
Attenzione! Viene incaricato di organizzare l'economia egiziana nei sette anni di abbondanza in previsione dei sette anni di carestia. Notate cosa dice il testo. Yosséph, uscito dalla presenza di Faraone, nel verso precedente dice che Yosséph aveva trent'anni quando si era presentato al re d'Egitto a spiegargli queste cose, son passati tredici anni da quando era a casa che faceva la spia a suo padre.
Tredici anni nei quali è stato venduto e rivenduto più volte, è stato in galera altri due anni supplementari, quindi ha imparato qualche cosa. Yosséph uscì dalla presenza di Faraone e si mise a percorrere tutta la terra d'Egitto.
Cosa ci interessa? Ha fatto il turista? Il testo poi dice che la terra nei sette anni di abbondanza produsse eccezionalmente ecc. e Yosséph cosa ha fatto? Ha radunato tutto il cibo dei sette anni buoni che ci sono stati nella terra d'Egitto e ha posto il cibo nelle città; il cibo dei campi della città - che stavano intorno alla città - lo pose nella città stessa. Cosa ha fatto? Cosa ci interessa questa roba?
Cosa avete capito voi? Come traduce lì il testo? Dice: Giuseppe ammassò tutto il prodotto dei sette anni immagazzinando in ogni città i prodotti delle campagne circostanti. Accumulò grano quanto la rena del mare. Rinunciò a tenerne calcolo perché era impossibile. Era riuscito ad accumulare tanto grano, tante derrate che non era più possibile tenerne il conto. Perché la terra era talmente fertile che ha dato una quantità di prodotto che era incommensurabile. Ma lui cosa ha fatto? Cosa ci interessa la frase che ha detto prima?
Il testo ci ha detto delle cose che ci voleva insegnare. Ha detto, se non sbaglio, che uscito da Faraone la prima cosa che ha fatto ha percorso la terra d'Egitto. Ma voi cosa avreste fatto? Nominato seduta stante da Faraone, tu sei quello che ha in mano la gestione dei sette anni di abbondanza e successivamente dei sette anni di carestia. Lui cosa fa?
Cosa avrebbe fatto un personaggio qualsiasi? Se ne stava a corte e dava degli ordini.
Ha voluto guardare di persona! “Voglio vedere la situazione! Io devo prendere delle disposizioni e voglio guardare coi miei occhi!”. Non si è fidato dei funzionari, si è dato da fare personalmente e cosa ha fatto ancora? E ha organizzato la raccolta del cibo supplementare in che modo?
Immagazzinando in ogni città, cioè non ha organizzato un ammasso globale. Ogni città gestiva il prodotto dei campi che erano intorno a quella città. Ha voluto non fare qualcosa di globale, ma un qualcosa che fosse più gestibile localmente. Il signor Yosséph poteva starsene a casa sua e fare il ministro dell'economia egiziana e non preoccuparsi. Lasciare che le cose andassero come volevano andare. Ha preso a cuore la cosa e ha voluto vedere di persona  e ha organizzato la cosa. Poi vi spiego come viene interpretata questa cosa.
E' riuscito a raccogliere una tale quantità di grano, di prodotti, che era impossibile conteggiarlo talmente era ampio. Non ci sono stati sprechi.
Ha voluto fare una gestione, una gestione controllabile città per città in modo che non fosse possibile forse l'accaparramento personale. Che ci fosse un modo di controllare la situazione economica da vicino, da dei funzionari che fossero sul posto. E inoltre dice - vado avanti - poi si è sposato ecc. ecc. , al verso 53, dice: “Finirono i sette anni di abbondanza che c'erano stati nella terra d'Egitto. E cominciarono i sette anni di carestia come aveva detto Yosséph e ci fu la carestia in tutte le terre, in tutti i paesi ma nella terra d'Egitto c'era cibo”.
Una carestia che ha colpito tutta la regione mediorientale, diciamo, ma in Egitto no. Perché Giuseppe aveva provveduto e in tutta la terra d'Egitto, che aveva fame il popolo esclamò a Faraone per avere il cibo e Faraone disse agli egiziani: Rivolgetevi a Yosséph, fate quello che vi dirà.
Il popolo ha fame e si rivolge a Faraone. E Faraone rinvia al responsabile. E Yosséph cosa ha fatto? Aprì tutti i magazzini del cibo che aveva accumulato e lo vendette agli egiziani, ma la carestia diventava sempre più grave. E tutta la terra, non l'Egitto, tutti i paesi si recarono in Egitto per comprare da Yosséph perché la carestia era molto pesante. Tutti gli egiziani si rivolgevano a Yosséph, ma non solo gli egiziani, anche i rappresentanti dei paesi vicini andavano da lui per recuperare del cibo.
Yosséph ha organizzato le cose di persona.
Vorrei poi che vi leggeste il passo successivo, non voglio tediarvi troppo. Poi viene un capitolo nel quale vengono raccontate le storie di Yosséph.  
Anche nella terra di Canaan c'era la carestia e i fratelli di Giuseppe vanno in Egitto per comperare, si trovano a rivolgersi per comprare il grano a Yosséph, al fratello, senza riconoscerlo. Lui appena li ha visti li ha subito riconosciuti ma loro non hanno riconosciuto lui.
In quanto li sta prendendo in giro, notate anche il linguaggio. Quando i fratelli arrivano in Egitto in delegazione e si sono rivolti a Yosséph che gestiva le vendite,  loro non l'hanno riconosciuto ma lui sì. Forse vuole essere più ampio il significato: che Yosséph ha riconosciuto che erano fratelli e ha deciso di comportarsi con loro non come si sono comportati loro a suo tempo. Loro non l'avevano riconosciuto come fratello, ma lui sì  e li tratta male ma sempre allo scopo di portarli alla ragionevolezza.  
E li prende in giro più volte, mettendoli in condizione di capire chi era lui e loro non l'hanno capito. A un certo momento li ha invitati a pranzo e li ha messi a mangiare  in ordine di età . E loro non pensano: come fa a sapere chi è il più grande e il più piccolo?
Leggete con attenzione!: tutte le volte che Yosséph parla, ci mette sempre Dio in mezzo. Sempre con tutti, con chiunque parla; l'ha fatto anche con Faraone: “I sogni appartengono a Dio”, aveva detto. Ci mette sempre Dio e loro non si sono accorti! Come? Questo egiziano pagano che parla in egiziano con loro attraverso un interprete e nelle sue frasi ci mette sempre Dio in mezzo e a loro non è venuto in mente: “Ma questo ci ricorda qualcuno!”. Niente!
Non se ne sono accorti.
Poi vende loro il grano, ma si trattiene un fratello come ostaggio. Voi mi sembrate spie prendete pure il vostro ... tornate pure casa, portate le derrate alimentari di cui avete bisogno ma lasciate un ostaggio. E i fratelli lo fanno. Non hanno detto: “Ah no!, perché deve restare qua un ostaggio?”. Loro son partiti e son tornati a casa e han detto al padre
c'era un tale egiziano che ... E il padre dice loro chiaramente: tutte le volte che andate a fare qualcosa tornate con un fratello di meno! Siete andati a pascolare il gregge una volta ed è sparito Yosséph, adesso siete andati in Egitto e sparisce un altro!
E Yosséph aveva detto: Se tornate, tornate con il vostro fratellino più piccolo che avete perché voglio vederlo. Che era il fratello vero perché era figlio della stessa madre. E va avanti così, non voglio soffermarmi su questo.
Ma è tutto costellato da Yosséph, che prende in giro tutti e con grande intelligenza.
Ma alla fine, il testo dice cosa ha continuato a fare a proposito dell'economia egiziana. Dopo un secondo viaggio dei fratelli, manda a chiamare suo padre: “Portate qua il padre perché ci sono ancora cinque anni di carestia”. Tutto questo è capitato nel secondo anno di carestia. Venite qua e io vi faccio stabilire in Egitto in modo che non soffriate la fame.
Ecco, vado alla svelta. Dice a un certo momento: Gli egiziani sono nei pasticci perché non hanno più denaro per comprare il grano man mano che passa il tempo.  Yosséph mantenne suo padre e i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre.
I suoi fratelli si trasferiscono in Egitto, tutta la famiglia, e lui provvede alle loro necessità .
In ebraico si usa una espressione idiomatica che vuol dire: “cibo secondo il bambino”.
Vuol dire questo: che ha fornito gli alimenti alla propria famiglia ma in relazione al numero delle persone che dovevano essere mantenute, cioè - cercate di immaginare cosa vuol dire - non è che questi suoi fratelli avessero una situazione superiore agli altri.
“Tanto noi siamo mantenuti dal governo!”. Ha fornito loro quello che era indispensabile per il mantenimento dei bambini, secondo un minimo di sopravvivenza. Non ha fatto delle preferenze nei confronti della propria famiglia. C'è la carestia in tutto l'Egitto e anche voi dovete sopportare dei disagi. Il cibo non c'è, perché la carestia era molto forte e Yosséph raccolse tutto il denaro che si trovava in Egitto e nella terra di Canaan, denaro che la gente impiegava per comprare le derrate alimentari e Yosséph  introdusse tutto il denaro che proveniva da queste vendite alla casa di Faraone. Cioè non si è appropriato del denaro.
Lui era quello che gestiva tutto quanto e lui convoglia tutte le entrate nelle casse di Faraone, del governo diremmo noi. Quindi mantiene i suoi al minimo indispensabile e tutto il denaro che guadagna va a finire nelle casse.  
Una delegazione egiziana si rivolge a Yosséph e gli dice: Non abbiamo più denaro percomprare il cibo. Cosa facciamo?  E Yosséph dice loro: Vendete il vostro bestiame. E la gente vende il bestiame. Ma a chi lo vendono? All'Egitto, al governo egiziano.
Sta facendo, sta provvedendo a fare una nazionalizzazione dei beni egiziani. La gente vende il bestiame poi non hanno più nemmeno bestiame da vendere: E adesso cosa facciamo? Denaro non ne abbiamo, bestie non ce le abbiamo più, perché è stato tutto incamerato nello stato e non c'è rimasto altro - dicono gli egiziani - se non il nostro corpo e la nostra terra. Compra noi e la nostra terra in cambio di cibo e saremo schiavi di Faraone.
E Yosséph compra, non compra la gente, compra i terreni. Opera una nazionalizzazione dei terreni egiziani. Leggete  con attenzione.
Accennando a una cosa, mi riferisco al versetto 22: soltanto la terra dei sacerdoti non acquistò, poiché esisteva una  legge per i sacerdoti egiziani da parte di Faraone che loro si dovevano cibare di quanto proveniva da Faraone: per questo non hanno venduto le loro terre. Viene sottolineato questo, non so se Faraone acquisisce tutti i terreni egiziani allo Stato ma non è riuscito a sottrarre al clero pagano egiziano la loro terra. Perché questi vantavano una legge preesistente che diceva che i sacerdoti egiziani dovevano essere mantenuti dalle casse statali. Viene sottolineato questo con un po' di ironia.
Lui ha cercato di convogliare tutti i terreni egiziani a Faraone e ci è riuscito ... ma per i sacerdoti non è riuscito.
Ma perché quelli vantavano: La terra no, noi dobbiamo mangiare da quello che ci proviene direttamente dal governo! C'è una punta di polemica, in relazione a quello che succederà dopo.
Vi ricordate che la norma ebraica poi sottolineerà che i sacerdoti, quelli non pagani ma quelli dell'Eterno Dio, non hanno parte nei terreni. E i sacerdoti pagani hanno proprietà del terreno e si possono tenere le ricchezze che provengono dal terreno perché loro vengono mantenuti dallo Stato. I sacerdoti previsti dal testo biblico vengono mantenuti dalle decime ma il terreno non ce l'hanno. E le decime sono un decimo del prodotto lordo egiziano. Quindi, se c'è tanto prodotto loro hanno delle decime alte, se c'è poco prodotto hanno delle decime basse. Quindi subiscono la situazione del mercato.
E inoltre Yosséph parla con il popolo egiziano e dice: vi ho comprato, ho comprato voi e la vostra terra a Faraone, eccovi la seminagione per seminare la terra. Per quanto riguarda poi i prodotti voi dovete dare. La terra è nazionalizzata, appartiene a Faraone, ma per quanto riguarda i prodotti della terra, un quinto va a Faraone e quattro quinti vanno per voi, per mangiare, per dare da mangiare ai vostri figli alle vostre famiglie e per seminare. Quindi stabilisce una forma di tassazione che è abbastanza moderna.
Cioè un quinto vuol dire il 20 per cento, se non sbaglio, quindi quello che produce la terra un quinto va a Faraone e quattro quinti rimangono al produttore.
Ma la terra non è più vostra. Quindi ha fatto, ha salvato l'economia egiziana tenendo poi conto - leggete tutto il passo - che venivano in Egitto a comprare anche dall'estero. Questo atteggiamento di Yosséph nei confronti della gestione della carestia è stato fonte per gli egiziani di grande prosperità.
Il Midrash, che cerca poi di penetrare anche nel testo, sostiene questo: non vi dico le modalità perché è un po' complicato come interpretazione. Tra le decisioni prese da Yosséph - è inventato ma non inventato completamente - aveva deciso che chi andava a comprare le derrate alimentari sia che l'acquirente fosse un egiziano sia che fosse uno straniero, era proibito che questa persona, l'acquirente, entrasse nei magazzini con due asini. Ogni cliente, come nei supermercati adesso, quando ci sono delle offerte speciali, ma non ne diamo più di un certo numero di pezzi a persona, per evitare l'accaparramento. Vi caricate quello che è necessario per voi su un asino, un mezzo di trasporto, oggi diremmo riempite la vostra macchina e basta. Non venite con due macchine a riempire. E ancora ha stabilito che gli asini non potessero circolare, gli asini che portavano derrate alimentari, non potessero passare il confine tra le varie province egiziane.
Che non venga in mente a qualcuno che una provincia è leggermente più ricca e quindi vendono il prodotto fuori. Le ricchezze devono restare eventualmente nella singola provincia. E ancora parla sempre di magazzini che si trovavano nelle città, cioè ci sono dei magazzini che sono locali. Ogni regione, ogni provincia deve possedere i beni che sono sul territorio, devono essere gestiti all'interno di quella provincia. E il Midrash sostiene ancora - ripeto è inventato; il testo non lo dice, ma lo fa capire - che chi andava a comperare da Yosséph non gli era fornita la possibilità di comperare il prodotto a meno che mettesse per iscritto il proprio nome, il nome di suo padre e il nome di suo nonno. Cioè ha inventato il passaporto, la carta di identità. Cioè chi veniva a comperare doveva dimostrare chi era e la sua provenienza. Che non venissero da fuori a comprare in una regione quello che apparteneva a un'altra regione. Lui voleva avere il controllo locale della situazione.
E si è dato da fare in questo senso, e sottolineo che ha preso tutti questi provvedimenti, ma non è riuscito a imporli ai sacerdoti egiziani. Cioè è riuscito a sottrarre il latifondo ai grandi proprietari egiziani ma non ha potuto toccare i beni della chiesa, della chiesa ovviamente pagana.
E dicono ancora i maestri del Midrash che lui non ha fornito ai suoi parenti niente di superfluo se non quanto era necessario, indispensabile secondo il numero dei componenti di ogni famiglia tenendo conto di un principio generale: che non è pensabile che quando una collettività si trova in difficoltà economica qualcuno vantando amicizie, protezioni di carattere politico, amministrativo quello che volete, che possa pensare: io mangio tutto quello che posso mangiare, che voglio e penso a me stesso e non penso agli altri!
Quindi se c'è la carestia, questa carestia deve colpire in modo equilibrato tutti quanti. Non ci sono delle preferenze per qualche nucleo familiare in particolare; nel caso di Yosséph per i suoi familiari. Quindi il signor Yosséph ha salvato l'economia egiziana.  
Si è ripetuto più volte che grandi ministri finanziari ebrei al servizio soprattutto o di principati locali italiani o soprattutto in Spagna, Portogallo ecc. abbian salvato l'economia del paese dove abitavano, ma la cosa poi non è stata riconosciuta perché è successo quello che è successo in Egitto. La generazione successiva, morto Yosséph, dimentica quanto è successo; sorge un'altra dinastia in Egitto che non aveva conosciuto Yosséph, cioè che non aveva
riconosciuto quanto Yosséph aveva fatto per l'Egitto e gli ebrei vengono perseguitati.
Secondo questa visione, secondo questo modo di interpretare, la storia di Yosséph è un po' la storia di un giusto che ha cercato di indirizzare al meglio la sua famiglia, di inventare un meccanismo economico il più equilibrato possibile e poi la cosa non è stata riconosciuta. Perché chi è stato oggetto di queste disposizioni che volevano salvare l'economia, una forma di giustizia sociale, non sono state riconosciute.
Ecco, questo è Yosséph il giusto.
Trascrizione a cura di Pierluigi Felletti  -   Conferenza tenuta a Ravenna, il 13 giugno 2019
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