Piante seconda parte - amicizia ec romagna

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PRODUCA LA TERRA OGNI GENERE DI PIANTE
(seconda parte)

Conferenza del Rabbino Caro - giovedì 22 novembre 2018 - Forlì

Grazie, approfitto per dire due parole di commemorazione del grande maestro dell'ebraismo italiano, mio compagno di scuola, il rabbino Giuseppe Laras che voi avete sicuramente sentito nominare. E' morto un anno fa, non mi ricordo esattamente in quale giorno preciso, ma credo che siamo molto vicini proprio come anniversario. Si tratta di un grande maestro con il quale ho trascorso la mia gioventù dall'età di dieci anni fino all'età post-laurea. Siamo sempre stati insieme più che fratelli e lui ha esercitato funzioni rabbiniche ad Ancona, ultimamente a Milano e anche a Livorno e debbo dire tra le altre cose che era molto convinto della amicizia ebraico-cristiana. Con il cardinal Martini, si è dato molto da fare in questo settore, pur con una visione prettamente ebraica ma comunque con grande onestà di pensiero.
Credo che è stato molto apprezzato naturalmente nella sua esistenza, ma credo che non sia stato apprezzato abbastanza. E' un po' la sorte dei grandi personaggi di questo mondo che finché sono in vita suscitano determinate forse non dico antipatie ma, come posso dire, riserve nei loro confronti, poi quando sono morti ci si accorge che abbiamo perso qualche cosa.
Mi riferisco a un passo biblico che abbiamo letto proprio in queste settimane che parlando di Giacobbe, che aveva litigato con il fratello Esaù, il testo biblico dice che è dovuto andarsene da casa, fuggito da casa per evitare le ire del fratello. E il testo biblico dice che Giacobbe uscì da Beersheva, una città, e si indirizzò verso la città di Haram per cercare rifugio presso i parenti della madre. Orbene i nostri commentatori si domandano: cosa vuol dire che è uscito da Beersheva?
Lo sapevamo, chi legge il testo biblico sapeva benissimo che era residente nei dintorni di una città chiamata Beersheva e quindi era superfluo dare questa indicazione, che uscì da Beersheva. Tutti lo sappiamo. I nostri maestri cercano di commentare e dicono: quando uscì, nel senso che quando è uscito non si trattava di un tale che parte, è partito da quella città, ma si tratta del fatto che quando una persona importante lascia una città, in quella città si comincia a sentire la sua mancanza. Quindi non è stata una cosa banale che lui sia partito, ma quando è partito la gente se ne è accorta e questa è la storia di Giacobbe uscito da Beersheva e anche la storia del rabbino Laras il quale forse non era molto apprezzato in vita ma lo è molto di più in morte. E' il nostro destino, parlo con molta modestia, eh?!
* * *
Bene, allora io entrerei subito in argomento per non perdere del tempo e non tediarvi troppo.
Questo nostro incontro, (non mi corregga se sbaglio, faccia finta di niente, faccia dei cenni di approvazione qualunque cosa dica!!), è un po' il completamento di una serie di incontri che abbiamo avuto insieme che riguardavano l'approccio del mondo ebraico - soprattutto quello biblico - nei confronti degli animali e delle piante. Dico bene? Certo. Piante e animali, cioè dalla natura che ci circonda e se ricordate abbiamo notato questo: che il testo biblico, ormai lo sapete, è molto parco di particolari.
Molto difficilmente entra in dettagli che riguardano il racconto. Per cui ci sono una quantità di cose che riguardano gli eroi di cui si parla nel testo o le vicende che sono narrate di elementi particolari. Ad esempio non sappiamo se la stagione ... faceva caldo o faceva freddo, non abbiamo notazioni che riguardano l'aspetto fisico delle persone. Come era fatto Mosè? Si sa tante cose di quello che lui ha detto, ha fatto eccetera, ma non c'è nessuna notazione sul fatto del suo aspetto fisico. Quando la Torà ci dà delle indicazioni su questi particolari significa che la Torà vuole insegnarci qualche cosa.
Abramo incontra quei famosi tre messaggeri che gli comunicano che - non dormite ragazzi - che sua moglie partorirà un figlio e sono tre messaggeri divini che gli comunicano questa notizia. Ebbene si dice che, attenzione, che Dio gli è apparso nel querceto di Mamrè. E nell'ora più calda del giorno. Cosa ci interessa?
Se qualcuno mi domanda dove erano i querceti di Mamrè non abbiamo la più pallida idea di quale località si trattasse, eppure la Torà che omette una quantità di particolari ci sottolinea che Dio gli è apparso proprio lì. E cosa ci interessa? D'altra parte Mamrè non ci dice niente e cosa ci interessa sapere che faceva molto caldo? Nell'ora più calda del giorno. Cambia qualche cosa? Sì dicono i nostri maestri, cambia perché il fatto che facesse molto caldo ti fa capire meglio il significato del racconto. Ti fa penetrare dentro, ve lo posso dire anche se siamo fuori tema. Il testo ebraico dice: nei querceti di Mamrè e nell'ora più calda. Il testo dice come era caldo il giorno. Ma che modo di parlare è questo?
Cosa vuol dire come era caldo il giorno? E i nostri maestri sottolineano, KEKOM HAYOM come era caldo il giorno. I maestri dicono: faceva caldo, era un'ora in cui il sole è più forte, ma non c'è mai stato un giorno nella storia del mondo in cui facesse così caldo.
Cercano di spiegare cosa significa l'espressione come era caldo il giorno. Faceva un caldo bestiale proprio, nella storia della terra non c'è mai stato un giorno di temperatura così alta. E perché? E poi ci spiegano perché. Perché Abramo aveva sempre un grande desiderio, di accogliere gli stranieri. Quando vedeva uno straniero lui era felice e contento e il capitolo ci racconta quanto è successo ad Abramo forse l'indomani o forse qualche giorno dopo che aveva provveduto a farsi la circoncisione. Allora il Padreterno aveva pensato: invento un giorno straordinariamente caldo in modo che non ci sia gente che cammina per le strade, se ne stanno tutti a casa con il caldo. Perché?
Perché se c'è qualche viandante per strada, Abramo si precipita ad ospitarlo, ma è convalescente, non aveva nemmeno la mutua, lasciamolo tranquillo. Che guarisca da questo piccolo intervento al quale si è sottoposto, ma a un certo momento pensate, il Signore Iddio si è accorto che questa cosa lungi dal fare piacere ad Abramo gli faceva dispiacere.
"Ma come mai oggi non viene nessuno, non ho il piacere di ospitare nessuno". Ha visto in lontananza tre individui, cosa ha fatto? Gli è corso incontro, nonostante che facesse così caldo lui ha dimenticato il calore, ha dimenticato il suo dolore fisico e corre incontro a questi ospiti e si rivolge loro con grande signorilità: signori non siete passati invano di qua, deliberatamente Dio vi ha fatto passare di qua perché poteste essere ospitati a casa mia, entrate dentro, prenderò dell'acqua per lavarvi i piedi.
Faceva molto caldo e i viandanti camminavano a piedi ovviamente - e vi preparerò da mangiare. Lui pieno di buona volontà nell'accoglierli e loro piuttosto maleducati. Che gli rispondono: fai così come hai detto, nemmeno grazie, non si disturbi, niente.
Il fatto che fosse un giorno caldo ci interessa per capire la grande disponibilità di Abramo nell'accogliere degli stranieri che lui non conosceva e che potevano anche essere dei malfattori, dei malintenzionati.
E' un insegnamento che riguarda anche noi nei confronti dello straniero che arriva e che non sempre è oggetto di una accoglienza particolare. Quanto al fatto che la cosa sia avvenuta nel querceto di Mamrè,
in un querceto, era lì, cosa ci interessa se era un querceto, un'oasi, una città. I maestri commentano chiosano - attenzione che poi faccio le domande - di Mamrè non sappiamo niente salvo il fatto che era un amico intimo di Abramo.
Ovviamente pagano, l'unico non pagano era Abramo e pare che i nostri maestri inventano la sceneggiatura del racconto e inventano che a un certo punto si trattava della circoncisione. Poco tempo prima aveva avuto una visione di Dio che gli aveva detto devi farti la circoncisione e Abramo avrebbe interpellato il suo amico: senti un po' ho avuto una visione divina che mi ha detto che devo circoncidermi, ma tu cosa ne pensi?
Sarà vera questa cosa ?
Ho avuto una visione, avrò sognato, soffro di arteriosclerosi, a novant'anni devo fare la circoncisione, tu cosa ne dici? Faccio bene a metterla in pratica o è una mia fantasia e Mamrè gli avrebbe detto: se hai avuto questa visione dai retta a quello che ti ha detto Dio e falla. Abramo era dubbioso sulla veridicità della visione che ha avuto e questo gli ha consigliato ... Allora per compensare questo Mamrè di un buon consiglio dato ad Abramo, Dio appare ad Abramo proprio in un querceto di ... Ma indipendentemente da tutta questa chiacchiera, in un querceto. Volevo sottolineare questo aspetto che ho già citato nelle settimane scorse, alcuni elementi della natura che sono: le piante o gli animali sono spesso protagonisti dei racconti biblici.
La nostra situazione attuale, di essere esseri mortali dipende dal fatto che a un certo momento un animale ha sedotto Eva, un serpente. Noi eravamo stati progettati forse per essere immortali, diventiamo mortali perché abbiamo mangiato un frutto proibito ecc. perché c'è stato un animale che ha preso una iniziativa. Con cattive intenzioni, ma comunque ... Abramo che va per sacrificare suo figlio, va non prima di essersi procurato un asino per caricarlo della legna per fare il viaggio. C'è un asino che è testimone della vicenda, e alla fine del racconto quando Abramo non sacrifica il figlio perché era stato messo alla prova da Dio, sacrifica invece un montone che, dicono i maestri, era stato messo lì fin dai giorni della creazione.
C'è questo episodio di Abramo che ha molta fede in Dio fino al punto di arrivare a essere disposto a sacrificare un figlio desiderato, questo episodio avviene con la testimonianza di un asino e di un montone.
Mosè parte dall'Egitto, era scappato dall'Egitto per aver ammazzato l'egiziano, incontra il Padreterno che gli dice devi andare a liberare il popolo ebraico. Il Padreterno gli si presenta da dentro un roveto e parte per andare in Egitto e anche lui va a cavallo di un asino. Ma cosa ci interessa che fosse a cavallo di un asino? C'è sempre un animale. Bil’am, quel famoso indovino, vi ricordate, che doveva maledire il popolo ebraico poi non c'è riuscito, ha detto delle benedizioni, questo tale era su un'asina, non solo un'asina, ma era un'asina parlante.
C'è sempre nelle nostre vicende, questo vuole sottolineare il testo biblico, le creature, in particolare gli alberi, le piante, i vegetali e gli animali sono nostri compagni di viaggio. E sono testimoni e spesso coautori, protagonisti di certi racconti. Quindi c'è uno strettissimo rapporto tra gli altri esseri viventi che esistono e l'essere umano. I primi capitoli della Genesi sono proprio in questa chiave: Dio crea le piante, gli animali ecc. ecc. poi dà l'incarico ad Adamo di dare dei nomi agli animali. Adamo è incaricato di dare dei nomi. Non aveva nient'altro da fare? Viene incaricato, vedi c'è la zebra, la mucca, la pulce, il leone, il leopardo eccetera ... gli devi dare dei nomi, dare il nome a qualcuno significa cercare di capire qual è la sua personalità.
E' importante questo elemento, non siamo soli, noi siamo creati da Dio ovviamente il quale ha creato una quantità di altre cose con le quali noi dobbiamo convivere. Volevo sottolineare questo aspetto.
Quindi c'è un rapporto molto stretto tra l'uomo che è il centro della creazione, forse la creatura più perfetta creata, almeno ci illudiamo che sia così, ma quest'uomo, la storia dell'uomo fin dai primordi è sempre collegata con gli altri esseri viventi. Nei confronti dei quali abbiamo, lo dice chiaramente il testo biblico, abbiamo una responsabilità: è quasi come se Dio affidasse all'uomo gli altri esseri della creazione. E questo spiega e ne abbiamo parlato le volte scorse anche di tutte le normative che dà il testo biblico nei confronti degli animali e nei confronti delle piante. Il testo biblico non regola soltanto i rapporti interpersonali ma anche il nostro rapporto con il mondo della natura. E forse il precetto più pregnante è quello che suona ... (prima in ebraico) il divieto per l'uomo di distruggere qualcosa. Noi non abbiamo il diritto di distruggere qualcosa perché quel qualcosa non è nostro, ma è un regalo che Dio in qualche modo ha fatto all'essere umano per servirsi della natura, servirsene ma anche curarsene, prendersene cura.
Bene, tutto questo era l'introduzione. E questo mi porta a concludere questi nostri concetti per definire proprio quello che è il rapporto secondo il testo biblico che c'è tra l'uomo e la natura. La natura, che non è presentata come un qualcosa di subordinato, di inferiore all'essere umano ma un qualcosa che, fate attenzione a quello che dico, vorrei poi che cercaste di ricavarlo dal testo quello che vi sto dicendo - di confrontarvi direttamente con il testo e di accertare se quello che sto dicendo corrisponde al vero oppure se è una mia fantasia, la natura anche dal punto di vista fisico non ha meno importanza delle parti spirituali che in qualche modo sovrintendono alla nostra vita.
La nostra vita è fatta di carne, di materia e di spirito.
Orbene non possiamo dire che lo spirito è superiore, e la materia è inferiore, dal punto di vista biblico sono entrambe creazioni di Dio che sono intrecciate tra loro e che hanno la stessa importanza.
Lo spirito senza che sia ammantato da una parte materiale non può realizzarsi, e una parte materiale che non sia in qualche modo influenzata dallo spirito si degenera. Questa parte immateriale che c'è in noi - attenzione bene - secondo l'insegnamento biblico cosa fa? Regola in qualche modo le nostre pulsioni, la parte corporea del nostro essere è proiettata verso i desideri, per ottenere quello che non si ha verso forme di violenza nei confronti dell'ambiente degli altri uomini e dell'ambiente che ci circonda e questa parte spirituale che è dentro di noi che non sopprime gli istinti ma cerca di convogliarli, di dominarli. Ricordate quella frase un po' strana che Dio ha pronunciato a Caino: (prima in ebraico): il peccato è accovacciato alla tua porta e ha il desiderio di possederlo ma tu puoi dominarlo.
Noi siamo intrisi di desiderio di fare delle cose che non dovremmo fare per ottenere quello che non abbiamo e quando poi lo abbiamo non siamo nemmeno più contenti ma comunque c'è un qualcosa dentro di noi che cerca non di sopprimere l'istinto ma di convogliarlo verso il bene. E' quello che dicono i nostri maestri che se non ci fosse l'istinto cattivo - perché Dio ci ha dato questo istinto cattivo, queste pulsioni? Se non ci fosse questo istinto cattivo l'uomo non avrebbe creato niente di buono nella vita.

Tutto quello che noi abbiamo creato, sono quelle frasi paradossali che però ci vogliono insegnare qualche cosa, l'abbiamo creato non tanto per sete della ricerca, tutte le grandi produzioni, le invenzioni, le scoperte dell'uomo, se non tutte quasi tutte, derivano dal fatto che l'uomo cercava di avere qualcosa che non aveva, di ottenere qualche cosa di più. Forse spinto dall'istinto di prevalere sugli altri o di appropriarsi di quello che appartiene agli altri. E i grandi ricercatori non sempre sono stati spinti da sentimenti di purezza, la ricerca per la ricerca, ma sempre inconsapevolmente alla ricerca di onori, di guadagni o di prevalenza sugli altri.
Bene, se non ci fosse questo istinto cattivo l'uomo vivrebbe forse ancora nel giardino dell'Eden, non facendo niente. Cosa faceva Adamo nel paradiso terrestre, niente, passava il tempo, tutto il suo problema era che frutto mangiamo oggi?
Poi a un certo momento consuma quel famoso frutto dell'albero, rieccolo l'albero della conoscenza del bene e del male - qualunque cosa sia perché non riusciamo a capire di cosa si tratti - ma da quel momento diventa consapevole e diventa quello che siamo noi. Non immortale ma diventa consapevole di quello che fa e ha sempre la consapevolezza - ce l'ha dentro - che una cosa è giusta e una cosa è sbagliata anche se fa degli sbagli c'è un qualcosa dentro che gli dice hai sbagliato. Lui può anche non tener conto di questo ma comunque la cosa c'è.
Torno alla natura creata da Dio e non dimenticate che nell'atto della creazione c'è quella frase che ritorna come un ritornello nel primo capitolo della Genesi, dove dice che ogni cosa che Dio ha creato Dio vide che era cosa buona. La sua creazione, - ha cominciato dalla luce, poi il mare, poi le piante poi gli animali ecc. - era una cosa buona.
L'unica cosa per la quale Dio non dice che era cosa buona è quando ha creato l'uomo. Alla fine però il Padreterno soggiunge: Dio vide il mare è buono, il sole è buono, è cosa buona, gli animali sono cosa buona, le piante sono cosa buona, il firmamento è cosa buona, l'uomo … lasciamo perdere, meglio non dare dei giudizi. Poi Dio contempla tutto quello che aveva creato e vide che ecco era molto buono. TOV MEOD e noi ci domandiamo: cosa vuol dire molto buono?
Se una cosa è buona agli occhi di Dio, meglio di così non può ... molto buono e i nostri maestri chiosano: molto buono vuol dire ... non molto buono, che la cosa migliore nella creazione è ... la morte. Giocando sull'assonanza di certe parole: MEOD in ebraico vuol dire molto, ma MOT parola che ci assomiglia come suono, vuol dire morte. Dio dopo aver creato questo universo dice: quella singola cosa creata è buona, quella anche, quella anche e il complesso, la cosa migliore del complesso della creazione è che c'è la morte.
Cosa significa che la morte è una cosa buona? Che forse è la massima fonte di giustizia, che tutto quello che c'è, nasce, vive e poi muore. E poi può rinnovarsi perché c'è poi un succedersi di generazioni la creazione e così via ma non c'è niente di immortale. Forse il completamento, il perfezionamento della creazione consiste nel fatto che tutto ha una sua esistenza, che va dalla nascita fino alla morte. E la morte è il completamento dell'esistenza così come è stato decretato da Dio.
Tenete anche conto che secondo la visione ebraica sarebbe impossibile o molto difficile per l'essere umano, non parlo solo dell'ebreo, diciamo dare spazio alle cose spirituali se non ci fosse un corpo che è lo strumento nelle quali mettere in pratica queste istanze spirituali.
E' importante questo. Lo scopo della creazione potrebbe essere quello di fare governare la nostra parte materiale ... e a questo proposito voglio citarvi un passo in relazione a quanto vi dicevo prima: sembra che vada fuori tema ma non è tanto vero (è solo vero in parte).
Quando Abramo parte per andare a sacrificare suo figlio, cosa fa? Prepara un asino, lui spacca la legna, carica la legna sull'asino e parte con suo figlio, con due garzoni e con l'asino verso un posto che Dio gli avrebbe indicato. Il testo non ci dice qual era questo posto e dopo tre giorni di cammino Abramo vide il posto da lontano. Cosa ha visto? Ha capito. Arrivato a un certo punto ... ah questo è il posto!, percepisco in lontananza il luogo dove io devo mettere in pratica questo imperativo di Dio. Non sappiamo cosa ha visto ma comunque lui lo ha capito in qualche modo.
Si rivolge ai due garzoni e dice: statevene qui con l'asino. Ed io e il fanciullo proseguiremo, arriveremo fino a un certo punto, ci prostreremo - cioè faremo degli atti religiosi - e torneremo.
Ha detto una bugia, non pensava che sarebbe tornato, forse l'aspirava, torneremo. E noi ci domandiamo che cosa aggiunge al racconto questa sua frase nei confronti dei due garzoni: fermatevi qua.
Voi cosa avreste detto ai due garzoni? Cosa gli avrebbe detto lei? Abramo parte, arriva in un certo posto, capisce che è quasi arrivato, deve proseguire qualche centinaio di metri e dice: state qui con l'asino.
State qui con l'asino. Tanto è vero che quella legna se la prende lui e suo figlio. Abramo e il figlio proseguono nella ascesa portandosi della legna.
Cosa vuol dire state qui con l'asino? E anche qui attenzione all'asino, che è un animale - non faccio una grande scoperta - ma la parola CHAMOR che vuol dire asino ha la stessa radice della parola CHOMER, ha le stesse consonanti CHET MEM RES, che vuol dire materia. Forse Abramo dicendo questo ai due garzoni ha detto: fermatevi qua non tanto con l'asino, fate la guardia all'asino, ma con la vostra materialità.
Io sto andando in un posto che è caratterizzato da un precetto divino, dal puro spirito, voi non siete in condizioni di capire, fermatevi che certe cose non le potete capire con la vostra parte materiale, con il vostro modo materiale di pensare.
Detto questo, volevo sottolineare un altro aspetto che ritengo importante per la nostra disamina. Che nel testo biblico l'asino non è considerato come nel mondo occidentale, dire sei un asino nel senso negativo, anzi l'asino è considerato un animale nobile.
Ma pur essendo un animale nobile, nel nome dell'asino viene evocato in qualche modo il termine materialità. Sono cose che fanno pensare, poi la spiegazione ve la potete cercare o trovare o non trovare, ma su questo fatto non c'è dubbio e l'interpretazione dei maestri è proprio questa: fermatevi qui con la vostra materialità perché voi non sareste in condizione di capire quello che sta per succedere e quindi aspettate, poi esprime questo desiderio: poi torniamo! Eh, anche se sapeva che se avesse adempiuto a quello che lui riteneva l'ordine di Dio sarebbe tornato da solo.
O sperava o aveva piena fiducia che tanto Dio non poteva chiedergli una cosa di questo genere. Non sto a entrare nei particolari perché quale sia il significato di questo racconto, da questo racconto risulta una certa crudeltà da parte di Dio. Si rivolge a un tale anziano, che aspirava tutta la vita ad avere questo figlio, finalmente arriva, ... non dimenticate che secondo il testo biblico non è un bambinetto. Nelle rappresentazioni iconografiche viene rappresentato Abramo con un bambino.
Aveva trentasette anni, quindi, non era tanto un bambino e i due procedono insieme con gli stessi sentimenti e le stesse domande che si rivolgono, ma Abramo aveva talmente fede in Dio che ... io devo fare quello che Dio mi dice di fare, ma nel suo subconscio anzi forse nella sua parte cosciente, consapevole pensava: tanto Dio non mi può chiedere questo.
Devo andare avanti e non contestare. La stessa cosa riguarda Isacco, il quale trentasettenne viene portato per un viaggio di tre giorni con un padre vecchio eccetera eccetera per tre giorni con tutti gli strumenti per fare un sacrificio e poteva anche domandarsi: mio papà ha un po' di arteriosclerosi, eh papà se andiamo a casa guarda c'è un'ottima casa di riposo a prezzi modici. Segue il padre, il padre dice che bisogna far così e lui fa così, per cui molti sostengono che l'eroe di questo episodio non è tanto Abramo, ma è Isacco.
Che poteva ribellarsi e non dice una parola, chiede soltanto: tu hai preso la legna, hai preso le funi per legare il sacrificio, hai preso il coltello e l'animale da sacrificare dov'è? Dio provvederà risponde Abramo.
Era una piccola digressione, ma volevo arrivare a questo. Che se voi leggete con attenzione alcuni passi biblici che non esplicitamente si trovano nel Pentateuco, ma nella terza parte della Bibbia, negli Agiografi, vedrete che questo concetto che la natura è consapevole in qualche modo di un suo compito nella vicenda umana trova riscontro in alcuni passi molto belli anche dal punto di vista poetico. Cioè la visione che noi abbiamo è che c'è l'uomo che è dotato di intelletto, di raziocinio ma quest'uomo agisce sempre con la testimonianza di elementi naturali che sono in qualche modo strumenti di Dio per realizzare determinati piani divini. E quindi c'è quasi una consapevolezza da parte di tutte le cose materiali, quelle dotate di vita come animali e le piante ma anche delle cose inanimate di essere state create per una funzione precisa.
Se voi leggete il Salmo 29, è bellissimo dice, no, cominciamo dal 19. Perché si trovano delle cose meravigliose sia nel Salmo numero 19 sia nel 29. Il rabbino legge in ebraico ...
“I cieli raccontano, esaltano il prestigio l'onore di Dio” e Dio viene esaltato, le opere dell'Eterno vengono esaltate dal firmamento. Leggetevi questo Salmo e la stessa cosa riguarda il Salmo 29 dove si fanno partecipi della glorificazione di Dio anche le montagne, i fiumi; tutto quello che esiste in qualche modo a suo modo esprime un senso di riconoscenza, mette in rilievo la grandezza dell'Eterno. Esultano, esultano ... i maestri dello Zohar sempre con un linguaggio molto poetico anche dicono che anche il più piccolo membro, come si dice, il più piccolo filo d'erba che sembra insignificante fa parte del piano della natura ed è consapevole del compito che Dio gli ha affidato per la sua esistenza.
E' tutto intrecciato, quindi ripeto quello che dicevo all'inizio, va tutto insieme. Se voi leggete il Salmo 29 e il Salmo 104 ma vorrei che ve li leggeste per conto vostro.
Queste cose sono poi dette con un linguaggio molto difficile, un po' criptico da un trattato del Talmud, sapete cos'è il Talmud vero? Dite sì!
Il quale, proprio nel trattato intitolato CHAGHIGA che vuol dire Norme che riguardano il sacrificio festivo, l'immolazione degli animali. In questo trattato, che ci sembra il più materiale possibile, il sacrificio che noi siamo incaricati in qualche modo di prendere degli animali e sacrificarli, ucciderli per rendere onore; qualcosa che rifugge dalla nostra mente occidentale. Qualcosa che non riusciamo a capire eppure c'è qualcosa che dovremmo capire, farci delle domande. Ebbene in questo trattato sono adombrati in modo criptico gli elementi fondamentali del pensiero mistico ebraico. Pensiero mistico che si può condensare in questa frase: che ci sono due passi del testo biblico che è sconsigliato molto aspramente, con molta insistenza di leggerli da soli.
Io sono libero di leggere il testo biblico purché io sia dotato di buona fede e onestà. Voglio capire cosa dice il testo. Posso studiarlo, lo debbo studiare, ma ci sono due passi che se li voglio studiare mi è consigliato insistentemente di studiarli con un partner.
E sono il primo capitolo della Genesi dove si parla della creazione ... In principio Dio creò il cielo e la terra ... e l'altro passo è il primo capitolo del libro di Ezechiele dove si parla - è assolutamente incomprensibile - dove si parla di una visione che ha avuto il profeta Ezechiele - pare che sia la visione con cui ha avuto l'investitura da profeta - e immagina di aver visto un carro che solca il cielo, un carro straordinario incomprensibile fantascientifico irrazionale completamente ... un carro con delle ruote che girano in una direzione ma contemporaneamente nell'altra, una dentro l'altra con delle sostanze ... in mezzo a delle sostanze che non sappiamo cosa sono, parla di CHASHMAL , che nell'ebraico moderno è stato adoperato questo termine per indicare l'elettricità, per indicare un qualcosa che è difficile da definire.
Ma nel testo biblico ovviamente non si parlava di elettricità ma si parla di un qualche cosa che aleggia che non sappiamo definire cos'è a cosa serve eccetera. Questo carro che significava qualche cosa ... e i nostri maestri dicono: vuoi studiare questi passi? Sono talmente difficili che prenditi un partner, nel senso che se tu studiando esprimi delle idee che non sono corrette l'altro ti può correggere, studiando in due è meno facile essere indotti in errore.
Bene, il trattato del CHAGHIGA parla di queste cose e dice che non possono essere lette da soli perché sono piene di misteri. Quindi praticamente i maestri del Talmud sostengono: questi due capitoli sono incomprensibili e pericolosi perché leggendoli con molta superficialità potremmo arrivare a delle conclusioni che sono sicuramente sbagliate. Solo pochissime persone sono in condizioni di intravedere forse quello che è il significato di questi capitoli. Ci sono delle cose che sono sottratte alla nostra comprensione.
Ma c'è un'altra cosa sulla quale volevo fermarmi brevemente con voi sperando di non annoiarvi, che un trattato della MISHNA dice che l'Eterno ha creato dieci cose al crepuscolo del sesto giorno. Ha adoperato sei giorni per creare tutto quello che ha creato poi all'ultimo momento, quando stava per scattare il sabato e il sabato è giornata in cui è proibito esercitare attività lavorative - pensate a questo Eterno che è personificato quasi come se il Santo Benedetto osservasse il sabato, cioè i giorni, ha lavorato, ha creato tutto quello che c'era da creare poi sta per scattare il sabato - sapete che le nostre giornate cominciano sempre alla sera, al tramonto e quasi come se si fosse dimenticato, all'ultimo momento, in questi pochi secondi che mancano allo scattare del sabato, ho dimenticato e inventa altre dieci cose all'ultimo momento. E queste cose ci sono elencate, sono cose dette dai nostri maestri, non corrispondono alla realtà queste cose. Sono delle espressioni paradossali che intendono tirarci fuori dall'indifferenza con la quale noi di solito leggiamo tutti i testi e anche quelli biblici. Bene, ha creato queste dieci cose all'ultimo momento. Sta per scattare il sabato devo ancora fare questo, che sono una quantità non sto a elencarvele tutte.
Dieci cose che poi sono diventate quattordici, prima dieci poi all'ultimo momento finite le dieci cose forse mancava qualche decimo di secondo, ancora quattro. Diventano 14, quattordici che è un numero caratteristico perché - potete recepirlo, accettarlo o non accettarlo - trascritto secondo la numerologia biblica è costituito dalla lettera YOD e dalla lettera DALET che rispettivamente valgono 10 e 4. La parola YAD vuol dire mano.
E la mano se mi consentite è lo strumento della creazione. Bene, queste cose create da Dio, ci sono delle cose che sono collegate con quello che vi stavo dicendo prima. Avrebbe creato ad esempio la bocca dell'asina, quella famosa dell'indovino Bil’am assoldato per maledire il popolo ebraico, a cavallo di un'asina si reca in una località da dove si intravedeva il popolo ebraico accampato da qualche parte, cerca di maledirlo ma non riesce a maledirlo e gli escono dalla bocca delle frasi di benedizione. Ebbene mentre era per strada verso la sua missione l'asina si fermava ogni tanto perché davanti a quest'asina c'era un messaggero divino con la spada in mano, ma lui non lo vedeva, tutta una presa in giro. Lui grande indovino che vuole adoperare la parola per sterminare un intero popolo, non vedeva quello che l'asina vedeva e lui la percuote e l'asina cerca di deviare per oltrepassare questa figura angelica, poi arrivano a una strettoia e lui continua a batterla e lui dice all'asina se avessi una spada in mano ti ucciderei perché sei disubbidiente. Anche questo è molto significativo, lui che vuole con la lingua distruggere un popolo non può fare del male all'asina perché non ha una spada. Ma se era così bravo nel parlare bastava che dicesse una maledizione e quella sarebbe morta d'infarto immediatamente no, niente.
A quel punto l'asina parla e comincia un dialogo e lui non è per niente stupito ... e lei perché mi batti non sono forse io la tua asina che ti ha accompagnato ... e lui risponde rimproverandola. Questa asina parlante, questa bocca dell'asina che parla un linguaggio umano è stata creata da Dio nell'ambito della creazione all'ultimo momento, questo viene a completare la creazione.
Avrebbe creato anche il montone di Abramo, quello che Abramo ha sacrificato, anche quello secondo questa visione era preordinato fin dai tempi della creazione, era lì in parcheggio, perché faceva parte della creazione e di quello che sarebbe successo dopo la creazione. Era lì pronto, predisposto fin dalla creazione per dei fini particolari.
Avrebbe creato lo SHAMIR, cos'è, non lo sappiamo, secondo una ipotesi sarebbe una specie di vermiciattolo il quale strisciando sulla pietra lascia una specie di bava, di secrezione che riesce tagliare la pietra. E' talmente forte che riesce a tagliare la pietra. Praticamente avrebbe inventato uno strumento di un essere vivente, un animale, il quale avrebbe aiutato l'uomo a costruire, tagliare la pietra significa adoperare la pietra e così via.
Avrebbe inventato le lettere dell'alfabeto. Ora tra tutte queste cose citate ci sono anche degli animali, quasi come se Dio avesse predisposto fin da principio che gli animali dovevano essere protagonisti di determinate vicende dell'uomo. Vi sto dicendo queste cose perché vi avviciniate se ne avete voglia alla comprensione del testo biblico in forma globale. Noi occidentali leggiamo male il testo biblico perché siamo abituati a leggere i testi cercando subito l'assassino, come va a finire come se si trattasse di un romanzo, di una novella. Non è così. Il testo biblico è pieno di significati che vanno ricercati con molta meditazione e facendosi molte più domande rispetto alle risposte che possiamo fornire.
Per concludere vorrei dire che il grande Maimonide, siamo nel XII secolo, uno dei più grandi pensatori ebrei, sosteneva, si domanda questo: come si fa a credere in Dio?
Secondo il testo biblico, lo scopo della creazione dell'uomo, perché Dio ha creato l'uomo?
Non lo sappiamo questo, ovviamente Dio non lo ha mai detto, ma possiamo intuire da certe espressioni che sono ricorrenti nel testo biblico, Dio ha creato l'umanità allo scopo che l'umanità pervenga - leggete Isaia - alla conoscenza di Dio. Conoscere Dio, attenzione la parola conoscere nell'ebraico biblico non ha il significato di avere delle nozioni ma CONOSCERE significa compenetrarsi dentro un qualche cosa.
Entrare dentro quella certa cosa, non è senza significato che il verbo conoscere viene adoperato per indicare i rapporti coniugali, i rapporti sessuali. Si dice che un uomo ha un rapporto con una donna quando un uomo conosce quella donna, conosce cioè c'è una penetrazione ma non solo fisica, anche spirituale, questo è il conoscere. Orbene Isaia parlando del Messia dice ... il Messia si realizzerà quando tutti gli uomini arriveranno alla conoscenza di Dio, una conoscenza così completa come l'acqua copre il mare, il mare è fatto di acqua.
Quindi completa, cioè conoscenza di Dio nel senso di compenetrarsi in Dio, di intuire qual è l'essenza, non si può andare molto più avanti. E come si fa ad arrivare a questo? Qual è lo strumento? Come si può insegnare questa cosa a qualcuno? Ebbene Maimonide risponde: guarda il firmamento, se tu guardi il firmamento cominci a renderti conto che quelle poche cose che vedi del firmamento - noi non vediamo quasi niente rispetto al creato - non può non essere opera di una mente superiore.
E vorrei concludere con un altro passo biblico che viene interpretato in un modo, vorrei che lo interpretaste voi a un certo momento. Una delle prime volte in cui Dio si rivela ad Abramo.
Abramo ha scoperto Dio, ha scoperto il monoteismo, l'inventore del monoteismo, a un certo momento ha avuto dei contatti con la divinità e in un colloquio drammatico avvenuto in circostanze un po' speciali, forse Abramo era addormentato o addormentato nei sensi, era notte sembra e ... (prima in ebraico) una sonnolenza cadde su Abramo.
E Dio si rivolge ad Abramo e gli dice la terra sulla quale tu giaci sarà tua e della tua discendenza.
E Abramo si permette di mettere in dubbio queste parole di Dio e osa parlare con Dio facendo una domanda che non ci aspetteremmo da Abramo. Come faccio a sapere, in cosa posso essere consapevole? Che erediterò questa terra?
Abramo non è convinto, questa terra, tua e dei tuoi discendenti, ma quali discendenti? Lui non ne aveva ancora. Ma come faccio a saperlo? Voglio una prova e Dio gli dice: Guarda verso il cielo e conta le stelle se puoi farlo. Quella sarà la tua discendenza. Ma lasciamo stare la seconda parte della frase, guarda il cielo.
E conta le stelle, guarda le stelle; secondo questo passo biblico è lo strumento che da Abramo in poi ci invita a rispondere alla nostra domanda: come si fa ad avere fede in Dio, o meglio come si fa a conoscere Dio?
A riconoscere questa Divinità. Non c'è modo. Perché Dio è incommensurabile e noi siamo viceversa limitati. Se guardiamo il firmamento, è la stessa cosa che dice Maimonide dal punto di vista filosofico: guarda il firmamento e vedi come funziona il tutto e non puoi non capire che dietro questo funzionamento c'è una mente superiore che ha creato il tutto. Ritorna il nostro incipit di questa sera: guarda la natura, le cose create, tutto quello che è stato creato ha una sua funzione. Non c'è niente che Dio abbia creato e che non serva. Che non faccia parte della sinfonia del creato. Senza dimenticare il fatto che, una cosa che avevo già avuto modo di accennare con voi, che secondo la visione dei nostri maestri il mondo nel quale viviamo, l'universo nel quale siamo immersi non è l'unico e non è il primo.
Questa è una visione non razionale, cioè come passa Dio il tempo? E' una domanda oziosa, Dio passa il tempo creando e distruggendo. In relazione a quanto vi dicevo poc'anzi, crea e poi distrugge.
Cioè tutto quello che crea ha una sua vita, che però poi continua nel senso che quando non c'è più quella ne subentra un'altro. Non c'è niente che è eterno, poi i nostri maestri arrivano in forma un po' autoironica a dire che Dio crea universi che possono essere cronologicamente successivi uno all'altro oppure possono essere paralleli.
Non so se qualcuno di voi ha cognizione della teoria delle stringhe nella fisica, no, noi siamo molto orgogliosi del nostro universo ma non è detto che siamo gli unici a esistere, e sempre secondo questi nostri maestri che dicono delle cose che non stanno in piedi, che provocano dal punto di vista razionale ma che contengono un pensiero molto profondo, il nostro universo pare che sia il settimo tra quelli creati da Dio.
Perché sette è un numero caratteristico e pare che abbiamo l'ardire di pensare che sia quello che dura più a lungo di tutti gli altri. Gli altri li ha distrutti prima. Poi faremo anche noi questa fine, anche il nostro universo finirà e poi sarà sostituito da un altro, ma l'universo nel quale noi siamo immersi dura più a lungo di quanto siano durati quelli precedenti per un motivo: in questo universo Dio si diverte di più. Scusate.
Si diverte, perché in questo universo c'è l'uomo. Negli universi precedenti non c'era l'uomo e quindi era una noia. L'uomo è un partner di Dio, un qualcuno pensate alla storia di Abramo, abbiamo appena accennato o alla storia di Mosè. Queste persone che profondamente intrisi di fede di consapevolezza perfetta nei confronti di Dio però osano contestare Dio. Osano contestarlo, Abramo ... non parliamo poi di Mosè che più volte nel corso della sua esistenza critica Dio, talvolta vuol insegnare a Dio quello che deve fare. E questo per Dio è un elemento, se posso adoperare questo linguaggio, di orgoglio. Perché il vedere che la propria creatura gli sta di fronte, si misura con lui in forma dialettica, è quasi un orgoglio. Dicono i nostri maestri che l'essere umano è geloso di tutti ma non dei figli e degli allievi. Perché se mio figlio è più bravo di me questo non suscita in me sentimenti di gelosia anzi di orgoglio. Se ho un allievo ed è più bravo di me questo è una lode che indirettamente ricade anche su di me. Quindi si attribuisce a Dio una cosa di questo genere.
Però la fine è segnata. Notate anche che queste affermazioni che vengono fatte dai nostri maestri in parte corrispondono poi anche a certe ipotesi sostenute dalla scienza. La quale sostiene che, non so se è vero è una ipotesi, l'universo è nato dal famoso Big Bang. Cosa è successo? C'era una parte ... non fatemelo spiegare perché non sono capace. Il tutto è nato da, dice un nostro grande filosofo, da un granello di senape.
La creazione primordiale era un qualcosa di infinitamente piccolo, che a un certo momento dotato di una energia interna molto forte è esploso e ha dato origine a tutte le nostre galassie. Questa esplosione ha dato origine al creato, però verrà un momento in cui gli effetti di questa esplosione cesseranno e comincerà il processo inverso. Ci sarà una contrazione di tutta la materia, che farà un'opera di riavvicinamento, di riaccostarsi a quello che era l'origine e ritornerà ad essere il famoso granello di senape ... e in attesa di un'altra esplosione.
E' tutto molto bello questo, questo concetto della creazione continua di Dio che crea e distrugge ma poi ricrea, vedete che si avvicina in qualche modo a determinate ipotesi formulate dagli scienziati. Io vi devo salutare ragazzi perché sono in ritardo.
Dal pubblico: Dio mantiene ciò che dice. Dio quando dice una cosa, poi la mantiene. Mi pare proprio di sì.
Io voglio chiedere solo una cosa: queste dieci cose più le quattro cose, dove si trovano dal punto di vista scritturale?

Dunque, c'è un'opera chiamata MISHNA' che è un'opera letteraria che contiene le leggi orali, mette per iscritto quelle leggi che fino a quel tempo, II secolo dell'era volgare, erano state trasmesse oralmente.
Glie le posso anche leggere, adesso naturalmente non lo trovo.
In questa MISHNA' c'è un trattato che va sotto il nome di Trattato dei padri è l'unico trattatello molto piccolo, sei capitoli, nei quali non si parla di normativa ma si parla di sentenze, le massime dei padri e sono delle sentenze di sapienza spicciola.
E qui si dice delle cose create da Dio all'ultimo momento.
Ecco guardate, forse lo trovo. Le dieci cose sono queste create al crepuscolo:
1) La bocca della terra. Cos'è la bocca della terra? Nel testo biblico si dice che a un certo momento c'è stata una ribellione del popolo ebraico nei confronti di Mosè, questa ribellione nonostante i tentativi di Mosè di sedarla e cercare accomodamenti ecc. i ribelli continuavano nella loro azione contestatrice nei confronti di Mosè e la terra ha aperto la bocca e li ha inghiottiti - questa voragine era lì pronta a inghiottire quelli che contestano per contestare;
2) il pozzo di Miriam; è la sorella di Mosè, secondo la tradizione era esperta di acqua - e quando gli ebrei nel deserto avevano sete lei rimediava; c'era una specie di pozzo che la seguiva sempre, lei era collegata con un pozzo che lei riusciva a trovare, miracoloso;
3) la bocca dell'asino (ne abbiamo parlato prima);
4) l'arcobaleno;
5) la manna del deserto (questa sostanza nel deserto che è durata per quarant'anni, scendeva dal cielo ecc. doveva essere mangiata entro certi tempi se no imputridiva);
6) la bacchetta di Mosè (era il bastone di Mosè con il quale batteva le acque per fare dei miracoli);
7) lo SHAMIR era quel vermiciattolo di cui vi parlavo;
8) la scrittura (è stata inventata da Dio, le lettere esistevano adoperate per creare ma la forma delle lettere
l'ha inventata lì);
9) le tavole della legge (quelle che contenevano i comandamenti)
10) la sepoltura di Mosè (Mosè è stato sepolto in un posto dove non sappiamo - ma si dice che Dio lo seppellì in una vallata delle montagne ma non sappiamo dove e questo sepolcro per Mosè era già predisposto). Guardate che sono tutte cose che ci porterebbero lontano. Perché non si desse troppe arie, Mosè poteva pensare, ma io sono immortale, sono ... poi quando è morto a 120 anni stava molto bene quindi non si aspettava che sarebbe morto, per tutti noi c'è un sepolcro che ci sta aspettando.
11) Finalmente il montone, e finalmente una espressione molto difficile da capire
12) la tenaglia fatta con la tenaglia. Se ci pensate bene, come ferro batte ferro commentano dall'uditorio, qualcosa di questo genere. Come se Dio avesse preparato delle cose che sarebbero servite all'umanità.
Ha creato l'uomo ma gli ha anche dato degli strumenti per sezionare la pietra. E gli strumenti di metallo per essere creati hanno bisogno di un altro strumento, se io non ho uno strumento di metallo non posso creare un altro strumento. Ha creato il primo strumento. Vai avanti tu, ma l'input ce l'avrebbe dato Dio.
Quando hanno scritto tutte cose? chiedono dall'uditorio.
Erano cose che probabilmente si tramandavano da generazioni ma messe per iscritto all'incirca nel II secolo. Però era una tradizione che circolava da decenni o forse da secoli. Solo che era trasmessa oralmente. Secondo secolo, sì. Però ripeto era qualcosa che pre-esisteva da prima, non l'hanno inventato in quel momento.
10
Mi scusi, e le altre quattro cose? Sì, non erano quattordici quelle che avevo detto? Se le dico tutto, lei poi non mi chiama più qua. Notate quattordici - 14, YAD la mano, questa mano. Gli insegnamenti si intrecciano.
Il testo del Pentateuco finisce, me lo fa leggere, dice che ... gli ultimi versetti del testo:
non è mai sorto un profeta in Israele come Mosè il quale Dio ha conosciuto stavolta è Dio che conosce un uomo faccia a faccia cioè parlavano con un rapporto personale ... per tutti i miracoli e i prodigi che l'Eterno gli ha mandato a fare perché li mettesse in pratica nella terra d'Egitto alla presenza di Faraone, di tutti i suoi servi e di tutta la sua terra e non è mai sorto uno come lui in ebraico per tutta la mano forte e per tutto il grande timore che Mosè mise in pratica agli occhi di tutto Israele.
Quindi Mosè era famoso per la mano forte, mano forte vuol dire che ha condotto il popolo con energia e dovete sapere che questa cosa poi, mano forte, è stato preso questo versetto dal grande Maimonide, il quale ha scritto un libro di normativa ebraica e l'ha intitolato LA MANO FORTE perché il Maimonide si chiamava Mosè, Mosè aveva la mano forte nel senso che aveva guidato il popolo, io con una mia azione ho fatto un libro che praticamente ripete, spiega quali sono le normative che il popolo ebraico deve mettere in pratica.
Ragazzi vi debbo salutare perché è buio. Scusate il ritardo.

Trascrizione a cura di Pierluigi Felletti.
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