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Il Talmud – seconda parte
(Rav Luciano Meir Caro)
Sarà già un grande successo se sarete presi da una forma di curiosità per approfondire l'argomento, che richiederebbe molto più tempo di quello che abbiamo a disposizione.
Dobbiamo parlare del Talmud...cos'è il Talmud...è un libro, è un'opera letteraria, ha questa caratteristica, non sappiamo assolutamente come definirlo, perché sono state proposte una quantità di definizioni ma nessuna di queste è esaustiva. E' stato il libro che senza ombra di dubbio è stato il più vilipeso, il più bruciato pubblicamente, il più cancellato, colpito da critiche quasi sempre infondate e oggetto di roghi a tonnellate, perché si riteneva da parte della Chiesa nei secoli oscuri che contenesse delle cose obbrobriose e che fossero in contrasto con la dottrina della Chiesa, niente di più falso.
Si è conservato fino a noi miracolosamente, è un libro di difficile lettura, anzi non voglio nemmeno adoperare questa espressione “lettura”, non è un libro che si legge, è un libro che si studia, che si medita, che si affronta con molta pazienza e molta delicatezza.
Che cos'è? Si è tentato di dare delle definizioni. Qualcuno ha detto che è un codice , un trattato della storia ebraica, un trattato di antropologia, di teologia, filosofico, tutte queste cose ci sono e molto altro, per cui non siamo in condizioni di dare una definizione precisa. Qualcuno dice “è una letteratura completa”.
Io amo presentarlo sotto questo aspetto, è la fotografia del complesso culturale ebraico, che riguarda un periodo di tempo che è intorno ai 600-700 anni...è come se noi prendessimo una certa realtà, una cultura e volessimo trasmettere tutti i principi di questa cultura, quelli seri, quelli meno seri, tutto in un testo di difficilissima lettura però, perché è scritto in una lingua strana e non si può leggere, nessuno può pensare di leggere questo libro senza affrontare pagina per pagina con molta pazienza.
Se qualcuno fosse interessato ad acquistare una copia in italiano, non l'acquistate per metterlo in un armadio, perché avete una sorta di impegno morale poi ad affrontarne la lettura con molta calma.
Il prodotto di un'attività di un millennio, di un'attività spirituale, intellettuale e culturale del popolo ebraico che ha riguardato molte molte generazioni, una specie di università in forma letteraria. Cerco di spiegarmi: la cultura ebraica è poi fondata sul testo biblico, noi dalla Bibbia traiamo tutta la nostra identità, tutto quello che sappiamo, le normative che devono interessare la nostra vita quotidiana, le ideologie, tutto praticamente, direttamente o indirettamente, sempre attraverso lo studio.
Detto questo va ancora soggiunto e ne abbiamo parlato più volte nei nostri incontri precedenti, la Bibbia è vero che si legge e si capisce quello che c'è scritto, però va interpretata perché contiene dei principi generali molto generici che vanno calati nella realtà quotidiana di ogni generazione.
Lo afferma la Bibbia. Quando avrete dei dubbi sull'interpretazione di un passo, rivolgetevi ai saggi della vostra generazione, i quali vi daranno la risposta ad eventuali vostri quesiti.
Fin da quando la Bibbia ha cominciato a circolare in mezzo agli ebrei, da subito si sono posti dei problemi, come si possono interpretare certi passi, soprattutto nel campo della giurisprudenza, ma anche che cosa possiamo ricavarne per dare alla nostra vita uno scopo positivo.
Si è venuta a creare una forma di Bibbia orale, quindi abbiamo la Torah scritta che intendiamo il corpus del nostro testamento chiamato il vecchio o primo testamento che per noi è il Testamento, costituita dal testo che è immutabile, poi abbiamo una serie di commenti, di discussioni, di delucidazioni per capire come va calato l'insegnamento di questo testo nella quotidianità e si chiamava per l'appunto “legge orale” nel senso che si trasmettevano questi insegnamenti, questo corpo di interpretazioni da padre in figlio o da maestro verso gli allievi e c'era proprio una specie di ritrosia di non mettere per iscritto queste cose perché si pensava che mettendole per iscritto di sarebbero fossilizzate.
Viceversa si voleva che ogni generazione trasmettesse alla generazione successiva gli stessi principi, ma con il linguaggio di quella generazione, adattandola alle situazioni che cambiano di anno in anno, di decennio in decennio.
Le cose sono andate così per diverse centinaia di anni, ad un certo momento da un punto di vista storico è avvenuta la dispersione del popolo ebraico per una serie di circostanze storiche, il popolo ebraico prima concentrato nella sua terra è stato disperso nei vari angoli del mondo e si sono create delle comunità diverse di ebrei nei posti più disparati.
I nostri sapienti del tempo (siamo all'incirca nel I-II secolo dell'era volgare, la distruzione di Gerusalemme ad opera dei romani) i nostri maestri si sono interrogati, hanno dibattuto molto intensamente tra di loro su questo fatto, c'è il rischio che queste comunità deportate o trasferite in paesi molto lontani con passare del tempo, senza avere comunicazioni tra di loro, elaborino una tradizione che poi può essere molto diversa l'una dalle altre. Gli ebrei che stanno nella penisola iberica sono sicuramente influenzati dalla cultura esistente nella penisola iberica che necessariamente è diversa da quella degli ebrei che abitano in Babilonia e nell'Iraq, in Egitto, in India, etc.
Dobbiamo cercare di uniformare quella che è la tradizione di oggi in modo che si possa tutti partire da una base comune.
Qualcuno sosteneva NO perché il fare questo tentativo significa riconoscere che la dispersione è lunga nel tempo, gli ebrei hanno sempre sperato che questa dispersione finisse rapidamente, che ci fosse la possibilità di riunire tutto il popolo ebraico nella sua terra com'era una volta. Si sono create queste due correnti di pensieri che hanno dibattuto.
Prendete due ebrei e la prima cosa che fanno è quello di discutere tra di loro tra idee diametralmente diverse. Con un grosso lavorio è stata accettata la prima delle ipotesi: sì la diaspora finirà, il popolo ebraico sarà sicuramente riunito di nuovo nella propria terra, ma questo è un qualche cosa che è lontano nel tempo, praticamente si è verificato due mila anni dopo la dispersione con la creazione dello stato di Israele, ma persistono le varie comunità del mondo, la speranza, l'aspettativa è che si riconcentrino di nuovo com'era una volta, ma questo è un dato che non sta a noi analizzare.
Nel secondo secolo dell'era volgare si sono riuniti i più grandi maestri dello scibile ebraico e hanno redatto un testo con molta difficoltà che conteneva in modo telegrafico i principi fondamentali della normativa ebraica, cioè qual'era il modo di interpretare il testo biblico e l'hanno messo per iscritto e ne è risultato un'opera molto importante chiamata Mishnah che significa dalla radice š-n-h (in ebraico:שנה) “due”, cioè ripetizione, cioè si è messo per iscritto tutto quel materiale giuridico normativo che era stato trasmesso oralmente prima. Ne è risultata un'opera che comprende sei volumi, ma di carattere quasi esclusivamente normativo, divisa in sei grandi volumi di cui il 1° parla delle norme che riguardano l'agricoltura, il 2° riguarda le celebrazioni delle festività, il terzo parla delle donne nel senso del diritto matrimoniale, il 4° parla del diritto penale e civile, il 5° e il 6° parlano di cose un po' più lontane dal nostro panorama, cioè come era celebrato anticamente il culto nel santuario di Gerusalemme che ormai era stato distrutto, come funzionava questo santuario e com'era il modo di celebrare la liturgia. Questo testo scritto da grandi specialisti (in termini molto telegrafici) con un linguaggio da grandi professionisti, chi non è professionista si muove molto male, è un ebraico classico.
La disamina nelle varie accademie ebraiche parola per parola, riga per riga, che si è protratta per qualcosa come circa 400 anni e questa discussione è avvenuta parallelamente in due tronconi della popolazione ebraica. C'era una grande comunità ebraica in Babilonia, corrispondete all'attuale Iraq, forse la più grande concentrazione ebraica in senso numerico, ma anche nel seno del prestigio degli studiosi e delle accademie che esistevano e viceversa un'altra comunità ebraica che si trovava in Terra d'Israele, meno consistente dal punto di vista numerico e anche per motivi contingenti anche di maestri meno preparati che hanno delle preoccupazioni molto pesanti di vita quotidiana.
Nelle accademie di Gerusalemme, anche se la cosa non è avvenuta specificamente a Gerusalemme, ma in città vicine come Tiberiade è cominciata la disamina di questo testo della mishnah, una disamina che è durata 400-500 anni con ovviamente maestri che si cambiavano nel corso delle generazioni e qualcuno provvedeva in tutte queste riunioni a stenografare redigere un verbale di quello che si stava dicendo, che messi tutti insieme hanno costituito il talmud babilonese, i verbali delle discussioni avvenute in terra d'Israele sono venuti a costituire il talmud di Gerusalemme, anche se ripeto non era specificamente la città di Gerusalemme.
Immaginate un tale che scrive i verbali, ma li scrive in qualche modo stenografando. Pensate ad una riunione qualsiasi di condominio, nel quale ci fosse qualcuno che registra su una cassetta tutto quello che viene detto e poi qualcuno che nella generazione successiva voglia trascrivere quello che lui ascolta e che lo metta per iscritto, però nel linguaggio del tempo che era lingua quasi inesistente, una specie di dialetto che comprendeva aramaico, ebraico, altri dialetti locali e parole greche, persiane, latine, c'è un po' di tutto. Già capire la lingua è un grosso problema, era la lingua parlata e questa trascrizione avveniva senza assolutamente interpunzione, cioè senza mai metterci dei punti, non sappiamo dove finisce la frase dove comincia quella successiva, se si tratta di una domanda o se si tratta di una risposta, tutto trascritto di seguito. Cercate di pensare una discussione qualsiasi, facevo l'esempio del condominio e tutto quello che viene detto senza dire chi sta parlando e cosa sta dicendo, trascrive semplicemente parola per parola.
Chi legge tutto questo, non capisce proprio niente.
Abbiamo la difficoltà della lingua nella quale è scritta e la difficoltà di capire di chi sta parlando e di che cosa stanno parlando. Se ci sono delle domande, se ci sono delle affermazioni, partendo dalla mishnah, da una passo che trattava di norme di carattere giuridico. Mentre parla di queste cose come avviene si tergiversa, si parla di altro, un altro interviene con un altro argomento, quindi c'è un po' di tutto, veramente una serie di argomenti intrecciati fra di loro che è difficilissimo scindere, capire di che cosa stanno parlando e di chi sta parlando, per cui ogni pagina va affrontata con una grande attenzione cercando di ricostruire l'atmosfera di una discussione di un tavolo dove sono presenti dalle generazioni successive a Mosè fino alla nostra.
Come se fossero presenti in carne ed ossa qua davanti, quasi mai della loro discussione c'è la risposta definitiva.
Il corso è sempre aperto e si pone il problema, uno dice una cosa, l'altro ne dice un'altra, e leggendo ogni pagina dobbiamo cercare di rientrarvi, immaginare l'atmosfera che si è verificata al di fuori del tempo e dello spazio, dobbiamo ricostruire tutto quello che è stato detto. Capita molto spesso che leggendo mezza pagina, capiamo le cose in un certo modo e da un certo momento non funziona più, significa che abbiamo confuso una domanda con una risposta, che un tale ha smesso di parlare e ha cominciato a parlare un altro, immaginate questa cosa, di prendere una riunione qualsiasi umana e di registrare tutto senza mai mettere punti e lì c'è tutto.
Per cui il talmud è risultato che registra le discussioni che sono talmente complesse, questa trascrizione ha dato origine a 19 volumi di cui questo è uno, lo mostro dal punto di vista visivo, ma non si può leggere...per esempio leggo a caso... si sta parlando di matrimonio, cosa vuol dire se un tale sposa una donna ma non allo scopo di sposarla, cioè compie nei confronti di una donna delle azioni, una donna consenziente, che di solito avvengono tra marito e moglie, ma non sappiamo noi dall'esterno se lui vorrebbe sposarla oppure se avevano tutt'altre (intenzioni). Ci sono una ventina di pagine senza punti, fittissime...dobbiamo determinare che cosa vuol dire avere un rapporto tra un uomo e una donna...quand'è che possiamo dire che è avvenuto questo rapporto, quando si toccano, quando portano a termine un atto di carattere coniugale e qual è la discriminante in cui possiamo dire questo è veramente avvenuto questo atto sì o no, compiuto o non compiuto, un bacio e anche un bacio come volete voi, quello semplicemente appoggiando le labbra sulla fronte di una signora o viceversa oppure baciandosi in bocca, è un atto sessuale? Significa qualche cosa dal punto di vista normativo, perché c'è stato questo rapporto sì o non per determinare se si tratta di adulterio, se non si tratta di adulterio e una quantità di questioni e discutono e ognuno dice la sua, poi parlando di queste cose si tergiversa e si va a parlare di tutt'altra cosa. Quando la discussione assume delle connotazioni da cui non se ne esce, muro contro muro, non si riesce a trovare il bandolo della questione, qualcuno interviene e dice e cambia completamente discorso “a proposito di quel tale, quel rabbino cui si attribuisce una certa posizione, vi posso raccontare che questo rabbino faceva...” si parla di altre cose che non c'entrano niente e si cambia completamente argomento per cui si comincia un argomento e poi per pagine, pagine e pagine si parla di tutt'altra cosa in cui c'è di tutto, questioni di carattere normativo e questioni di folklore, di storia, di idee che circolavano, è veramente una ginnastica però sempre con la difficoltà di capire questo testo e di seguire e dopo un po' che ci si abitua ad un certo momento conosciamo i membri di queste discussioni ed è come se li avessimo davanti, nonostante che si tratti di persone che hanno discusso a distanza di 300 anni l'uno dall'altro, però l'argomento era sempre quello, pur sviscerato da tutti i punti di vista, quasi mai c'è una soluzione che è sempre lasciata alla generazione successiva perché sono i problemi che vediamo così adesso e voi andate avanti.
19 volumoni di difficilissima interpretazione, non si legge, ma si studia e molto spesso nel corso dello studio risulta che ad un certo momento non abbiamo capito niente e dobbiamo ricominciare da capo e vedere da dove abbiamo sbagliato.
Per cui la lettura del Talmud è una lettura sui generis, tutta speciale e sono stati fatti dei tentativi di tradurre tutto o una parte in lingue nostre, quindi ci sono stati tentativi più o meno riusciti in inglese, in tedesco, in francese, non esisteva una traduzione in italiano.
Nel 2011 per iniziativa del rabbino di Roma è venuto questo pallino, perché non proviamo a fare il talmud in italiano e lui stesso è partito e lo dice molto onestamente pensando di dire una sciocchezza, un qualche cosa che non stava in piedi da nessun punto di vista, ne ha parlato con alcuni suoi collaboratori e se ne è parlato a livello di autorità nazionale italiana, ministri, persone di cultura e si è detto “perché no?” e ne è risultato un qualche cosa che non credeva nemmeno lui, questa iniziativa di tradurre il talmud babilonese in italiano con un'opera colossale spaventosa alla quale all'inizio non ci credeva nessuno, che ha visto la partecipazione di un qualcosa come 300 esperti di tutti i settori, di tutte le tendenze di tutte le religioni che hanno messo a disposizione la loro cognizioni per cercare di tradurre. Ne è è risultato un'opera di cui è uscito il 1° volume che non registra, non traduce il 1° volume del talmud stesso, ma hanno scelto il volume che va sotto il nome di Rosh haShanà, cioè il Capodanno perché sembrava augurale tanto perché è uno dei trattati forse un po' più facile.
Lo apro a caso e posso provare... “perché una legge è una legge per Israele da cui impariamo soltanto che il giorno del giudizio per Israele, da dove impariamo che lo è anche per gli altri popoli?” Dalla parte finale di un versetto infatti il testo biblico ci insegna di un giudizio...se volete capire qualche cosa dovete cominciare da capo e immaginare che pone il problema e come poi viene sviluppato e come viene interpretato nel corso, comunque è stata fatta quest'opera alla quale onestamente non credevo nemmeno io, credevo fosse qualcosa di assolutamente irrealizzabile e viceversa è stato fatto un lavoro eccezionalmente serio con una quantità di ...pensate che hanno messo a disposizione una quantità di conoscenze di personaggi i più diversificati, di strumenti di carattere tecnico, hanno sottoposto ad un esame computerizzato le terminologie usate tenendo conto di cercare il significato di certe parole in certi ambienti piuttosto che non altre e cercare da che lingua deriva...è stato fatto un lavoro molto serio. E' uscito il 1° volume che stranamente ha avuto un successo molto notevole, un po' per la curiosità, perché appena adesso si parlava del talmud come un'opera sconosciuta, piena di sciocchezze o di punti di vista contrari alla Chiesa. Per questo era pericolosissimo negli anni bui della nostra storia possedere un talmud, perché ogni tanto saltava fuori il Pontefice di turno il quale ci ha proibito di leggere queste cose e anche solo detenerle. E' avvenuto in vari paesi, in Italia in modo particolare e in varie città, che ogni tanto venivano requisiti dagli ebrei tutte le copie esistenti, si portavano in piazza e con grandi festeggiamenti si bruciavano senza tener conto di cosa significa il bruciare un libro. Per cui si è anche conservato il talmud fino a noi in forma quasi miracolosa e una nostra carta d'identità perché noi leggendo il talmud ci riavviciniamo a quella che era la cultura ebraica elaborata da persone molto speciali.
Il talmud se noi volessimo prendere tutto il materiale, leggere il talmud significa navigare nel mare del talmud, come entrare in un mare dove si cerca di capire qualche cosa. Il talmud dicevo è costituito dal punto di vista da due argomenti trattati che si intrecciano: uno chiamato Halakhah cioè quando i nostri maestri parlano esclusivamente di normativa di come si interpreta, poi tutto quello che non è Halakhah quando si parla di altre cose, di leggende di miti di storie, tutto quello non è normativo però è un qualche cosa che fotografa una situazione culturale dei vari periodi a cui ci si riferisce.
C'è un po' di tutto. Non vorrei approfondire sugli aspetti solo tecnici, non so nemmeno io come proseguire questa mia esposizione. Volevo aggiungere questo elemento che su qualunque cosa si voglia discutere i maestri sono sempre in disaccordo, perché è proprio un punto di vista e anche chi non è in disaccordo finge di esserlo per stimolare la controparte a riflettere maggiormente sulle cose e l'atteggiamento generale nei confronti di queste discussioni è che se le discussioni sono animate soltanto dal desiderio di capire di più, hanno un valore quasi religioso, nel senso che lo sforzo che l'uomo fa di mettere a disposizione le sue facoltà intellettuali per cercare di interpretare la Parola di Dio è lodevole comunque perché è un anèlito verso l'Alto e anche se i pareri sono discordanti, non è importante chi ha ragione, chi ha torto, l'importante è che ci venga insegnato a considerare il testo biblico come fonte inesauribile di insegnamenti.
Vi posso riferire un elemento di cui abbiamo già parlato più giovani quando eravate più giovani, si sta discutendo di un aneddoto quasi, di un passo biblico di difficilissima interpretazione e ci vengono presentati vari pareri, ad un certo momento nel corso della discussione uno dei partecipanti sostiene “Ho ragione io, perché io ho ricevuto l'insegnamento da un maestro più prestigioso del vostro”, un altro maestro interviene e dice “No, il mio maestro era più prestigioso del tuo” e così si comincia a discutere quali sono i meriti dei maestri delle generazioni e non se ne viene fuori e ad un certo momento dicono lasciamo perdere, perché questo argomento non ci porta da nessuna parte, chiediamo il parere di Dio, siccome Dio è l'autore del testo e poi si discute ampiamente e qualcuno riporta un passo biblico che si trova nel libro del Deuteronomio che è il quinto libro del Pentateuco nel quale si dice “bashamayim”, cioè la legge di Dio non è in cielo, vuol dire che Dio ci ha dato questa legge, ma non la tiene lui, l'ha data a noi con l'impegno da parte nostra e noi dobbiamo elaborarla e cosa pensa lui non ce ne importa e lui l'ha data a noi, perché noi impariamo qualche cosa con le nostre forze, con le nostre debolezze, con i nostri punti di vista, con il nostro sforzo e quindi qualcuno dice il parere di Dio non ci importa e un altro dice che questa è bestemmia, io chiamo a testimone Dio, l'interpretazione che suggerisco io è quella vera.
Guardate quella finestra (è un aneddoto molto famoso) vedete ci sono delle piante che si intravvedono appena, se queste piante cominciano a camminare vuol dire che Dio dà ragione a me, tutti si voltano e le piante cominciano a camminare; un altro dice che è irrilevante perché se ho ragione io, chiedo anch'io la testimonianza di Dio che il fiume che si vede dall'altra finestra faccia deviare il suo corso, tutti si voltano e il fiume cambia corso, quindi non se ne viene fuori perché sono due prove contrastanti e si ritorna, comunque qualunque cosa pensi Dio e pare che sia in disaccordo con se stesso non ci importa, dobbiamo venirne fuori noi. Poi il testo continua sempre in forma ironica e ci viene presentato niente meno che il Padre eterno assiso nel suo trono celeste al quale si presenta un angioletto, che gli dice e si rivolge al Padre eterno con molto senso di rispetto: “Signore Dio ma non ti pare di essere stato scorretto nei confronti dell'uomo, prima dai ragione a uno, poi all'altro e non ne vengono più fuori, e Dio risponde: “Hai ragione anche tu”.
Inoltre, una seconda versione della cosa si presenta: questo Dio che è assiso nel trono celeste (è una personificazione di Dio anche irriverente) che sorride, sostenendo: “I miei figli mi hanno battuto”, cioè Dio si compiace nel fatto che i suoi figli... cioè noi ci mettiamo in contrasto persino con lui, orbene per un padre o per un maestro rendersi conto che i suoi allievi sono più bravi di lui, è un qualcosa che dà soddisfazione, non c'è gelosia, è quello che Dio vuole da noi, che tiriamo fuori le nostre energie.
Ecco questo è il talmud, posso dire al mio partner “non hai capito niente”, ma lui può dire la stessa cosa nei miei confronti perché il talmud è un qualcosa di aperto, dalla quale si ricorre molto spesso alla casistica e anche all'autorità dei maestri che però non è definitiva, il mio maestro è molto bravo e io ho imparato tutto da lui e lui ha imparato a sua volta da un altro, ma ci sono altre catene di maestri altrettanto valide.
Lo studio del talmud che ha caratterizzato il popolo ebraico per secoli, anche in circostanze drammatiche qualche volta quando si era sottoposti a persecuzioni ha fatto sì che gli ebrei non che siano più intelligenti degli altri, ma che abbiano affinato il loro senso della critica, della discussione per la discussione, forse in forma più pregnante di quello che è avvenuto in altre culture. Partecipare ad una discussione è un qualcosa che per noi è il nostro sport nazionale.
Potrei cercare di leggervi qualche cosa ma ho pensato di darvi una brevissima, un assaggio di quanto ho detto fino adesso.
La condizione della donna, le donne sono superiori, inferiori, uguali a noi...e si parla di questo argomento visto dalle varie ottiche e sapere che secondo le interpretazioni dei maestri accettata fin'ora le donne sono esentate dal mettere in pratica quelle normative che sono costituite da regole che sono positive o negative, positive quando il testo ci impone di fare qualche cosa, negative quando ci vieta di fare qualche cosa, non c'è nessuna distinzione fra uomini e donne per quanto riguarda le azioni negative, tutto quello che è proibito agli uomini è anche proibito alle donne.
Per quanto riguarda le norme positive, le cose che si debbono fare, la tradizione sostiene che le donne sono esentate da tutte quelle norme che debbono essere praticate in un'ora precisa del giorno. Si parte dal presupposto che l'uomo qualsiasi cosa faccia, qualsiasi sia la sua professione, può sempre interrompere questa professione per fare un qualche cosa che gli è imposta dal testo biblico, le donne NO perché se la donna facesse una cosa del genere, metterebbe in crisi l'equilibrio famigliare. Se una donna deve tener conto dei bambini, curare, dargli la merenda portarli a scuola, etc., una donna non può dire mi dispiace ma dalle 8 alle 9 io devo dire le mie preghiere, le mie liturgie, arrangiatevi! se facesse questo va in crisi il nucleo famigliare, per cui se c'è una norma positiva che va eseguita in una certa ora del giorno le donne sono esentate.
Sembra tutto bello e carino, ma non è vero perché poi si dice che non sono esentate da quelle norme positive nelle quali c'è un collegamento stretto con la figura femminile, con la storia delle donne, che è collegato con le donne.
C'è una norma che non è più in funzione ed è caduta in qualche modo secondo la quale le donne non debbano recitare le preghiere stabilite al mattino, pomeriggio, alla sera in ore precise però rimane il fatto che lo devono recitare in ore che non sono precise, cioè io uomo devo dire la preghiera del mattino entro una certa fascia oraria, la donna lo deve fare, però è libera di farlo quando è libera dai suoi impegni famigliari, ma ci sono delle cose che riguardano un uso che le ricorrenze del “capo mese”, cioè quando c'è il novilunio era considerata festa solenne e c'era il divieto di lavorare, poi questa cosa è decaduta con la distruzione del santuario di Gerusalemme e questa roba è decaduta, per quel “capomese” ha soltanto delle implicazioni di carattere liturgico, niente altro, però è stato stabilito che le donne in ogni “capomese”, cioè una volta al mese in relazione al movimento della luna siano esentate dal lavorare, ma non come imposizione, ma come premio, ogni mese io debbo lavorare faccio tutto quello che faccio di solito, la gentile signora viceversa deve scegliersi un'ora nella quale dice “io mi metto a riposo adesso non faccio assolutamente niente” ed è una concessione fatta, in relazione a quello che è successo quando è capitato il famoso peccato del vitello d'oro si racconta che i nostri padri usciti dall'Egitto dopo poche settimane Mosè era salito sulla montagna e decidono di farsi un bell'idolo e non hanno capito niente tanto per cambiare e si sono messi ad adorare il vitello d'oro. L'adoravano tutti, ma la tradizione vuole le donne NO, le donne non si sono macchiate di questo peccato di idolatria, per premio abbiamo dato un'ora di libertà una volta al mese. Le cose sono concatenate, cioè anche una cosa capitata due-tre quattromila anni fa, deve aver ripercussione sulla vita attuale.
Parlavo sempre delle donne, le donne non sono obbligate a certe cose, a certe condizioni, qualcuno pensa che le donne siano tenute in secondo livello come loro devono mettere in pratica meno precetti è un premio o è una discriminazione? Comunque detto questo, ci sono dei maestri che discutono di questo argomento e alcuni dicono ”E' proibito insegnare profondamente il testo biblico alla donna”, si deve insegnare ai figli maschi, ma non alle figlie femmine perché le donne tendono con la loro fantasia a metterci qualcosa di loro e a modificare anche senza volerlo travisare il senso del testo, gli uomini sono molto...non è vero niente...qualcuno sosteneva queste cose. Qualcuno sosteneva “Non ha capito niente”, un altro maestro sostiene che l'uomo è tenuto ad insegnare la torah alla propria figlia e inoltre quando uno dei grandi riporta questo caso e vuole dare una lezione di umiltà a un suo allievo, gli disse: “Impara da Bruriah, che era la moglie di un famoso maestro la quale ha appreso in un solo giorno 300 norme diverse con la loro spiegazione, tu sei capace di fare la stessa cosa nello stesso tempo? Quindi abbi un pochino di modestia”.
Bruriah, moglie del famoso rabbino Meir, siamo nel II secolo, uno dei maggiori maestri della sua generazione, era figlio di un noto maestro e prendeva parte alle discussioni degli uomini e molto spesso capitava che il suo parere veniva accettato e non quello dei grandi capoccioni del tempo. Quindi si discute...non c'è una conclusione se la donna lo fa o non lo fa...è aperto, si può continuare aggiungendo tutte le connotazioni che riguardano il nostro punto.
Volevo leggervi un altro passo interessante. Il testo biblico parla di diritto civile, quando un tale causa un danno ad un altro deve risarcirlo e il talmud, sempre cercando di chiosare all'interno del testo biblico le parole, i vari significati delle parole sostiene che per i danni causati da un uomo alla proprietà, ma alla persona si distinguono 5 categorie, chi causa un danno a una persona deve risarcirgli 5 cose...notate la modernità di quello che vi sto dicendo: deve rimborsargli, dargli un risarcimento per il shevet, cioè il riposo forzato, perché per il danno fisico non ha potuto lavorare e gli devo rimborsare il mancato guadagno, le spese mediche, i danni morali...e sono cose elaborate dal I-II secolo ...il giudice deve valutare qual è il livello di disagio che questa persona ha subito a causa del danno che gli ho procurato e va valutato dal giudice tenendo conto di tutta la situazione...se io ho causato un livido in viso a una tale che fa la modella, lei oltre che il risarcimento di tutto quello che dicevo prima, devo anche compensare il suo disagio, era modella, ne risente...se ho dato un calcio nel sedere ad una persona e gli è venuto un livido non credo che mostri il suo sedere e quindi non credo che ci sia questo tipo di risarcimento e in qualche modo va a compensare e conteggiata la sofferenza e inoltre il giudice deve tener conto del difetto che sia più o meno permanente che ho causato ad un altro e lo deve valutare...tutto questo partendo da un versetto biblico che è quanto mai generico e si discute per pagine per arrivare a queste conclusioni.
Vi voglio citare ancora un piccolo passo che fa un po' sorridere...si sta parlando dei doveri del padre nei confronti dei figli...c'è un divertente racconto talmudico in cui un padre scrive nel suo testamento che lasciava i suoi beni al figlio quando egli fosse uscito di senno. Appena quello impazzisce, il figlio ha diritto di adoperarsi e lo ha scritto in un testamento e lo strano testamento venne portato a un consesso di maestri che non trovarono un'interpretazione plausibile, anche se non lo avesse fatto, i beni vanno ai figli...ad un certo punto uno dei maestri salta fuori con un'interpretazione: giunti a casa trovarono questa persona che camminava a 4 zampe con il figlio sulla schiena, i vari maestri rispettosamente attesero fuori per non disturbare il loro maestro... camminando a 4 zampe portando il figlio sulla schiena. Sta bene vedere una cosa di questo genere, più tardi quando gli chiesero il senso del testamento lui rispose loro, voi stessi avete visto con i vostri occhi il significato di ciò che il padre intendeva dire ed egli voleva trasmettere in verità i suoi beni al figlio quando quello a sua volta sarà in grado di prendersi cura dei bambini.
Sembra che sia un pazzo, ma in realtà sta facendo un'azione in cui dimostra di volersi prendere cura dei bambini, quindi si parte anche da aneddoti che possono essere quasi incomprensibili, c'è pure una quantità di cose e vorrei sentire caso qualche domanda da parte vostra e vi ripeto il talmud non si legge, si studia cercando di partecipare, ma non apprendendo dal talmud, ma entrando a far parte di quelli che stanno discutendo e si è sollecitati a tirar fuori il nostro parere...qualche volta il testo del talmud non dà nessuna risposta e conclude con un'espressione, che vuol dire “la cosa rimane senza risposta” e qualcuno le interpreta nel senso che questa cosa ci verrà poi spiegata quando verrà il Messia che sarà dotato di qualità intellettuali particolari per cui lui ci darà la spiegazione, cioè noi uomini non siamo in condizione di fuoriuscire da questo. Pensate che nel talmud si parla anche di cose che erano completamente ...per cercare di venire alla comprensione di ogni caso si parla anche di cose che erano assolutamente impensabili ma soltanto 150 anni fa...pensate si pone il problema di un'inseminazione artificiale ...è possibile una cosa del genere...ed era un qualcosa che fuoriusciva dal loro panorama scientifico e si discute cercando delle casistiche: è mai avvenuto una cosa del genere che una donna abbia partorito un figlio senza avere avuto rapporti con il marito o con un altro uomo?
E se è avvenuta come dobbiamo comportarci, chi è il padre giuridicamente parlando di questo bambino e se identifichiamo chi è il padre, lui ha gli stessi doveri che hanno tutti i padri dei bambini oppure dei doveri diversi, perché non abbiamo la certezza che sia davvero lui il padre e così...tutte le tematiche praticamente, non c'è una tematica del nostro convivere che non trovi un riferimento nel testo del talmud.
A questo punto la palla è nel vostro campo.
1a domanda: Le discussioni sono sempre aperte e non c'è mai una fine o è stata troncata di netto?
Risposta: Lei pone una domanda molto importante, il talmud lascia la domanda aperta pensando che altre generazioni di maestri continuino e poi elaborino una risposta per quella generazione. Purtroppo alla chiusura del talmud nel 500 circa non c'è più stato un consesso di maestri tale che si sentisse autorizzato a discutere sì, ma a dare valore di norma alle conseguenze delle discussioni che avevano fatto. Noi adesso ci troviamo in una situazione molto ambigua e noi abbiamo una normativa che non è stata aggiornata da qualche centinaio di anni, per cui mentre ai tempi del talmud esisteva una forma di codice riconosciuto o scritto o non scritto, oggi noi siamo in una posizione ambigua e succede questo che allorché un ebreo qualsiasi o un gruppo di ebrei o tutti gli ebrei hanno un problema da risolvere si rivolgono a un determinato maestro di loro scelta, per il quale il problema è identificato dai quesiti e dalle risposte...un tale ha un problema e non sa come risolverlo, nei testi non trova risposta, si rivolge al maestro e potrei essere io e si rivolge a me e chiede “come devo comportarmi?” e nel momento in cui lui si rivolge a me, implicitamente accetta la risposta che gli devo dare. La risposta che io gli do, meditata ovviamente, per lui diventa norma, ma questo crea delle discrepanze nel senso che la stessa domanda posta a un altro maestro potrebbe portare a un'altra risposta.
Oggi poi ci troviamo in una situazione ancora peggiore, perché sta subentrando nella nostra tradizione “il fai da te”, perché adesso c'è internet e uno va a cercare tutte le risposte e si sceglie quella che è più congeniale ed è completamente fuori norma. Lo scopo è che io mi rivolgo a un maestro che dal mio punto di vista presenta connotazioni di grande serietà, ma nel momento in cui faccio la domanda mi impegno a mettere in pratica...non posso poi andare da un altro se si comporta così, lui è fuori regola.
Tutto questo in attesa che si verifichi la situazione quella che è stata normale per molti secoli della istituzione di una specie di tribunale, di sinedrio, di parlamento, che sia investito dell'autorità di modificare la legge e di adeguarla al nostro tempo. Per ora questa cosa non c'è, nemmeno a Gerusalemme, ci sono i maestri di Gerusalemme che danno le risposte dal loro punto di vista, ma non c'è un corpus, un'istituzione che sia qualificata a dare delle risposte cogenti per tutti e questo è il nostro problema attuale.
Le discussioni ci sono, ma non arriviamo alla conclusione.
2a domanda: ma allora i problemi attuali come le trasfusioni, i trapianti, l'inseminazione artificiale, l'eutanasia, che sono trasversali e che tutte le religioni devono affrontare?
Risposta: oggi non c'è un corpus che possa dire “si fa così e basta”, quindi ci si regola e ci sono degli incontri tra maestri, ma ci si regola caso per caso.
Ogni maestro è responsabile nel suo territorio e teoricamente non ha il diritto di entrare nel mio territorio e dire che io ho fatto bene o ho fatto male. Naturalmente ci sono gli scambi di idee, ci si consulta, ma non esiste un corpus che abbia l'autorità di legiferare.
Il rabbinato di Israele ha preso a maggioranza una decisione nel riconoscerla, ma io potrei anche non riconoscerla. Questo crea, ha anche gli aspetti positivi della discussione. C'è chi sostiene che il dialogo interreligioso sia una cosa molto bella e che quindi va affrontato, va portato avanti e c'è chi sostiene che è tempo perso e che contiene in sé degli aspetti pericolosi, nel senso che cosa dialoghiamo quando io mi metto dialogare con un cristiano, ci sono dei principi su cui non ci troveremo mai d'accordo, proprio perché partiamo da presupposti diversi e quando un cristiano parla del Figlio di Dio è un qualcosa che noi non riusciamo a capire, assolutamente, qualcosa fuori dalla nostra portata e quindi Figlio di Dio è un qualcosa, ma cosa ci diciamo...gli aspetti pericolosi è che molto spesso questo dialogo viene affrontato dalle due parti e non sempre i partecipanti sono dotati delle conoscenze necessarie per affrontarli seriamente. Ci sono ebrei che partecipano a questo dialogo e non capiscono, non sono qualificati perché non sanno e la stessa cosa per i cristiani che sono animati da intenzioni molto positive, di affetto direi, ma che non rappresentano nessuno se non solo se stessi.
Quindi si discute, c'è chi sostiene “benissimo va fatto, si deve fare ed è produttivo” e chi dice che è tempo perso e anche pericoloso nel senso che noi siamo una minoranza e ci confrontiamo con una maggioranza e rischiamo di essere fagocitati da questa cultura imperante. Poi ci sono...connotazioni di carattere personale e assolutamente discutibili, io mi aspettavo dopo quelle famosi mozioni votate dall'Unesco che sono contro gli ebrei, ma in realtà sono contro i cristiani, ma i cristiani non se ne sono accorti, mi aspettavo una presa di posizione dagli organi della Chiesa che parlasse chiaramente “avete detto una castroneria” e se la Chiesa non ha il coraggio o non ha voglia di farlo, le associazioni di amicizia ebraico-cristiana si chiedessero di che cosa stiamo parlando e che insorgessero, ma la cosa è passata. Mentre debbo dire che è stato riconosciuto che a proposito dello sterminio dei cristiani che sta avvenendo in varie parti del mondo, chi vede in prima linea ci sono le comunità ebraiche che protestano su questa cosa e sono in prima linea perché ritengono che sia giusto non per amore, ma è giusto fare così, ma arrivati ad un certo punto si riconosce di nuovo una differenziazione che non trova un'applicazione nella pratica. Per cui discutiamo pure...c'è sentimento di sconforto, di scoraggiamento poi perché noi siamo una minoranza ed è sempre più sensibile e non serve a niente perché stringi stringi non c'è una partecipazione di fatto, un insorgere...questa decisione dell'Unesco che vuole staccare i luoghi di Gerusalemme dagli ebrei come non esistessero è in realtà finalizzata contro i cristiani e il Pontefice sembra che non l'abbia capito, mi chiedo cos'era Gesù e da dove è venuto fuori.
Il Papa...forse ci vorrebbe anche dal basso che ci si impegnasse...è una discussione molto seria e bisogna guardarci in faccia a mio avviso che quando parliamo di amicizia ebraico-cristiana di che cosa parliamo? Lo dico anche nei confronti del nostro punto di vista, se si tratta di conoscerci va benissimo, ci conosciamo, non abbiamo bisogno di nessuna associazione, ma poi all'atto pratico poi queste cose hanno una ripercussione nella quotidianità, nella pratica? Questo spesso non si sente, non lo percepiamo.
Non c'è niente di negativo, non è che fa male, ma ci si domanda serve a qualcosa? Io sostengo che serva a qualcosa, però non dobbiamo farci illusioni perché le cose stanno così, se ci guardiamo attorno...
Mi domando dove vogliamo arrivare...io cerco di avere un'idea globale e non sono possessore della verità assoluta e chiederemo alla prossima generazione...dobbiamo partire da sapere che cosa vogliamo...si tratta di informazione...oggi non mancano i modi e dal punto di vista teologico ci sono dei contrasti tra cristianesimo ed ebraismo e anche di altre realtà sulle quali possiamo discutere tutto il resto dell'esistenza e non ci arriveremo...
C'è un altro elemento che va detto...io parlo fuori dai denti, ma ripeto che sia ben chiaro che non posseggo la verità assoluta, per cui le cose che dico possono essere benissimo criticate o viste da un'altra angolazione...quando noi facciamo questo dialogo, non parlo di noi che siamo qua, ma qualche volta c'è una mancanza di equilibrio perché le due parti spesso non sono preparate, parlo anche degli ebrei, che sono in buona fede e loro non sono a conoscenza di quello che sono veramente le nostre ideologie, i nostri punti di vista...c'è una grande volontà, un afflato positivo di affetto, di riavvicinamento, ma dal punto di vista delle preparazione non c'è.
L'altro elemento è che lo squilibrio consiste nel fatto che noi siamo per adesso una piccola minoranza nei confronti del mondo cristiano e tra un po' il mondo cristiano diventerà una piccola minoranza nei confronti del mondo islamico e quindi troverete delle piacevolezze e tutti i sospetti che ne derivano e inoltre qualcuno si domanda “se un buon cristiano è veramente un buon cristiano, può prescindere dal suo dovere di convertirmi? Io parlo dell'ideologia, non parlo di voi, il fatto di essere cristiano o di essere musulmano o su un altro piano....i musulmani sostengono che chi non è musulmano non è una persona come le altre, ha un qualcosa di meno e quindi islam vuole dire proprio quell'accettazione ...se sei dentro va tutto bene, se non sei dentro, sei fuori e non vali come uno che è dentro...quindi devi per forza accettarlo questo.
Risposta a domanda su TALMUD.
Dal punto di vista statuale lo Stato di Israele dice di essere uno Stato di ebrei e va tutto bene in quanto la maggior parte sono ebrei, però non ha adottato la normativa ebraica salvo che in due settori ben specifici, il diritto matrimoniale che per quanto attiene matrimoni e divorzi, per tutto il resto è come tutti gli altri e legifera secondo il proprio Parlamento che qualche volta può tener conto dei nostri aspetti tradizionali o può non tenerne conto, quindi non ci sono delle implicazioni precise.
Qualcuno della mia comunità deve rivolgersi a me dicendo: “io voglio il parere” se mi fa la domanda implicitamente, se no non me la faccia.