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Trieste ebraica

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Visita alla Trieste cristiana ed ebraica nella Giornata della Cultura Ebraica

Cari amici iscritti all'Associazione AEC della Romagna e simpatizzanti,

come ricorderete per la giornata di sabato 17 settembre ci si era dati appuntamento dalle ore 12 in poi al Castello di Miramare. Ma non sempre i progetti si realizzano puntualmente come studati a tavolino. Infatti circa alle ore 12 di quel giorno a Trieste, anzi proprio a Miramare, è avvenuta una tromba d'aria. Fortunatamente io con le mie figlie Laura e Claudia , avvetite del temporale violento, anziché andare a Miramare ci siamo dirette verso il centro città al bed and breakfast, situato in un palazzo di stile austrungarico dove avevamo prenotato per la notte dal 17 al 18 settembre. Quindi è stato possibile visitare il Castello di Miramare con annesso grande parco e Castelletto nel pomeriggio quando è tornato un bel sole sfolgorante. Impossibile descrivere la bellezza del luogo, e suggerisco a tutti di andare a visitarlo se ancora non l'hanno fatto. Noi pensiamo di ritornarci il prossimo anno sempre in occasione della giornata europea della cultura ebraica.
Muovendoci con i mezzi pubblici abbiamo percorso la Marinara per proseguire dal centro di Trieste alla zona  più antica della città, salendo il colle di San Giusto, ove sorge la famosa cattedrale. Essa è collocata sul colle Capitolino, sede di un castelliere preistorico, ove sorgeva in età romana la Basilica Forense in cui si trattavano gli affari e si amministrava la giustizia. Con l'avvento del cristianesimo la basilica cristiana converte l'amministrazione della giustizia umana in giustizia divina, che è costituita dai sacramenti della dottrina di Gesù Cristo. Così sulle rovine del tempio di Giove, Giunone e Minerva, databile al I secolo dopo Cristo, viene edificata nel V secolo un'aula cultuale di cui si conservano porzioni di pavimento musivo. Nel IX secolo viene eretto un sacello dedicato a san Giusto, patrono della città, e a san Servolo, martiri sotto l'impero di Diocleziano. Successivamente nell'XI secolo a questo primo luogo di culto si affianca una chiesa a tre navate intitolata a Santa Maria Assunta e finalmente nel 1302 si realizza quella basilica che oggi vediamo. Nella grande navata centrale con abside musiva sono raffigurati san Giustio e san Servolo; accanto a loro abbiamo visto, con nostra grande sorpresa, due santi tipicamente ravennati: sant'Apollinare e santa Eufemia. Nell'abside della navata sinistra è raffigurata la Madonna fra gli arcangeli Gabriele e Michele, mosaico di scuola veneta-ravennate.
Nella facciata della cattedrale in pietra arenaria spicca un importante e singolare elemento architettonico: un grande rosone trecentesco che è stato volutamente imitato nella costruzione del Tempio Israelitico a tre navate eretto negli anni 1908-1912. Esso rimpiazzò le quattro sinagoghe più piccole che esistevano in precedenza.
Molto interessante, unico e monumentale, è il cimitero ebraico visitato nella mattinata della domenica 18 settembre. Un signore della comunità ebraica, i cui antenati provenivano da Lugo di Romagna, ha guidato con simpatia dialogando con i presenti che facevano domande pertinenti le tombe di ebrei famosi quali le famiglie dei Morpurgo, Treves, Luzzatto, Svevo, ecc.
All'ingresso del cimitero si erge  un tempio monumentale con doppie colonne che racchiude tombe di rabbini. Si prosegue poi attraverso sentieri ben segnati all'ombra di alberi e piante, verso una collina boscosa importante perché le tombe monumentali presentano scritte anche in ebraico ben leggibile. Alcune tombe hanno bassorilievi artistici rappresentanti ad esempio le due mani benedicenti, oppure fiori, foglie o animali. Abbiamo notato anche lapidi di persone morte  nel secolo passato, ad esempio ci ha fatto sorridere un'iscrizione che dice “La nostra mammetta, zietta, nonnetta Lidia Aghion nata Matatia 1883-1976”.
Anche nelle strade della Trieste asburgica si possono trovare delle scritte, ad esse dedicate da famosi letterati. Ad esempio:
in via Domenico Rossetti, (storico patriota trestino 1774-1842):
“Via del Monte è la via dei santi affetti,
ma la via della gioia e dell'amore
è sempre via Domenico Rossetti”
dalla poesia di Umberto Saba: “Tre vie di Trieste”.

Maria Angela Baroncelli

Ebrei di porto nella Trieste asburgica

di Lois C. Dubin

Alla vastissima bibliografia sulla storia e cultura ebraica si aggiunge questo studio di Lois C. Dubin, un brillante e dettagliato approfondimento della cornice cosmopolita che ha rivelato Trieste come elemento fondamentale per la comprensione della vita ebraica nell'Europa dell'Ancien Régime. Nei territori della monarchia asburgica viveva la popolazione ebraica numericamente più consistente in Europa, esclusa la Russia. Al centro dell'indagine è il porto franco di Trieste dalla seconda metà del Settecento, crocevia di mare e di terra fra le c ulture d'Occidente e d'Oriente. Al tempo dell'imperatrice Maria Teresa e del figlio Giuseppe, l'incontro tra assolutismo illuminato e tradizione ebraica italiana indica la strada verso l'integrazione, intrapresa da colti commercianti che operavano a Trieste. Sotto questo aspetto la Trieste del XVIII secolo assomigliava più a Livorno e a Bordeaux che non a Vienna e a Berlino.

Trieste, città di confine, grande centro commerciale e navale, è stata, dal 1700 fino alla caduta dell'Impero austro-ungarico, un punto di transito e mediazione fra l'Europa Centrale a nord, l'Italia e l'Adriatico a sud, i Balcani e il Levante a est. E' stata anche un centro cosmopolita che attirava varie minoranze: ebrei, greci e serbi ortodossi, protestanti, armeni. Essi svolsero un importante ruolo culturale e politico in questa singolare città, uno dei centri principali della storia dell'ebraismo.
Gli ebrei di Trieste erano soprattutto ashkenaziti, ma anche sefarditi e levantini. E aTrieste si combinano anche le caratteristiche  di due fasi della storia ebraica: i secoli  XVI e XVII  in cui gli ebrei furono accettati per il mercantilismo, e il secolo XVIII in cui gli ebrei beneficiarono della integrazione che l'Illuminismo promosse,  aprendo la strada a un miglioramento civile e all'uguaglianza. Nell'Impero asburgico mutò l'immagine dell'ebreo da usuraio medioevale a protagonista del commercio internazionale e dell'economia. Poi l'Haskalah (illuminismo ebraico) promosse un nuovo tipo di accettazione civile e nuove opportunità per gli ebrei. Per l'inclusione civile degli ebrei negli Stati moderni furono importanti due concetti: che tutti potessero vivere in un'umanità universalmente comune e che gli Stati fossero considerati comunità civiche tolleranti delle diversità religiose. Ciò non venne realizzato con facilità in Europa, ma Trieste è un osservatorio privilegiato per seguire lo sviluppo di questo processo. Infatti Trieste, dove nel XIX secolo si sviluppò una delle maggiori comunità ebraiche italiane, è un esempio di come l'ebraismo italiano abbia affrontato le sfide della modernità.
La politica riformatrice della monarchia asburgica  riveste una fondamentale importanza per comprendere l'evoluzione dell'integrazione della popolazione ebraica nell'impero e soprattutto a Trieste. Il concetto di “ebrei di porto” consente di esaminare la politica e la cultura ebraiche e di aprire una nuova prospettiva sulla storia ebraica moderna.
Lois C. Dubin, analizza il percorso della comunità ebraica di Trieste, dalla fondazione del porto franco da parte di Maria Teresa d'Austria, ai privilegi concessi agli ebrei nel 1771, dalla politica di tolleranza di Giuseppe II alla politica culturale della Scuola Talmud Torah, dall'haskalah alla tolleranza civile, dall'ordinamento della comunità ebraica alle riforme asburgiche, all'inclusione di una comunità ebraica di porto in uno Stato assolutista riformatore e illuminato.
Si può affermare che la trasformazione di Trieste, nel secolo XIX da città sonnolenta in un centro cosmopolita di intermediazione culturale e commerciale, fu il risultato dell'alleanza fra l'amministrazione asburgica e i nuovi commercianti ebrei. Essi, che alimentavano la crescita della nuova città portuale, godevano a Trieste di più ampi privilegi rispetto ai loro correligionari che vivevano in altre località dell'impero. I benefici ottenuti grazie all'utilità e alla ricchezza  andavano a beneficio dell'intera comunità ebraica di Trieste.
Le relazioni fra la sfera civile e la sfera religiosa, che a Trieste avevano raggiunto un delicato equilibrio, dovevano poi cambiare nel corso del XX secolo.



 
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