IL CANTICO DEI CANTICI
Rav Luciano Meir Caro - Ravenna, 16 gennaio 2020
Sono molto contento di essere qua e soprattutto di parlare di un argomento che è un argomento bello. Non ci sono tragedie, non ci sono vicende particolarmente drammatiche e così via. Questo piccolo libriccino, chiamiamolo così, perché fa parte del testo biblico, è saturo, intriso di belle cose. Non ho bisogno di dire qual è il contenuto; comunque si tratta di una raccolta di canti nuziali, oppure collegati con il tema del rapporto tra un uomo e una donna, due giovani che si vogliono bene, che si rincorrono, che vorrebbero stare insieme, che si scambiano complimenti a tutto campo.
Ma l'uomo e la donna di cui si parla potrebbero essere le stesse persone, oppure potrebbero essere anche persone diverse. Cioè, non abbiamo ancora capito se il libro è un qualche cosa di organico, dove si parla di una situazione tra due persone, oppure se è una raccolta di canti nuziali che venivano celebrati, intonati in determinati momenti. Proprio per questo motivo il libro è molto bello anche dal punto di vista letterario. Ma il fatto che ci siano delle espressioni talvolta enigmatiche fa pensare proprio che chi ha scritto il libro o chi ne ha accorpato varie parti diverse, volesse proprio sollecitare da parte del lettore una interpretazione più variegata. Quindi può essere visto da tantissime angolazioni e non parlo dell'angolazione cabbalistica perché se no chissà dove andiamo a finire.
Ma veramente chi legge il libro è molto soddisfatto dal punto di vista anche estetico, dalla musicalità, dalla bellezza, dalla poesia di questo libro. Secondo qualcuno il libro rasenta persino la pornografia. Ma non è vero. Perché tra i due personaggi che si scambiano i complimenti, scorre un amore puro, un amore umano, ma puro, spirituale. E non è nemmeno detto che quando parlano di amore fisico, parlino proprio dell'amore fisico o non piuttosto di una forma di rappresentazione onirica. Cioè è come se loro sognassero che avvenga qualche cosa, ma poi questa cosa non avviene nella pratica. Pensate che un grande maestro del secolo scorso della tradizione ebraica, vissuto dalle nostre parti, Shmuél David Luzzato, vissuto a Padova, sosteneva con una certa difficoltà: “Ho letto tante volte questo libro ma non ho capito niente!”.
Sì, non si riesce a capire!
Tra l'altro è un libro che di religioso sembra non avere niente, perché il nome di Dio non è mai nominato, salvo una volta in modo molto impercettibile. E quindi cosa c'entra la teologia, cosa c'entra la religione? C'entra! E io volevo proprio diffondermi su questo argomento con voi. Cioè dare una lettura molto molto sommaria di alcune interpretazioni fornite al testo biblico da pensatori ebrei. Sempre prescindendo dagli aspetti anche letterari, perché, ripeto, il libro è particolarmente bello anche dal punto di vista della letteratura. Non è poesia, ma forse siamo un passo oltre la poesia.
Il titolo poi è significativo: SHIR HASSHIRIM vuol dire canto dei cantici, cioè il migliore dei canti.
E’ una espressione idiomatica della tradizione ebraica: si ripete un termine seguito dal plurale di quello stesso termine per indicare che è il top. Si dice qodesh haqqoddashìm, la cosa sacra delle sacralità, cioè la cosa più sacra che esista.
Così Cantico dei cantici vuol dire il più bello dei cantici.
Vorrei proprio darvi una indicazione di quella che è la chiave di lettura della nostra tradizione.
Tenete conto che noi partiamo dal presupposto che il testo biblico contiene la parola di Dio che ci dà delle indicazioni sul modo in cui dobbiamo consumare, adoperare la nostra esistenza in questo mondo. Quindi dobbiamo sapere estrapolare dal testo degli insegnamenti che non finiscono mai. Chi dice: “Ho letto questo testo e l'ho capito!”, vuol dire che non ha capito niente. Dovrebbe piuttosto dire: “Ho letto questo testo e sono arrivato a questa conclusione. Però sono sicuro che approfondendo scoprirò altri aspetti del testo, e riuscirò a penetrarci ancora di più dentro”.
Quindi, perché qualcuno ha detto in modo un po' paradossale: Se riuscissimo a capire esattamente tutte le implicazioni del testo biblico il cui Autore è il Padreterno, saremmo padreterni noi.
E questo non avverrà mai. Quindi è una strada in salita quella che noi facciamo nel leggere il testo. Sempre con molta modestia, con molta modestia e molta serietà.
Orbene il modo nostro di interpretare il testo biblico è collocarlo al di fuori anche di una realtà contingente. Quando noi leggiamo determinati passi, noi interpretiamo questi passi che riguardano il passato, il presente e il futuro. Il futuro, che può essere il futuro che capiterà, oppure uno dei tanti futuri che possono presentarsi.
Vi faccio un esempio classico, che ricavo dal Pentateuco.
Alla fine del Pentateuco se ricordate c'è una famosa cantica. Mosè prima di morire elabora una cantica, la famosa cantica di Mosè. Mosè ha fatto due cantiche: una quando hanno attraversato il Mar Rosso e l'altra prima di morire. Tutte e due sono molto difficili.
La prima viene interpretata non tanto come una cantica della gioia di Israele che attraversa il mar Rosso e si salva dagli egiziani, quanto piuttosto come proiezione di qualcosa che avverrà nel futuro. Un qualcosa che è un'esaltazione di Dio di cui capiremo il vero significato soltanto quando si verificheranno determinate cose nel futuro. Ancora maggiormente l'ultima cantica, incomprensibile, direi che è difficilissima da capire, che secondo la nostra tradizione ci presenta il passato, il presente e l'avvenire dell'uomo in questa terra, del mondo, dell'universo.
E' facile dirlo poi a estrapolarlo dal testo è più difficile. La stessa cosa capita per il cantico dei cantici: noi lo leggiamo e si parla dell'amore di due persone, un uomo e una donna ma si parla anche di altre cose. La tradizione ebraica sostiene che è l'amore dell'Eterno nei confronti del popolo d'Israele, la Chiesa dirà la stessa cosa nei propri confronti ... .
Si può parlare dell'amore tra Dio e le sue creature, cioè tutto, il mondo, gli uomini, oppure altre cose ancora. Per cui, volevo segnalarvi questa cosa nel leggere assieme a voi alcune interpretazioni che vi danno la chiave di come può essere inteso il testo. Non dimenticate mai che l'atteggiamento dei nostri maestri nei confronti del testo ha uno scopo preciso, - non va dimenticato questo, se dimentichiamo questo non capiamo quasi niente -, che è quello di offrire ai lettori delle provocazioni.
Vi propongo una interpretazione di quel tale passo che vi lascia stupiti. E voi direte: “Ma come, ma cosa dice? E' una cosa che non sta in piedi!”, eccetera. Bene, lo scopo è di far fuoriuscire il lettore dall'indifferenza, dalla velocità con la quale noi leggiamo. Noi siamo abituati a leggere senza approfondire e quando leggiamo un testo, cerchiamo subito l'assassino. Vogliamo arrivare in fondo. Non è l'arrivo, ma è il cammino che è importante!
Per cui, io vi propongo una interpretazione, sperando che questa solleciti in voi una ribellione. Ma non è vero. Bene, se non è vero cerchiamone un'altra, leggiamo con maggiore attenzione il testo. E il risultato è che io e voi alla fine ne sappiamo di più di prima. Abbiamo fatto una maturazione!
La prima espressione sulla quale voglio fermarmi è il titolo del libro.
Dice SHIR HASSHIRIM: tradotto per il popolo, che siamo noi, significa: Canto dei canti, poesia delle poesie, la più bella delle poesie che è a Salomone.
Salomone, come voi sapete, è stato il terzo re di Israele. All'istituzione della monarchia, il primo re si chiamava Saul, poi è stato sostituito dal re Davide e poi il figlio di Davide, Salomone, ha preso il posto del padre, terzo re. Salomone era notissimo per la sua sapienza, per la sua capacità, eccetera, tanto sapiente che poi è diventato un po' rimbecillito verso la fine dei suoi giorni (capita spesso, eh!).
Tenete conto che, secondo la tradizione ebraica, il libro sarebbe stato scritto da Salomone in giovane età. Quando era giovane ha scritto il libro, perché era giovane e pensava alle donne. Quindi la cosa più importante era approfondire il rapporto uomo-donna.
Poi avrebbe scritto il secondo libro, attribuito a lui, il libro dei Proverbi. Scritto in età matura perché c'erano degli insegnamenti su come ci si deve comportare, quali sono gli errori che non dobbiamo fare, quelli che facciamo di solito eccetera. Il terzo libro, che è attribuito a lui, sarebbe il famoso Qohelet, l'Ecclesiaste, che avrebbe scritto in età avanzata. Secondo qualcuno Qohélet sarebbe un libro di pensamenti, di ragionamenti con un certo pessimismo, ma non è vero. Tutto è vanità!, ripete il testo; non c'è niente che noi facciamo che serva a qualche cosa, eccetera.
Possiamo dire che nessuna di queste tre attribuzioni siano vere, comunque è bello discutere di queste cose.
Ebbene il titolo è già ambiguo. Canto dei canti che è a Salomone. Questo “a Salomone”, può voler dire, può significare “di Salomone”, cioè scritto da Salomone. Ma può voler dire anche “dedicato a Salomone”. Qualcuno ha scritto il libro e lo ha dedicato a lui. Oppure può voler dire cantico dei cantici fatto sulla falsariga di certe opere di Salomone, nello stesso stile.
Oppure fatto nei tempi di Salomone, oppure può essere a Salomone ma chi ci dice che si tratti proprio del Salomone che noi conosciamo? Il termine SHLOMO', Salomone, è comunissimo nel mondo ebraico. Quindi può darsi che sia un Salomone qualsiasi, non necessariamente quello. Bene, quindi il titolo ci lascia già pensare, ci pone delle problematiche. La cosa viene notata dai nostri maestri i quali dicono: Tenete conto anche di questo fatto: quando si parla del libro del Qohelet, l'Ecclesiaste, il testo comincia Qohelet ben David. Non si parla di Salomone, ma che era figlio di Davide. E così, anche i Proverbi parlano di Salomone figlio di Davide. Invece nel Cantico si dice Salomone senza indicare chi è suo padre. Il che significa che quel Salomone lascia un po' a desiderare e viene interpretato non Salomone nel senso di nome proprio ma SHLOMO' che può essere interpretato come “la sua pace”. Pace, sì, perché Shalom vuol dire pace, quindi questo libro che è di colui al quale la pace appartiene.
Quindi scritto direttamente da Dio! Quando si parla di Salomone non si parla del re che l'avrebbe scritto, dell'autore, ma si parla dell'autore che è collegato con il termine Shalom. Perché Dio è pace, pace non nel senso nostro! Attenzione!, perché la difficoltà di tradurre l'ebraico sta in questo: che noi traduciamo secondo i parametri del nostro linguaggio. La pace? Cos'è la pace? Il contrario della guerra. Non è così. Pace, nel linguaggio ebraico, vuol dire completezza: è quella situazione, quando io sono in pace, in cui non ho problemi, non mi manca niente e sono in sintonia con tutto quello che mi sta attorno. Quindi completezza, non mi manca niente, non desidero niente, perché ho tutto quello di cui ho bisogno. Quindi, quando si parla del canto di Salomone o dedicato a Salomone, non significa Salomone, significa di colui che è padrone, il re, l'artefice della pace.
Dunque, quello che voglio proporre fin dall'inizio è un qualcosa di classico ormai risaputo, non vi dico niente di nuovo. C'è stato nel corso dei secoli qualcuno che ha criticato l'inserimento di questo testo tra i libri sacri. Ma cosa c'entra l'amore tra due ragazzi, che voglion fare l'amore insieme, che si vogliono bene, bla bla, con l'insegnamento delle cose di Dio. Non c'entra niente! Non c'entra niente, per cui non sta in mezzo ai libri sacri questa cosa qua! Forse l'hanno cacciato in mezzo ai libri sacri perché è talmente bello che avendolo inserito tra i libri sacri si è conservato.
L'idea era quella: un bellissimo libro dal punto di vista estetico, del significato, eccetera, che non ha niente di religioso; però mettiamocelo dentro, perché è una garanzia che così il libro si conserva. E' una discussione che è molto antica.
Ma qual è la motivazione per cui hanno inserito questo testo in una serie di libri sacri?
Bene, la tradizione ebraica, ve la leggo, dice. Diceva il rabbino Achivà: “Il mondo non era degno di vivere se non per il giorno in cui ci è stato dato questo libriccino”.
Quindi, la motivazione seria per cui esiste il mondo è perché ci è stato dato questo libro.
E quindi, conclusione, se tutti i testi della Bibbia sono sacri, cioè sono derivazioni di Dio, questo è più sacro degli altri. Quello che vi dicevo prima, il santo dei santi. Gli altri sono sacri, ma questo è più sacro ancora. Più sacro ancora per le motivazioni; perché è stato edito, scritto, composto direttamente da Dio e inoltre, attenzione c'è un altro elemento! Anche ammesso che il libro parli dell'amore tra un uomo e una donna, questo amore è una invenzione che Dio ha creato. Qualche volta ci pone dei problemi, è vero, ma l'amore tra un uomo e una donna è quell'elemento che ci pone in vicinanza con Dio. Perché attraverso l'amore noi procreiamo e quindi manteniamo, mandiamo avanti la società, mandiamo avanti l'umanità e continuiamo l'opera creatrice di Dio. Dio ha creato il primo uomo, e noi continuiamo quest'opera creatrice, ci uniformiamo a quello che è stato l'atteggiamento creativo di Dio nei confronti dell'essere umano. In questo senso è più sacro degli altri, perché è un modo per assimilarci in qualche modo a Dio. Va bene! Ma, aggiungono i maestri: “Perché è più sacro degli altri?”. Perché è tutto saturo di timor di Dio, timor del cielo e accettazione dei suoi insegnamenti. Quindi il libro va letto, andrebbe letto in questa chiave.
In forma un po' disordinata, prendo qualche passo qua e là. Per dirvi come qualche volta si travisa il testo facendogli dire cose che non dice, ma proprio con quello scopo che vi dicevo prima. Cerchiamo di approfondire.
A un certo punto del testo l'uomo fa dei complimenti alla donna, alla fidanzata, alla sposa, quello che volete voi, alla sua amata e dice: “Le tue labbra sono come il filo rosso (un filo scarlatto)”. Beh, ci si domanda: “Se io devo parlare della bellezza di una donna, cosa c'entra parlare proprio delle labbra?”.
“Le tue labbra sono come un filo di lana rossa, un filo scarlatto”, ma forse ci sono altre connotazioni della donna che potrei sottolineare per indicarne la bellezza, no? Ma cosa vuol dire? Ma che importanza ha che le sue labbra sono rosse? L'interpretazione è: sono adatte ad assicurare le promesse. Le tue labbra sono come un filo scarlatto perché, cosa hanno di positivo? Che quello che esce dalle tue labbra è un qualcosa che è in relazione alla realizzazione di una promessa. Cioè, vorrebbe dire, dicono delle cose vere che si avvereranno. E da dove lo impara questo? Si fanno dei link, dei collegamenti immediati tra i vari libri biblici.
Cos'è il filo scarlatto? Leggete il testo e lo trovate! Adesso vi suggerisco io!
Vi ricordate la storia di Giosuè che, all'entrata in terra d'Israele, manda degli esploratori nella città di Gerico? Sono le prime spie internazionali! Vanno per informarsi sulla situazione militare, economica, del paese. Vanno, entrano in città per informarsi di quella che è la situazione in vista di una conquista della città, ma vengono scoperti dalla polizia e si salvano dalla polizia di Gerico, perché sono ospitati e nascosti da una donna, tra l'altro una prostituta. Non è chiaro, dico prostituta ma non sono sicuro se vuol dire proprio
prostituta. Il termine ebraico forse nel testo biblico ha due significati: donna che fa la prostituta, che esercita questa professione o donna che ha un esercizio alberghiero. E probabilmente si riferiva al fatto che spesso chi gestiva un albergo forniva ai clienti servizi vari. Dormire, mangiare, eccetera e anche prestazioni sessuali. Bene, questa signora che era una prostituta e quindi doveva essere interessata al guadagno immediato appartenente ai Cananei, che erano l'avversario di quel momento del popolo ebraico e bisognava
far la guerra per conquistare questa città, bene salva questi due stranieri mettendo a repentaglio anche la sua posizione. E alla fine li salva e questi due allora le fanno una promessa. Le dicono: “Guarda, ti dobbiamo la vita e siccome questa città noi la conquisteremo con l'aiuto di Dio eccetera eccetera, questa città sarà distrutta. Quando avremo distrutto la città, tu nella tua casa, nel tuo appartamento, metti alle finestre un filo scarlatto. E tutti quelli che saranno nella tua casa saranno salvati dalla guerra”.
Notate, è bello. Si fa una analogia dal punto di vista delle parole, dell'oggetto che era ricordato, ma è l'insegnamento che se ne ricava che è importante. Così come i due esploratori hanno fatto una promessa alla donna che si estrinsecava mediante un segnale, un filo rosso, così le tue labbra, intese come le labbra della Provvidenza, fanno delle promesse che poi si realizzeranno.
E questo è il primo strato di interpretazione, ma un'altra interpretazione dice che questa donna, che non aveva nessun motivo di proteggere questi due e casomai aveva tutti i motivi per denunciarli, mette a repentaglio la sua esistenza per salvare due stranieri, esprime il valore dell’universalismo. Teoricamente i Cananei erano i nostri nemici, diciamo tradizionali; erano una popolazione che andava estirpata, perché facevano dell'idolatria nel modo più scandaloso. I Cananei sono fatti così! Quella era cananea ma non era fatta così! Quindi il testo sacro giudica le persone non per la loro collocazione, ma per quello che sono loro personalmente. Ecco, vedete quante cose scaturiscono da questo testo! Occorre sempre un'attenzione di questo genere!
Ancora, parlando sempre di complimenti che si fanno: l'uomo. parlando della donna dice: “Le tue labbra stillano miele”. Cioè dalla tua bocca escono delle parole dolcissime.
L'interpretazione è, attenzione!, dalle tue labbra stilla del miele. Ora devo fare accenno a quei segnetti che fanno parte del testo biblico e che ci danno l'indicazione di come deve essere letto il testo biblico e come deve essere cantato. Cioè il testo biblico è un qualcosa che ha valore di per se stesso, ma non solo le parole, il significato delle parole, delle frasi, anche l'intonazione con la quale vengono ripetute. Anche questo è miele. Quindi, il riferimento è che la donna personifica in quel momento il testo biblico e quello che esce dalle sue labbra vuol dire un qualcosa che esce indirettamente. Escono le parole, ma non sono solo le parole che sono importanti, sono importanti anche l'intonazione, lo spirito con il quale vengono pronunciate.
E ancora continua: “E’ particolarmente piacevole l'odore dei tuoi vestiti”. Cosa sono i vestiti? Capita qualche volta che si dice: “Come sei profumata, come sei bella!” a una donna. Avete mai detto voi al vostro fidanzato: “Hai dei vestiti che sono profumati? Emani un profumo, ma non solo te, persino gli abiti con cui sei rivestito!”. Vi trasmetto l'interpretazione che viene suggerita, - ma guai se l'accettate, voi dovete registrarla e dire: Mi sembra giusta, ma sarà vero? O non ci sarà un altro modo di interpretare queste cose?! - Salma', la parola qui usata, vuol dire abito; quindi: “è piacevole l'odore del tuo abito”. L'interpretazione è:
nel testo biblico ci vengono date delle indicazioni anche sugli abiti. Non solo su quello che dobbiamo mangiare, bere, o non mangiare, non bere, ma anche che riguardano i vestiti.
Vi ricordate qualche indicazione biblica sugli abiti? Per esempio la Torah dice chenon possiamo indossare un abito confezionato con una stoffa che contenga dentro di sé intrecciate lana e lino. Incomprensibile! L'autore dice: anche queste regole che riguardano le vesti, noi non riusciamo a capirle, però hanno un profumo loro. Se Dio ce lo ha detto, non capiamo cosa c'è, ma se ce l'ha detto, vuol dire che dobbiamo ricavarne un qualcosa di profumato, un effluvio, un qualcosa che esce. Dobbiamo cercare delle interpretazioni, perché se Dio ce l'ha detto, vuol dire che c'è un significato.
Così come il tallit, quel manto di preghiera che noi indossiamo durante le preghiere, del quale la Torà stabilisce che agli angoli di questo manto dobbiamo mettere dei fiocchetti intrecciati in modo tale da rappresentare graficamente o anzi numericamente il nome di Dio. Bene, persino dagli abiti che noi indossiamo, possiamo in qualche modo evocare il nome di Dio ed esaltarlo. Anche dagli abiti, da quelle parti che sembrano le più innocue. Ma qualcuno potrebbe chiedersi cosa glie ne importi mai al Signore Iddio se io mi metto un golf che contenga lana e lino. Ma facendolo, io ho la percezione di mettere in pratica una volontà che è superiore alla mia e quindi devo saperne trovare un profumo, un significato.
Si va lontano!
Vado avanti. A un certo momento il testo dice: “Io sono entrato nel mio giardino o mia sorella sposa, ho percepito il profumo, ho mangiato il miele, ho bevuto il mio vino insieme al mio latte. Mangiate o compagni, bevete e saziatevi di bevande inebrianti!”.
E’ lo sposo che dice: Sono entrato nel mio giardino o per giardino intende l'incontro con la sposa? Quello è il giardino dove sono entrato e lì ho mangiato, ho percepito dei profumi, ho mangiato del miele e ho bevuto del latte e del vino. Cioè mi sono inebriato dal punto di vista anche fisico, di quanto può trovarsi in natura.
Per giardino si intende la terra di Israele o in particolare Gerusalemme. Giardino è un qualcosa di curato particolarmente da Dio, un qualcosa verso il quale, nei confronti del quale Dio ha un occhio particolare.
Non si riferisce a un qualcosa di inesistente, ma a un qualcosa che c'è. Cioè un qualcosa che Dio ci ha offerto in questo mondo e noi non abbiamo saputo apprezzarlo, non l'apprezziamo sufficientemente.
E il verso seguente dice (c'è una bellissima descrizione): “Io dormivo (o sto dormendo) ma il mio cuore è sveglio”. Cioè la mente funziona, il cuore non nel senso di cuore sede dei sentimenti, ma nel senso del ragionamento. Probabilmente è la descrizione di un sogno. Mentre io dormivo, con il cuore che funzionava, che ragionava, ho percepito, ho sentito la voce del mio amato che diceva: “Aprimi o sorella mia, compagna mia, colomba mia, perfetta mia, poiché ho il capo pieno di rugiada e attorno a me ci sono dei resti, dei residui della notte”. Cioè, lei immagina mentre sta dormendo di sentir bussare alla porta e lui che dice: Aprimi perché è tutta la notte che ti aspetto, sono qua tutto bagnato dalla rugiada eccetera eccetera.
Allora cosa fa la signora? “Mi sono spogliata della mia tunica. Come faccio a indossarla? Come potrei indossarla?”. Pensate a quante cose si potrebbero dire.
“Mi sono lavato le gambe, come potrei sporcarle?”. Traduco sempre senza entrare nei particolari.
“E il mio amico ha steso la sua mano dal buco” - lei si prepara in qualche modo e vede da una fenditura della porta che quello protende una mano forse per aprire la porta, per farsi aprire, per manifestare la sua presenza. E lei continua: “Le mie viscere si sono commosse per lui”. Il vedere la mano, il braccio dell'amico ... si è commossa, è entrata in crisi. Va bene.
“Mi sono alzata per aprire al mio amico e mentre le mie mani stillavano mirra ho aperto al mio amico, ma il mio amico è sparito”. Fa pensare a un sogno, no? Si alza, immagina di alzarsi per andargli ad aprire, si è anche profumata tutta eccetera per presentarsi a lui, ma quando è uscita, non l'ha più trovato.
“L'ho cercato e non l'ho trovato! L'ho chiamato ma non mi ha risposto, e mi hanno trovato le guardie, i custodi che girano per la città e mi hanno percosso, mi hanno ferito, mi hanno tolto l'abito che era sopra di me quelli che custodiscono le mura”. I guardiani chi sono? Bene, è la descrizione di un sogno, bello no?!
“Io dormivo, io dormivo ma il mio cuore era sveglio”. Come si può interpretare? Pensate all’accenno di prima, alla storia ai tempi di Giosuè, con le labbra in relazione alla conquista di Gerico. Allora qui, quando lei dice: “Quando ero tranquilla e in pace, ai tempi del primo Santuario, mi sono dimenticata di prestare culto all'Eterno, come una donna che sta dormendo e non capisce quello che le capita attorno”.
La raffigurazione cosa vuol dire? Io dormivo, il cuore, la mente era vigile in qualche modo, ma dormivo. E rappresenta la situazione del popolo ebraico ai tempi del primo Santuario. Sapete che il Santuario di Gerusalemme è stato creato, costruito da Salomone e poi è stato distrutto dai Babilonesi e poi è stato costruito un secondo tempio che sarà poi distrutto dai Romani. Orbene, domanda: come mai Dio ha distrutto questo primo tempio? Cosa era successo? L'interpretazione che danno i profeti è che fosse una punizione del fatto che gli ebrei non osservavano i dettami della Torà. E quindi Dio ha distrutto questo Santuario.
Ma la tradizione ebraica dice: ma al tempo del secondo tempio, quello costruito dagli esuli tornati da Babilonia, pare che fossero ligi alla Torà. Perché allora ha distrutto anche il secondo? Stiamo facendoci l'autoprocesso. Bene, cerchiamo di dare una interpretazione alla storia. C'erano stati due Santuari. Attenzione tutte queste sono lezioni! Santuari la cui esistenza era deformata dal popolo ebraico perché alcuni di loro pensavano erroneamente: a Gerusalemme non succede niente perché c'è il Santuario.
Quindi, noi possiamo fare tutte le porcherie che vogliamo, tanto Dio non distruggerà mai la città di Gerusalemme perché c'è casa sua. E Lui non distruggerà casa sua. I profeti sostengono che quella non è la casa di Dio, ma è la casa, il luogo nel quale voi dovete percepire l'esistenza di Dio. Dio non sta lì dentro! Non vi comportate per bene? Allora Io distruggo il santuario e non una sola volta, bensì due! Molti maestri dicono: il primo tempio, sì è stato distrutto, perché non si comportavano bene e facevano delle gran brutte cose. Idolatria, furti e così via. Ma il secondo tempio perché è stato distrutto? Pare che in quel tempo l'attenzione e l'osservanza dei precetti fosse migliore.
E' stato distrutto perché formalmente andava tutto bene, o quasi tutto bene, ma c'era una cosa chiamata l'odio gratuito, cioè c'era l'osservanza dei precetti dal punto di vista formale, però delle controversie continue in mezzo alla società ebraica, dove si litigava su tutto. E l'andare d'accordo è considerato importante agli occhi di Dio come mettere in pratica la pace. La pace è la cosa fondamentale; se non c'è la pace, non c'è niente. Quindi l'osservanza formale dei precetti non vale niente.
Ma torniamo a noi. Io dormivo perché quando me ne stavo tranquilla, tranquilla ai tempi del primo tempio e mi ero dimenticata di mettere in pratica la precettistica di Dio.
Cosa vuol dire il mio cuore era sveglio? Io l'ho interpretato: ma la mia mente funzionava lo stesso. Oppure con “il mio cuore era sveglio” intende la parte fondamentale di me, la rappresentazione di Dio. Cioè Dio era sveglio, mentre io dormivo, non mi rendevo conto di quello che avrei dovuto fare; ma Dio, che è dentro di me, Lui era sveglio e giudicava.
E si potrebbe andare avanti. Mi hanno trovato i custodi. Lei esce per cercare l'amico, ma l'amico non c'è più, esce e l'han trovata i guardiani. L'ha trovata la polizia che vagava e cosa hanno fatto? L'hanno percossa e ferita e le hanno tolto il vestito di dosso, l'hanno spogliata. Interpretatela come volete, ma chi sono questi guardiani?
Sono Nabucodonosor e compagni! I guardiani della città, pensate che interpretazione!Nabucodonosor, che ha distrutto Gerusalemme era una forma di guardiano, di esecutore della volontà di Dio. Ha distrutto Gerusalemme per difendere in qualche modo la sacralità di Gerusalemme. Sono i guardiani e mi hanno tolto il vestito di dosso: si riferisce alla distruzione del Santuario. Mi hanno privato di Gerusalemme, il Santuario.
Loro in qualche modo, quelli che sono i nostri nemici, erano in pratica strumenti della volontà di Dio per farmi capire che io avevo delle colpe. E' forte tutto questo, è molto forte!
Ancora. Tra le altre cose, questa signora forse in quella stessa scena che vi dicevo prima, in cui girava per la città, oppure in un'altra circostanza, riferisce delle parole che ha sentito dire da alcuni personaggi che ha incontrato per strada. Che le avrebbero detto: “Ma cosa ha il tuo amore, cosa ha di speciale rispetto a qualunque altro amore?”. Per amore si intende Dio.
Ma questo Dio che tu encomi, che dici che ti vuoi attenere ai suoi precetti eccetera, cosa ha di speciale rispetto agli altri? Non so se vuol dire rispetto alle altre divinità che circolano nel mondo o che cosa produce di positivo? Secondo una interpretazione la frase voleva dire che le nazioni del mondo, quelle che hanno perseguitato gli ebrei, avrebbero chiesto agli ebrei: che differenza c'è tra il vostro Dio e il nostro e le nostre divinità? Qual è il motivo per cui da questo Dio, che non ha niente di speciale rispetto a tutti gli altri, voi vi fate bruciare vivi o impiccare e siete disposti a dare la vita per questo Dio?
E pare che la donna del Cantico abbia risposto: “Il mio Dio è chiaro e rosso”. Chiaro e rosso, cosa vuol dire chiaro e rosso? Boh. Chiaro può voler dire luminoso, o quello che volete. Si interpreta: Dio è chiaro nel senso che è portatore del colore bianco, che indica il perdono dei peccati. Ha questa caratteristica: il mio Dio è giustizia, è disposto a perdonare i nostri peccati ma è adom, è rosso, è anche disponibile a punire i peccatori, volendo.
Quindi, quando Dio fa qualcosa che ritenete una cosa sbagliata è perché ve lo meritate. Ecco, questa è la visione storiografica di molti profeti: quelle popolazioni che hanno fatto male a Israele sono strumenti di Dio. Ma siccome eseguono questo compito di punire gli ebrei perché non si comportano bene e lo fanno con molto entusiasmo, a suo tempo saranno puniti anche loro. E' la nostra storia, noi siamo strumenti di Dio che facciamo un qualche cosa che Dio ci sollecita a fare, forse. Ma se lo facciamo con intenzione, con entusiasmo esagerato e pieno di odio, allora a nostra volta saremo puniti.
C'è come una giustizia di Dio che travalica il nostro modo di concepire la giustizia.
Ancora, più avanti. “Il tuo naso è come la torre del Libano che guarda la superficie di Damasco”.
Pare che a Gerusalemme esistesse una struttura elevata, una specie di piccolo grattacielo, che si chiamava la torre del Libano. Forse perché di lì, si intravedevano le montagne del nord, al confine con il Libano. Prima interpretazione: a Gerusalemme c'era una specie di miracolo, per cui da certi tetti della città si vedeva Damasco. Cioè vedere nel senso italiano di provvedere. Cioè Gerusalemme avrebbe dovuto diventare un faro che teneva conto anche di Damasco come città, considerata lontana. Noi diremmo da Ravenna si vede Roma, ecco. Nel senso che da qui si deve provvedere, c'è un rapporto tra la nostra realtà e altre realtà etniche, politiche, religiose e così via.
Ancora. A un certo punto uno dei due amanti dice all'altro: “Ti ho svegliato sotto il melo”. E probabilmente l'immagine era questa. Uno dei due amanti vede il suo amore che dormiva sotto un albero di melo, riposava, e lo ha svegliato. L'ha sollecitato. L'interpretazione: il melo è la rappresentazione del monte Sinai. Vedete che viaggi si fanno nel tempo e nello spazio? Perché l'albero del melo è un albero molto diffuso, è un qualcosa che ha una cupola. Orbene quando si parla del Sinai, si dice che il popolo ebraico era accampato alle falde del Sinai e c'era questa montagna che si ergeva.
“Ti ho svegliato sotto il melo”. E' Dio che sta parlando, che ha svegliato i nostri sentimenti, quando eravamo accampati sotto il monte Sinai e ci ha dato la Legge.
Vi ripeto quello che vi ho detto all'inizio. Non è questa l'interpretazione, si suggeriscono queste cose per dire: cerca di entrare nel profondo, di capire cosa vuol dire.
Le ultime parole, le ultime frasi del testo sono: “Molte acque, un'acqua abbondante, non può spegnere l'amore, e i fiumi non la possono sommergere”. L'amore è un qualcosa di talmente forte che è impossibile inondarlo, coprirlo di acque in modo che non esista più. Cosa sono queste molte acque? Le nazioni che ce l'hanno con noi, che qualche volta tentano di sommergerci, di annullarci, di affogarci, ma non ce la faranno. Perché l'amore di Dio per la nostra sopravvivenza è superiore. E i fiumi che non la devono sommergere sono i loro capi. I loro propagandisti. E così via.
Poi il testo finisce così: “Fuggi o amico mio e renditi simile a un capriolo sui monti profumati”. Probabilmente è lei che sta parlando: “Fuggi, vattene!”, come se avesse percepito un pericolo. Ma cosa voleva dire?
“Fuggi, o amico mio, da questa dispersione!”. Cioè fai cessare l'esilio, fuggi! Ed è una preghiera a Dio, ovvero: fai in modo che noi possiamo fuggire dalla situazione penosa nella quale ci troviamo e riunirci nella nostra terra.
E cosa sono le montagne profumate? Sono il monte di Moria', il monte di Moria' è quel monte dove Abramo stava per sacrificare suo figlio e su quel monte è stato costruito poi il Santuario.
Cioè: “Cerca rifugio su questa montagna”, ossia nella vicinanza di Dio.
Ripeto: queste sono solo alcune delle infinite interpretazioni. Io voglio che voi cogliate le provocazioni che vi ho lanciato per abituarvi a leggere con attenzione il testo sacro, rimanendo aperti a tutti i possibili significati
Io ho proposto delle interpretazioni paradossali, che non stanno in piedi con la logica. Perché la logica del Cantico porta a pensare a due che si scambiano piacevolezze di amore, parole dolci, aspirazioni di vedersi e così via, ma si può interpretare anche in altri sensi.
Il libro parla di qualcosa che riguarda il popolo ebraico in particolare, ma che riguarda tutti noi e praticamente riguarda la condizione dell'uomo in questa terra.
Spero davvero di avervi aperto delle prospettive nuove nella lettura del testo biblico. L'importante è che voi affrontiate sempre ogni testo biblico da tutte le angolazioni possibili e, se mi permettete: ascoltate il mio consiglio! Non dite mai: Ho capito tutto! Questo, bene che vada, potremmo forse dirlo se leggiamo un testo qualsiasi, un pezzo di giornale; allora, sì: Ho capito quello che ho letto! Può capitare che si capisca, ma qualche volta può capitare che non si capisca.
Ma se siamo davanti alla Parola di Dio, allora è diverso! E’ faticoso capirla! Faticoso perché deve impegnare tutte le nostre energie e soprattutto perché richiede una grandissima onestà intellettuale e una grande modestia.
Trascrizione da registrazione audio a cura di Pierluigi Falletti