Domenica 9 giugno 2019, con alcuni studenti dei corsi di ebraico biblico in Ravenna e in Forlì, abbiamo visitato il MEIS di Ferrara (Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah) .
L’impressione che tutti noi abbiamo ricevuto è stata molto positiva: l’edificio è la ristrutturazione di un precedente carcere e reca sulla parte alta della facciata un grande moderno candelabro ebraico illuminato (Menorah). Si tratta di un palazzetto forse fine Ottocento, probabilmente un tempo sede degli uffici del vecchio carcere. L’ingresso era per le ore 10. Appena entrati ci ha molto sorpreso il giardino interno che si stende fra la detta costruzione e il carcere vero e proprio. Il giardino è formato da un labirinto di siepi di piante aromatiche, e all’inizio di ogni percorso è scritta una ricetta della cucina ebraica secondo le regole alimentari levitiche.
Ci hanno consigliato di cominciare la visita dalla mostra permanente “Ebrei, una storia italiana. I primi 1000 anni”.
Gli ebrei sono arrivati nella nostra penisola nel IV secolo prima di Cristo, prima dei Longobardi, Normanni, Franchi, e Spagnoli. E la loro presenza bimillenaria è stata ininterrotta come in nessun altro luogo della Diaspora. La mostra è concepita e realizzata per verificare l’efficacia di un nuovo modo di presentare la storia in un museo, anche per mezzo di video con personaggi che raccontano le loro esperienze. Nuovo perché pone esplicitamente al centro le persone e non le cose, meglio le persone attraverso le cose. Sono più di 200 gli oggetti autentici esposti, di cui alcuni mai mostrati prima in sede pubblica, come ad esempio pergamene antichissime, epitaffi, dipinti, ecc. Mi hanno colpito particolarmente le catacombe ebraiche dal IV al VI secolo ricostruite con loculi e affreschi.
In un secondo momento abbiamo visitato la mostra temporanea “Il Rinascimento parla ebraico” che chiuderà il 15 settembre, a cura di Giulio Busi e Silvana Greco.
Questa mostra per la prima volta a livello internazionale raccoglie alcuni dei capolavori dell’arte in cui la lingua ebraica occupa un posto centrale ed è spunto di ispirazione e icona di sapienza. Capolavori che appartengono a quella straordinaria stagione intellettuale che fu il Rinascimento. Una delle opere più significative è Il quadro di Cosmé Tura che rappresenta la Madonna con il Bambino in trono, detta Madonna Roverella (del 1475, proveniente dalla Galleria Nazionale di Londra); ai lati del trono si vedono chiaramente scolpite le Tavole della Legge di Mosé in ebraico.
Non manca all’ingresso una ricca esposizione di libri e oggetti in vendita.
Mi auguro che molti di voi, dopo questa mia presentazione, sentano il desiderio di andare a visitare questo stupendo museo.
Maria Angela Baroncelli Molducci