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Tempio valdese e Sinagoga di Torino


Carissimi,
la giornata del 10 giugno, dedicata alla visita al Tempio valdese e alla Sinagoga di Torino, è stata illuminata sia dal sole che dalle spiegazioni e preghiere .
Siamo stati accolti da Maria Ludovica Chiambretto, rappresentante dell'AEC di Torino, che ci aspettava al Tempio valdese di Corso Vittorio Emanuele II e ci ha poi accompagnato per tutta la mattinata. Una signora della comunità valdese, appartenente a un'antica famiglia perseguitata come tante altre, ci ha spiegato la storia triste e poi gioiosa della Comunità, illustrata da grandi cartelloni colorati con foto di epoca e didascalie adeguate. Tutto ciò nell'ampio atrio che precede la grande sala del Tempio, di bella architettura tipica inglese che abbiamo molto apprezzato, costruita a spese dei valdesi inglesi nel 1853 in seguito alla libertà di culto concessa da re Carlo Alberto di Savoia. Alle 10:30 abbiamo potuto assistere e partecipare al Culto svolto da una pastora e dal pastore della Comunità che proprio quel giorno salutava per andare in pensione. Ci hanno dato il libro dei canti musicati e il programma delle letture riguardo la cerimonia solenne, data la circostanza. Alcuni di noi non avevano mai assistito al culto, sempre interessante perché si alternano letture, spiegazioni e canti classici di tradizione del mondo protestante. La musica dei canti è di grandi musicisti, come Bach, Hendel e altri, maestri di cappella dei principi tedeschi.
Alla fine del culto, sono state espresse testimonianze e ringraziamenti per il lavoro svolto dal pastore in tanti anni. Sono state fatte foto per  ricordo
e, da un tavolo vicino all'uscita, abbiamo potuto prendere dei dépliants che illustrano varie attività della comunità, di presenza rilevante nella città di Torino. Era a nostra disposizione anche la rivista Riforma, organo di informazione della Chiese evangeliche, battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Dopo il pranzo, consumato in un tipico ristorante torinese, nel primo pomeriggio, come stabilito dal programma, la signora Ori Sierra, vice presidente dell'AEC di Torino, insegnante di Scuola Ebraica e figlia di rav Sergio Jossef Sierra, ci attendeva davanti alla sinagoga. Mi sono ricordata di questo rabbino perché anni fa avevo comprato il suo bel libro titolato "Il valore etico delle mitzvot" (se qualcuno di voi è interessato, lo può trovare nella biblioteca della sede dell'AEC, via Baccarini 41).
La signora Ori ha raccontato la lunga travagliata storia degli ebrei torinesi che solo col re Carlo Alberto, sensibile verso le minoranze religiose, ottennero, nel 1848 la piena emancipazione delle Comunità valdesi ed ebraiche (vedi stampato). Il nuovo status della comunità ebraica torinese, oramai pienamente integrata col resto della cittadinanza, determinò nel 1861 la volontà di erigere una Sinagoga di grandi proporzioni, degna della capitale del neonato Regno d'Italia. Dal successivo concorso pubblico risultò vincitore il progetto di Alessandro Antonelli, che nel 1863 iniziò la costruzione dell'edificio che sarebbe poi stato conosciuto come la Mole Antonelliana. Sopravvenute variazioni nel progetto e l'inevitabile aumento dei costi, portarono poi la comunità ebraica a interrompere i lavori per mancanza di fondi. Nel 1873 il Comune di Torino, in cambio della Mole cedette un altro terreno su cui edificare l'attuale Sinagoga, non lontano dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova. L'Università Israelitica incaricò Enrico Petiti, architetto eclettico che non rinunciò nelle sue opere a un calibrato uso di elementi stilistici ed inserti caratterizzati da un raffinato gusto per il decorativismo. La struttura della Sinagoga è a pianta rettangolare con ai quattro angoli altrettanti torrioni merlati sormontati da cupole a cipolla, evocative dei minareti orientali di stile moresco. La facciata è caratterizzata da un ampio portico di ingresso, ritmato da colonne tortili e archi moreschi dentellati, sopra il quale si innesta il grande rosone.
Al suo interno la sinagoga presenta un'ampia sala lunga 35 metri, alta 16 , larga 22, capace di contenere 1400 persone (intera comunità torinese a fine '800). Allo stato attuale si apre solo nelle solennità (Capodanno, Rosh ha Shana, Kippur ecc.) mentre le funzioni settimanali si svolgono in un tempietto sotterraneo costruito nel 1972 dagli architetti Giorgio Ottolenghi e Giuseppe Rosenthal, a forma di anfiteatro ricavato in un locale adibito alle cotture delle azzime.
Al centro c'è la Tevah, di notevole pregio, in stile barocco piemontese, proveniente come altri arredi sacri, dalla sinagoga di Chieri. Anche l'Aron, armadio sacro dove sono collocati i rotoli della Legge, dei Profeti e degli Agiografi, è dorato e ornato da colonne in finto marmo azzurro con capitelli corinzi. In questa casa di riunione, Knesset, attualmente la Comunità ascolta le letture pubbliche periodiche il sabato, il lunedì, il giovedì e il martedì pomeriggio per chi non ha potuto partecipare negli altri giorni. La lettura è in ebraico tradotto versetto per versetto da un traduttore che spiega e interpreta. Una terza persona affianca il lettore e il traduttore per un controllo.
Un secondo tempietto sotterraneo, più piccolo del precedente, è diviso con un muretto di mattoni da una sala di preghiera. In questa sala sono presenti sei file di banchi rivolti a un pregevole Aron settecentesco proveniente da una sinagoga di rito tedesco che si trovava nel vecchio ghetto. Nel 1849 questo mobile fu ridipinto di nero in segno di lutto in seguito alla morte di re Carlo Alberto.
Uscendo, abbiamo visto, di fianco alla sinagoga, la scuola ebraica alla quale ha sempre insegnato il rabbino Luciano Meir Caro. Anche la signora Ori e il pastore valdese Daniele Garrone sono stati suoi allievi.
Dobbiamo ringraziare l'AEC di Torino e in particolare Maria Ludovica Chiambretto e Ori Sierra per averci offerto questa speciale visita esclusiva per noi.
La visita al tempio valdese e alla sinagoga di Torino sono state per noi una importante occasione di ecumenismo e dialogo.
        Maria Angela Baroncelli












 
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