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Jonathan Safran Foer
 
POSSIAMO SALVARE IL MONDO PRIMA DI CENA (Guanda)
 
 
L'8 settembre, al Palazzo dei Congressi di Ravenna, ho assistito a un'intervista all'autore Jonathan Safran Foer, raccolta dallo scrittore ravennate Matteo Cavezzali.
 
Era la sera della Giornata dedicata a Dante Alighieri nell'anniversario della sua morte (8 settembre 1321) e l'assessore alla Cultura dott.ssa Elsa Signorino ha dichiarato che non si sarebbe potuta avere più degna conclusione di questa giornata in cui si è ricordato il poeta che tanto ha amato il creato, e che ha cantato della bellezza della nostra pineta, che questa conversazione con lo scrittore che ha trattato nel suo ultimo libro il tema della salvezza della natura.
 
Infatti Jonathan Safran Foer, nato a Washington USA, ma discendente da una famiglia di sopravvissuti alla Shoah, consigliere anziano della storica sinagoga Sixth &I, laureato alla Princeton University, ha cominciato a scrivere molto giovane (le sue opere più note: “Ogni cosa è illuminata”,  “Molto forte, incredibilmente vicino”, “Eccomi” dove tratta temi legati all'ebraismo), ma negli ultimi anni si è dedicato ai problemi della terra, l'inquinamento, il surriscaldamento, i gravi danni che ciò potrebbe causare alla natura del pianeta e alla vita umana. Su questo argomento ha scritto i saggi “Se niente importa. Perché mangiamo animali?” del 2009 e “Possiamo salvare il mondo prima di cena” quest'anno.
 
Quest'ultimo è stato appunto il libro presentato l'8 settembre. Lo scrittore si chiede: perché nessuno sembra prendere sul serio la cosa? Tutti ne parlano ma non si prendono provvedimenti efficaci prima che questi devastanti fenomeni diventino irreversibili. A suo parere  questa storia non è mai stata raccontata bene, le persone non ne hanno capito la gravità e che cosa possono fare per salvare la situazione. In precedenza Safran Foer si era occupato dei danni degli allevamenti in batteria degli animali, e aveva spiegato che il movimento ecologista ha faticato a trovare un modo di narrare la storia e la complessità del fenomeno.  Certo in svariate occasioni gruppi di gli esseri umani hanno saputo trovare soluzioni efficaci per ridurre lo spreco energetico. Ma quello che irrita enormemente Foer è che molti dichiarano  di sostenere la causa, ma pochi fanno effettivamente qualcosa di utile, soprattutto a livello governativo, dove prevalgono altri interessi. Ma anche dove prevalgono le buone intenzioni, esse sono inutili senza i fatti.
 
La nostra società premia più l'apparenza che la sostanza, perciò è difficile far passare questo messaggio. Inoltre, appena ci è richiesto qualche sacrificio, tendiamo a difenderci con ragionamenti del tipo: «Beh, non sarà certo questo a salvare il mondo, che differenza vuoi che faccia!» e invece la differenza la fa , eccome, ognuno di noi può contribuire a ridurre l'impatto dell'umanità sul fragile pianeta terra, anche non ci si accorge nell'immediato del risultato ottenuto.  
 
Safran Foer dà anche una serie di consigli pratici per mettersi in gioco, come limitare il consumo di carne proveniente da allevamenti industriali, ridurre i voli in aereo, eliminare la plastica. Foer ammette che sono obiettivi difficili da raggiungere, perché i nostri desideri non corrispondono alle nostre idee. E ha concluso: «Affrontare la mia ipocrisia mi ha aiutato a comprendere quanto sia difficile vivere. Ma sapere che sarà difficile aiuta a rendere possibili gli sforzi».
 
 
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